(di Antonio Carrillo) E’ appena trascorsa quella che dagli stabiesi è la festa più attesa, forse perché “apre” il periodo delle festività natalizie, forse perché essa si radica nella cultura e nella tradizione popolare; v’è chi dice che un pescatore, tornando da una notte di lavoro ed ormai in balia del mare, si rivolse con speranza e fede alla Beata Vergine Immacolata e riuscì così a ritrovare la strada di casa grazie ai fuochi appiccati sulla spiaggia dai suoi familiari ed amici. Da qui nasce altresì la tradizione, voluta da mons. Francesco Saverio Petagna, di chiamare i fedeli a raccolta nei giorni immediatamente precedenti la festività dell’Immacolata Concezione e recitare insieme, alla stregua dei parenti del pescatore di quella fredda e piovosa notte, il Santo Rosario.
Negli anni questa festa ha subito diverse “mutazioni genetiche”, grazie alle generazioni che via via si sono succedute: si è passati dai falò sulla spiaggia (voluti dalla leggenda antica) a quelli nei quartieri (specialmente di periferia), e dall’invitare i fedeli alla recita del Rosario con le voci votive al farlo con l’ausilio dei petardi. Si è scivolati, insomma, verso modi sempre più diffusi di valicare il confine della legalità, nel giorno della festa della purezza e del sacrificio di sé.
Nel 2010, grazie all’allora giunta di centrodestra, fu concessa sì la possibilità a ciascun quartiere di realizzare il falò, ma in maniera ben regolamentata: ciascuna squadra di ciascuna zona della città, infatti, poteva realizzare il proprio falò all’interno di uno spazio individuato, sull’arenile stabiese, ed utilizzando legna messa a disposizione dall’amministrazione. Ma troppe regole, si sa, stanno strette ad una certa tipologia di stabiese e così, oggi come allora, diversi quartieri come Scanzano, la zona Faito ed il Centro Antico continuano ad appiccare “fuocaracchi” abusivi fuori dalle regole e dai confini della legalità.
Insomma, è “tradizione” che la Festa dell’Immacolata Concezione diventi occasione per un braccio di ferro tra lo Stato, da una parte, e l’illegalità, dall’altra: tutti ricordiamo l’ingente sforzo delle forze dell’ordine profuso ogni anno, nei giorni precedenti la festa, per contrastare i furti di legna.
Stavolta, però, la realtà ha superato la fantasia.
Da un lato, infatti, l’Amministrazione Comunale ha organizzato una serie di eventi anche in sinergia con la Concattedrale di piazza Giovanni XXIII, per valorizzare l’aspetto religioso, in uno a canti popolari, a spettacoli di animazione ed all’apprezzatissimo concerto di Enzo Avitabile. Il che, con la Villa allestita, sembrava ci avesse reso per una volta una città normale, un posto normale.
Evidentemente, questa sana normalità e questo sano dinamismo della città non sono stati apprezzati da quella parte della città insana e malata, che ha ben pensato non solo di organizzare ugualmente i fuochi nei quartieri, ma stavolta ha messo di suo fino a travalicare i limiti dell’orrendo. Guarda caso pochissime ore dopo un importantissimo blitz della squadra mobile di Napoli, in uno dei quartieri più a rischio della città, venivano esposti un manichino ed uno striscione recanti la terribile scritta: “Questa è la fine che devono fare i pentiti, ABBRUCIATI”.
Le reazioni politico istituzionali non si sono fatte attendere con Tonino Scala, consigliere di Liberi e Uguali, ed il sindaco Gaetano Cimmino in primis a sottolineare la gravità del gesto compiuto dai “ragazzi” del rione Aranciata Faito. Piuttosto goffa e scomposta, come ormai nello stile, la reazione del Movimento 5 stelle stabiese che, attraverso un comunicato diramato questa mattina, non ha perso occasione dare cattiva mostra di sé, attaccando l’amministrazione comunale colpevole, a loro dire, di aver organizzato i festeggiamenti presso tutto il lungomare cittadino e sull’arenile, anziché nel ben più pittoresco rione Savorito.
Ancora una volta Castellammare torna alla ribalta per fatti di cronaca nera anziché per quanto di positivo potrebbe offrire o realmente ha offerto: deve essere, questa, la chiamata alle armi della gente per bene, che, se tale si ritiene, non può continuare ad avallare queste manifestazioni camorristiche. Presenziando agli incendi di quartiere, per la verità anche brutti e pericolosi per la pubblica incolumità, infatti, altro non facciamo che fornire un pubblico allo spettacolo che essi vogliono offrire: senza spettatori, invece, ogni simbolo perde gran parte del proprio potere suggestivo. E’ duro dirlo, ma è così: i falò sono quelli sulla spiaggia. Tutto il resto, ormai, è camorra.

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