(Carlo Carrillo) – Un avviso pubblico bandito nel mese di settembre scorso dalla regione Campania è arrivato al capolinea. Il bando inclusivo di ben sette sorgenti, Lete, Don Carlo, Ofelia, Acidule Plinio, Ferrarelle II, Futurella ed Acqua della Madonna, per un assegnazione in concessione quindicennale, ha concluso il suo percorso. Due le sorgenti stabiesi che risultavano in elenco, quella dell’Acqua della Madonna e quella delle Fonti Acidule di Plinio. Una base d’asta molto bassa per quella dell’Acqua della Madonna, circa ottomila euro, e centotrentamila euro l’Acidula, per una concessione di ben quindici anni.

Il comune di Castellammare di Stabia presenta un offerta per una sola sorgente, l’Acqua della Madonna, e riesce anche ad aggiudicarsela in competizione con un Ati (associazione temporanea di imprese), costituita da AccadueO ed A.M. Costruzioni, che pur avendo presentato un offerta, risultata poi viziata in quanto la documentazione presentata risultava priva delle opportune garanzie bancarie, è risultata poi esclusa per incompleta documentazione. Un Ati, tra l’altro locale, che presenta un offerta che parte da 540,00 euro annui ad un avviso pubblico regionale, pari ad 8.100,00 euro per una concessione di 15 anni, e non integra con una garanzia bancaria, per una cifra che appare quantomeno irrisoria, lascia pensare che si tratti di un offerta presentata solo ed esclusivamente per “giocare”. Ed ecco che, come spesso accade in tema di questione di sorgenti ed acque minerali, sulla questione interviene spesso lo stesso consigliere comunale del P.D., che con una delle sue entrate “elefantiache” in una cristalleria tenta di spiegare che, al momento dell’assegnazione ufficiale della concessione, l’amministrazione sarebbe pronta, avendo già predisposto l’elaborazione di un bando, per la sub-concessione delle due sorgenti, ipotizzando addirittura di portare l’imbottigliamento in quel del solaro. Un progetto al fine di copiare il “modello Fiuggi”, una genialata! Suona molto strano questo intervento, al netto di quanto si vocifera in città circa “chimerici” impegni che sarebbero stati assunti con un gruppo di ex-lavoratori del settore privato che, in tempi non sospetti, avrebbero addirittura costituito una cooperativa ad hoc. Basterebbe solo ricordare che queste sorgenti erano in concessione al comune di Castellammare, mentre titolare del marchio risultava essere Terme di Stabia, e che con l’Amministrazione Cuomo P.D. responsabile per non aver rinnovato il pagamento dei diritti concessori, per tutto il patrimonio sorgentizio in concessione al comune stabiese, oggi la nostra città (attraverso l’amministrazione comunale) si ritrova a dover partecipare agli avvisi pubblici banditi dalla regione Campania per poter tornare in possesso, ed esercitare il diritto di gestione, dell’intero patrimonio sorgentizio ubicato sul nostro ineguagliabile territorio. E chest’è!

Castellammare di Stabia lì 25 gennaio 2018







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