Alle prossime elezioni politiche del 4 marzo p.v. farà il suo esordio il “Rosatellum bis”, la tanto discussa legge elettorale approvata, per il rotto della cuffia, nell’ottobre scorso in Parlamento con l’appoggio di Pd, Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare accompagnata dalle feroci critiche del Movimento 5 Stelle e delle sinistre. Il “bis” è dovuto all’esistenza di una precedente proposta di legge dello stesso Rosato pressoché identica, tranne per la diversa proporzione tra quota maggioritaria e proporzionale e per le soglie di sbarramento.
Cerchiamo di capire come dovremo votare.
- Sistema misto: collegi uninominali e plurinominali. Col “Rosatellum bis” il 64% dei seggi viene distribuito col sistema proporzionale e il restante 36% con il sistema maggioritario. Il voto è unico, senza possibilità di voto disgiunto. La scheda sarà unica.
Previsti collegi uninominali e plurinominali (con listini bloccati ma corti, da 2 a 4 candidati per essere più riconoscibili dall’elettore). Nei primi il seggio è attribuito al candidato che ottiene il maggior numero di voti; nei secondi invece il riparto avviene a livello nazionale col sistema proporzionale, tra le coalizioni di liste e le liste che superano la soglia di sbarramento. Il deputato eletto in più collegi plurinominali (è previsto un massimo di 5 pluricandidature) è proclamato in quello dove la sua lista ha ottenuto il minor numero di voti rispetto al totale del collegio. Chi viene eletto in un collegio uninominale e in uno o più plurinominali si considera eletto in quello uninominale. Non sono previsti voti di preferenza. - Soglie di sbarramento. I partiti che si presentano da soli hanno una soglia di sbarramento del 3%. Le coalizioni, che devono essere uniche a livello nazionale, hanno uno sbarramento al 10% (ma non vengono contati i voti delle liste sotto l’1% e almeno un partito deve aver superato il 3%). I partiti in coalizione devono presentare candidati unitari nei collegi uninominali.
Le liste che non hanno rappresentanza in Parlamento devono raccogliere 750 firme.
Nei collegi plurinominali l’elenco dei candidati di ciascuna lista deve seguire l’alternanza di genere e nel complesso dei collegi uninominali e nelle posizioni di capolista nei collegi plurinominali i candidati di ciascun genere devono essere compresi tra il 40% e il 60% del totale.
. Come esprimere il voto. Il nome del candidato sulla scheda sarà affiancato dal simbolo dei partiti che lo sostengono. Barrando il simbolo, il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale. Chi barrerà solo il nome candidato del collegio uninominale vedrà il suo voto distribuito proporzionalmente ai partiti che sostengono il candidato del collegio.
. Voto solo alla domenica. Le prossime, saranno le prime elezioni politiche nelle quali si voterà in un solo giorno: dalle 7 alle 23 di domenica 4 marzo. La legge di stabilità del 2013 ha infatti introdotto alcune modifiche al procedimento elettorale con il comma 399 che stabilisce che «a decorrere dal 2014 le operazioni di votazione in occasione delle consultazioni elettorali o referendarie si svolgono nella sola giornata della domenica, dalle 7 alle 23».
. Capo Politico. Al momento di presentare le liste, i singoli partiti (ma non le coalizioni) devono indicare il proprio programma e il proprio “capo”. Questo è indipendente dai poteri del Presidente della Repubblica di nominare il Presidente del Consiglio.
. Ripartizione dei seggi. Il Rosatellum assegna 593 collegi nella quota proporzionale (386 Camera e 207 Senato) mentre i collegi uninominali sono in tutto 341. Tutto questo al netto – per arrivare ai 630 seggi totali da assegnare alla Camera e dei 315 da assegnare al Senato – dei 12 collegi della circoscrizione Estero Camera e dei 6 del Senato.
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