(di Redazione) – Una situazione che rasenta il paradossale quella che si sta verificando nella città di Castellammare di Stabia, in particolare dopo la sconfitta elettorale del giugno 2018, una sconfitta maldigerita dai residui della “scomposizione dell’atomo” che ha rimediato alle comunali scorse una sonora disfatta sia programmatica che politica. Un risultato che ha messo a nudo tutti i limiti delle coalizioni che pur di vincere, nelle ultime tre consultazioni per le comunali, sono stati costretti a mettere in piedi “imbarcando” proprio di tutto a sostegno del candidato sindaco che avevano prescelto. Una serie di “Macedonie” contenenti di tutto, coalizioni che nel corso della gestione amministrativa si sono rivelate litigiose, arroganti, incapaci ed, all’occorrenza, incoerenti con gli impegni assunti con l’elettorato. Ma quello che è emerso in maniera preponderante, in questi ultimi anni, è stata la mala gestio dal 2012 al 2017 che, secondo gli inquirenti che si occupano della vicenda, avrebbe determinato le condizioni affinché si sviluppassero alcune importanti operazioni border-line al punto da lasciare emergere presunti reati che andrebbero dalla corruzione all’abuso di ufficio, nel caso della ricostruzione dell’area ex Cirio, una vicenda che, secondo quanto affiora dagli atti giudiziari, sarebbe diventato un affare bipartizan dal punto di vista politico, un affare di destra e di sinistra, preso atto che la camorra in questo “affaire” sarebbe già stata emarginata attraverso il complesso e farraginoso percorso dell’operazione. Considerato che i due “Forzisti” indagati si ritrovano coinvolti solo in forza dell’incarico ricoperto ed. in conclusone di un atto dovuto, a seguito della nomina del commissario ad acta, quello che appare il dato più eccentrico della vicenda è la comparsa nell’elenco degli indagati dei due potenti “dirigenti DEM”, preso atto che nessun incarico istituzionale e/o di responsabilità ricoprivano né a livello comunale né a livello provinciale. Dalla ex Multiservizi al fallimento teleguidato di Terme di Stabia del 22 luglio 2015 ed acclarato dopo un ridicolo tentativo di Concordato Preventivo, con la riconversione della Nuova Daunia e della Stella Maris, sulla graticola della Procura oplontina è finito di tutto, e tutte queste operazioni che hanno determinato fallimenti e disoccupazione, alimentando la tensione di uno stato sociale già allo stremo, oggi sono al vaglio degli inquirenti al fine di far luce in maniera definitiva su questioni coperte da un cono d’ombra molto articolato, oltre che da incarichi conferiti a professionisti molto vicini, se non impegnati direttamente, nel partito di Renzi. Oggi prendono le distanze, rifugiandosi per le primarie addirittura tra le grigie mura della propria sede, da quegli accordi e coalizioni che pure gli consentirono di vincere alle amministrative del 2013 e del 2016, oltre che a perseverare nella scelta di stare lontani dalla gente e dai loro reali problemi evitando la piazza. In assenza di una seria e credibile linea politico-programmatica, questo P.D. alimenta il fango nel ventilatore al fine, secondo una vecchia e logora strategia komunista, di delegittimare l’avversario e, confidando nell’invio di una commissione di accesso, nell’inutile tentativo di sfuggire alle responsabilità di due gestioni amministrative(Cuomo e Pannullo) inframezzate da due gestioni Commissariali, apprestandosi a mettere in campo un azione rivolta a scaricare le responsabilità e gli impiastricci, che hanno caratterizzato le ultime due amministrazioni di centrosinistra, su chi dal gennaio 2013 è stato all’opposizione nella nostra città. La legalità si predica e si pratica, ma nel P.D. si predica ad intermittenza secondo la necessità.

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