(Carlo Carrillo) -Una missiva protocollata in data di ieri, dal consigliere di opposizione Ungaro, avrebbe mandato in “corto circuito” una maggioranza stanca, ormai stremata dalle lacerazioni interne, ed incapace di elaborare un progetto politico-amministrativo all’altezza per poter trarre la città fuori dalla palude in cui sta sprofondando. Il contenuto del documento inviato al sindaco Pannullo, protocollato ieri mattina dal componente la commissione finanze, evidenzia le difficoltà di fronte alle quali si ritrova, come sempre nel corso di questa consiliatura, un consigliere comunale nella disamina dei documenti riguardanti provvedimenti da discutere, e votare, nel consiglio comunale previsto, nella fattispecie, per lunedì p.v.. In particolare, Vincenzo Ungaro, fa riferimento al cosiddetto “Provvedimento salva Sint” che, secondo quanto emerge dagli atti, risulterebbe composto dalla proposta di delibera e da un corposo allegato di circa 200 pagine. Nel sottolineare la necessità di approfondimento del provvedimento, con audizioni da esperire, eventualmente, con gli estensori stessi oltre che con l’assessore al ramo, del dirigente del settore economico e finanziario, con l’Amministratore Sint, con i revisori dei conti e con i responsabili della società che ha materialmente sottoscritto e stilato il piano industriale, e ritenendo, a giusta ragione, troppo stretti i tempi di consultazione documentale, il consigliere Ungaro ha chiesto al sindaco di far slittare i tempi di almeno una settimana, rispetto alla convocazione, data la fondamentale e vitale importanza del provvedimento. Secondo alcune voci filtrate dal palazzo, la richiesta di questo rinvio avrebbe dato luogo ad un vivace confronto tra il capogruppo piddino, Iovino, ed il presidente del consiglio, Melisse, che alla fine del confronto avrebbe deciso di rassegnare le proprie dimissioni da presidente del consiglio comunale. Un fulmine a ciel sereno che determina una scossa ai già precari equilibri di un’amministrazione comunale già provata, molto duramente, da una crisi politica che ha messo addirittura in dubbio la stessa permanenza del sindaco Antonio Pannullo a Palazzo Farnese. Nel frattempo, Melisse cerca di fare il pompiere e, tenta di spiegare le ragioni di questa decisione attraverso un laconico e gelido comunicato sui social: «Mi sono dimesso perché non riuscivo a gestire contemporaneamente tutti i miei impegni. – sottolinea Melisse – La mia professione e la presidenza della fondazione architetti mi impediscono di dedicare il tempo necessario allo svolgimento dell’incarico di presidente del consiglio comunale, un ruolo che avrei mantenuto soltanto nella consapevolezza di potermi dedicare a tempo pieno. Non c’è alcuna rottura con la maggioranza e continuerò a votare ogni provvedimento valutandolo nel pieno rispetto della città». Una motivazione che, a quel che appare, nessuno è disponibile a berla per intero, considerato che, nei farraginosi momenti successivi al confronto, il Melisse ha provveduto a scrivere, egli stesso al pc, le dimissioni dall’incarico, sbagliando, nella confusione mentale, addirittura la data del documento. Ma quel che appare strano è che per ricoprire questo incarico aveva fatto ferro e fuoco, appena un anno fa, e sembra poco credibile la versione, seppur importante sotto il profilo politico, secondo cui, per un semplice rinvio di appena sette giorni, si decide di arrivare addirittura alle dimissioni dall’incarico prestigioso ricoperto. E se le motivazioni fossero davvero personali o legate ad altri sconosciuti ed inimmaginabili motivi? Ah saperlo!
Castellammare di Stabia 24 novembre 2017
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