(di Red) – Dati allarmanti, emergono ormai da anni, quelli relativi alla disoccupazione nella città di Castellammare di Stabia, tanto preoccupanti al punto da indurre la politica ad interrogarsi sulla questione occupazionale stabiese. Mentre comprensibile, e chiara, appare la posizione dello scafato ex consigliere provinciale, regionale ed ex componente del consiglio di amministrazione di Sint, oggi consigliere comunale di opposizione, quella che, invece, ci induce a riflettere ed a meditare è la posizione assunta dall’ex vicesindaco, assessore alle partecipate della giunta Pannullo, Andrea Di Martino. La differenza tra le due analisi? Subito, mentre Scala analizza la tematica solo, e squisitamente, sul piano delle mancate ricadute a livello locale degli impegni elettorali programmatici dei 5Stelle, sottolineando l’assenza di un concreto progetto governativo finalizzato alla carenza di investimenti di risorse per il rilancio occupazionale, ed in particolare di quello afferente il mezzogiorno d’italia, l’analisi di Di Martino attiene esclusivamente il territorio stabiese, ed addirittura affronta il tema puntando il dito sull’attività amministrativa della giunta Cimmino che, è opportuno ricordare, ha assunto il governo della città ex delle acque da appena tre mesi. Le motivazioni enucleate, dall’ex vicesindaco, comprendono addirittura una pesante critica sulla mancata realizzazione della Zes, del rilancio del Termalismo e, addirittura, la funzione che la città dovrebbe assumere nell’ambito dei distretti turistici e culturali. Roba da campagna elettorale, insomma, preso atto che, pur comprendendo che amministrare una città come Castellammare non è poi tanto semplice, lo stesso Di Martino ha avuto modo di poter contribuire al cambiamento della città avendo governato egli stesso per circa quindici mesi, rivestendo tra l’altro un ruolo importantissimo e strategico, atteso che, oltre a rivestire l’incarico di vicesindaco, ricopriva il ruolo di assessore al bilancio ed alle partecipate cittadine. Una città non più industriale, per effetto della grande crisi che ha portato alla serrata di piccole industrie ed al ridimensionamento del nostro prestigioso cantiere navale, che non è mai diventata turistica per effetto dei “vincoli ambientali” fortemente voluti da quella sinistra fortemente avversa allo sviluppo turistico di Castellammare, avversa al punto da collocare prima in liquidazione Terme di Stabia per poi, attraverso un contorto percorso, farne dichiarare un fallimento attraverso la proposizione di un “Concordato preventivo” dichiarato “Non fattibile” dal giudice fallimentare. Invero, successivamente, il Di Martino ha proposto ben tre bandi per la soluzione del problema Terme(mai del Termalismo), bandi che, a cominciare dal Project-Financing, sono andati sempre deserti e risultati fallimentari proprio per l’assenza di progetti credibili e realizzabili. Oggi, di ritorno dall’Islanda dove il tasso di disoccupazione si aggira intorno all’1%, si accorge che il Dos è “roba vecchia”, che la Zes dovrebbe decollare e che, udite udite, bisogna rilanciare il Termalismo nel quadro di quella che dovrebbe essere la leadership da assumere nell’ambito dei distretti turistici e culturali, dimenticando che, anche per questi ultimi, tante responsabilità sono solo da addebitarsi alla sua ex amministrazione in sinergia e con la partecipazione straordinaria del governatore De Luca. Bentornato nella realtà che vede ex-lavoratori(vedasi Termali) senza ammortizzatori sociali e lasciati soli a districarsi nel disagio sociale in cui la sinistra li ha ghettizzati, bentornato a Castellammare dove ben 1500 istanze circa sono state prodotte per poter accedere al Rei, bentornato in trincea, luogo maledetto dove noi ti aspettavamo.
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