(Carlo Carrillo) – Pacchi, paccotti e contropaccotti, accumulati in una sorta di piccole colline, giacciono nei centri di raccolta e distribuzione insieme a cumuli di auguri natalizi che forse, nella migliore delle ipotesi, saranno aperti e letti ben oltre le festività trascorse. Il motivo? Semplice, la realizzazione del nuovo piano recapito corrispondenza messo in campo da Poste Italiane che ha, unilateralmente, deciso di “abbandonare” il territorio per dedicarsi, a tempo pieno, alle attività finanziarie ed assicurative, evidentemente molto più redditizie rispetto al servizio sociale del recapito della corrispondenza. A Castellammare di Stabia, il numero del personale addetto al recapito corrispondenza, lo storico portalettere, è stato ridotto, in linea con le percentuali nazionali, del 55% circa, determinando in tal modo il raddoppio delle zone di recapito, con il conseguente disagio del personale per la distribuzione della corrispondenza a giorni alterni ed il grave disservizio per i cittadini che, in alcuni casi, neanche dopo 15 giorni ricevono la posta ordinaria. Una rivoluzione che si è concretizzata tra il febbraio del 2013, ultimo periodo in cui Poste Italiane risultava essere ancora una società interamente pubblica, ed il settembre 2015, ovvero poco prima che la società fosse quotata in borsa a fine ottobre 2015. In questo periodo, l’organizzazione di Poste Italiane, è stata rimodellata, favorendo i servizi di bancoposta ed affossando, in tal modo, la socialità del servizio attraverso la riduzione del personale, la chiusura di uffici periferici, per finire con la cancellazione, come in alcuni comuni del Salernitano, di 33 comuni dei 158 di quella provincia dal servizio universale, con il conseguimento dell’unico risultato perseguibile; cioè l’abbattimento della qualità del servizio. Nella ex città delle acque le zone servite erano suddivise in 32, zone sulle quali insisteva la presenza giornaliera di 32 portalettere con il supporto di 3 unità a sostegno(riserve), oggi invece le zone sono state dimezzate, quindi sono diventate 16 servite, secondo il piano Caio, a giorni alterni dal personale, anch’esso “falciato” pesantemente dalla mancata copertura del “turn over” e dal trasferimento del personale in esubero in altre sedi, rimasto disponibile. Ma il paradosso è dettato dai carichi di lavoro che, a seguito della riorganizzazione dei servizi, sono addirittura raddoppiati. Insomma, per rendere l’idea di quel che accade, se prima dell’attuazione del nuovo piano, un portalettere stabiese riceveva in consegna circa 80 raccomandate e 16 kg di posta da recapitare per la propria zona oltre i pacchi appoggi, oggi, avendo la responsabilità di coprire la doppia zona, esce con circa 160 raccomandate al giorno, come prima gita recapito da effettuare, poi, se putacaso dovesse farcela ad effettuare tutte le consegne, dovrebbe tornare in ufficio per ricominciare la gita con la consegna della posta ordinaria. Ma se immaginiamo che il portalettere, solo nella preparazione dell’uscita, con le raccomandate impiega almeno 70 minuti nel trascriverle sul registro delle consegne; per non parlare poi del lavoro al banco che occorre per predisporre la corrispondenza per l’itinerario di competenza, ne consegue che bisogna computare almeno altri 40 minuti di lavoro. Preso atto che gli stessi lavoratori addetti svolgono un orario di servizio che ha inizio dalle 07,00 del mattino alle 13,00 antimeridiane, e volendo considerare che nel lavoro di preparazione all’uscita vengono impiegati ben 110 minuti, pari a circa due ore, ne consegue che per il recapito, delle circa 160 raccomandate ed atti giudiziari, sulla doppia zona assegnata, gli restano appena 4 ore di duro lavoro per tentare di recapitare tutti gli oggetti a firma, non volendo contemplare i tempi di consegna per ciascun oggetto a firma. Questa è la confusione ed il disagio che il piano Caio ha determinato nell’espletamento di un servizio, quello del recapito della corrispondenza, di importanza fondamentale per i cittadini e non solo. Danni che si riversano sulla consegna dei quotidiani, dei settimanali, delle riviste delle Organizzazioni Missionarie ed in particolare sul recapito delle bollette relative alle utenze domestiche della cittadinanza. Ma la cosa più strana è quella che su questi disagi, per lavoratori ed utenza, insiste un “assordante silenzio”, da registrare in particolare il silenzio dei sindacati aziendali, strano ma vero!
Castellammare di Stabia lì 19 gennaio 2016
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