(di Carlo Carrillo) – Ma al peggio non c’è rimedio, la politica di Pannullo e del suo sodale Di Martino, spadroneggia in città come le tante “emme”, quelle di Castellammmare, presenti nei cartelli, incuranti ed impavidi il duo relega, di quel poco che è rimasto in città, ad un mesto, inarrestabile e definitivo declino.
Dopo Alarico (Bobbio), Attila (Cuomo), ecco che gli Unni (Pannullo e Di Martino), affondano i loro ferali colpi per dissolvere un patrimonio unico al mondo, il termalismo stabiese.
“Questo è solo un atto di indirizzo, pertanto un provvedimento privo di contenuti, aperto a qualsiasi contributo da parte di chiunque voglia integrarlo con proposte che siano realizzabili da presentare quanto prima all’amministrazione comunale”. Questa è la sintesi di quanto è emerso nel corso dell’incontro-conferenza dei capigruppo consiliari, presenziata dal Sindaco, dal vicesindaco e dal presidente del consiglio comunale a seguito della richiesta scritta, firmata ed inoltrata da 50 lavoratori di Terme di Stabia per confrontarsi, in un luogo istituzionale, con l’amministrazione comunale tutta, maggioranza ed opposizioni comprese, sul tema che al “Cipputi”, ex termale, sta più a cuore, ossìa il futuro delle Terme e del termalismo stabiese. I lavori della conferenza dei capigruppo consiliari è quindi iniziata alle 10,15 circa, in lieve ritardo sulla convocazione prevista per le 10,00, per motivi legati alla sistemazione logistica dei partecipanti, infatti, la sala deputata per lo svolgimento dell’incontro risultava insufficiente a contenere il numero dei partecipanti, erano circa 40 lavoratori ex termali inclusi cinque stagionali, per cui si è optato di far svolgere l’incontro nella sala consiliare essendo la stessa più ampia ed attrezzata per accogliere i numerosi partecipanti. La cronaca:
Mentre i lavoratori sono assembrati nella Sala Falcone/ Borsellino, ecco che arrivano alla chetichella i consiglieri comunali, nel frattempo prende la parola il Presidente Melisse che, dopo i convenevoli di rito, passa la palla al Sindaco Pannullo.
Il Sindaco inizia con la sua filippica che, non convince i lavoratori termali in quanto non risulta altro che un rewind di quanto già detto nell’ultimo consiglio comunale.
Gli animi immediatamente si surriscaldano, il motivo? Il sindaco rifiuta di dire quanto già affermato sui tavoli regionali, alla presenza di De Luca, ossia mettere in campo la soluzione di riprendere le attività Termali con la Sint, collocando in sicurezza la stessa, ed inserire allo stesso tempo la clausola sociale di salvaguardia dei lavoratori termali licenziati il 22 luglio 2015.
Magicamente, la proposta formulata dai termali per iscritto, rimane, a detta del Sindaco, sui tavoli regionali, nonostante ne avesse condiviso il contenuto in quelle sedi dopo averne ricevuto copia integrale. Ma, fatto gravissimo, tutto ciò non risulta essere mai stato portato a conoscenza dei consiglieri presenti in conferenza dei capigruppo.
I vari interventi dei consiglieri presenti pongono l’attenzione sul reale significato del termalismo, sull’importanza e l’indifferibilità della clausola sociale, oltre a quanto avvenuto durante il confronto sul tema in commissione finanze.
Il Sindaco ed il Vice Sindaco ribattono, ponendosi così in netta contrapposizione con la successione dei fatti, palesando, nella fattispecie, una volontà molta diversa sia nella forma che nella sostanza.
I termali presenti ricordano, agli astanti, di quanto avvenuto ad Agosto 2016 e nei mesi successivi, ossia una mera apertura di un parco e non delle Terme.
Inoltre chiedono perché la clausola sociale, non inserita ma inseribile, ed alcuna risposta sia arrivata in questa direzione.
Alla fine è diventato palese che, Pannullo e Di Martino, vogliono aprire solo attività commerciali, senza mezze misure, d’altronde per parlare di terme c’è bisogno delle fonti, che gli stessi consapevolmente non detengono per i noti problemi legati all’era Cuomo.
La riunione si chiude con impegno di parlarne nella prossima commissione finanze, ma i termali non concordano, ed accusano la maggioranza di fare melina e di non volere ascoltare le voci dei lavoratori termali.
Questa è la cronaca di un giorno di ordinaria, ed infinita, follia.
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