(di Redazione) Come sindaco era stato definito “inavvicinabile” da quegli stessi malavitosi intercettati ai quali oggi viene accostato. L’ennesimo processo politico nato, ed edificato, sulle dichiarazioni di pentiti e sulle denunce di avversari politici: Pasquale Aliberti, sindaco di Scafati per tanti anni, probabilmente troppi per i suoi avversari e detrattori; un uomo che ha dimostrato di essere un servitore della propria città, che ha pagato con il carcere e con l’esilio restrittivo fuori sede, una situazione che non gli consente di lavorare e di poter fruire di quanto stabilito e sancito dalla Costituzione Italiana per la quale, noi di StabiaPolis, ci battiamo tutti i giorni per contribuire affinché possa prevalere la libertà di espressione senza alcun tipo di bavaglio. Un politico-medico con l’hobby, in positivo, della politica al servizio dei cittadini e della comunità che non si prestava ad alcun compromesso. La nostra, tuttavia, non è e non vuole rappresentare nessuna “sviolinata” all’indirizzo dell’ex sindaco, ma solo una attenta disamina – al netto dei rispettivi tatticismi tra accusa e difesa – di un processo che si sta celebrando al tribunale di Nocera Inferiore e che, purtroppo, lo vede alla sbarra come unico imputato. Aliberti, secondo l’accusa, avrebbe rappresentato il terminale politico di una fantomatica cupola tra le note famiglie camorristiche, Loreto e Ridosso, e che avrebbe presumibilmente usato il comune di Scafati per spolparlo sul piano delle risorse economiche. Ed è solo per questo motivo che Scafati, la “piccola Venezia”, è stata commissariata da quasi due anni e circa mentre si appresta a ritornare alle urne nelle consultazioni amministrative del prossimo mese di maggio con i detrattori di Aliberti in prima fila e dietro le quinte per “prendersi” finalmente Scafati.
Pasquale Coppola: il testimone insonne
Questa mattina in aula è arrivato, sul banchetto dei testimoni, addirittura un ex assessore prima e presidente del consiglio comunale poi delle amministrazioni guidate da Aliberti, Pasquale Coppola ha iniziato la sua escussione raccontando, dagli albori, il suo impegno politico profuso per Aliberti e, successivamente, l’inizio dell’incubo dove sarebbe stato catapultato anche dall’ex sindaco: definito letteralmente da Coppola una macchina da guerra, sui social, addirittura capace di fare diventare bianco ciò che era nero. L’ex assessore prima e presidente del consiglio comunale poi, probabilmente complice la notte insonne (come da lui stesso confidato in aula al giudice) si sarebbe svariate volte corretto, molte altre scusato ed, ancora altre, giustificato con l’avvocato difensore, del sindaco decaduto per presunte infiltrazioni camorristiche, Silverio Sica che, ad un certo punto, ha deciso di fermarsi per portarsi fisicamente in fondo all’aula quasi a prendere le distanze dal teste fuori forma. Coppola, al quale è stato anche fatto da Sica tutto l’elenco dei piaceri politici ricevuti dal sindaco oggi rappresenta l’accusatore dell’ex sindaco, congiuntamente a qualche altro politico di opposizione, che aveva probabilmente qualche business da fare ma Aliberti, da quello che ci risulta non diede mai il suo assenso né morale e né politico. Un ex assessore prima e presidente del consiglio poi che è stato addirittura candidato alle regionali 2015 con Ncd (così come ha affermato egli stesso in aula) su richiesta dell’ex sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano che, secondo quanto avrebbe rivelato in aula l’ex sindaco Aliberti (nelle dichiarazioni spontanee successive e conclusive ad esame e controesame del teste): il Coppola avrebbe avuto solo bisogno di lavorare.
(1. Continua)
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