L’avvocatura comunale si sarebbe pronunciata, secondo i lavoratori di Terme di Stabia, in maniera non consona agli interessi della città e dei cittadini, prima ancora che a tutela dei lavoratori. Il motivo? Le compulsioni politiche che sarebbero state fortemente condizionanti rispetto alla libera interpretazione degli atti e della storia di Terme di Stabia. In pratica un parere fortemente inficiato dagli interessi della politica stabiese alla guida della città. Ecco il documento-sintesi che chiarisce, punto su punto, le deboli argomentazioni dell’avvocatura comunale in merito al parere espresso sulla vicenda Terme.
“Il termalismo, il patrimonio idrogeologico, sono sempre state materie sconosciute ai tanti amministratori, che hanno governato la Città delle Terme, in questi ultimi anni.
Questa semplice e banale considerazione, è già indicatore di come la politica, la governance cittadina, ha commesso errori, valutazioni sommarie, che hanno compromesso l’esistenza del termalismo a Castellammare di Stabia.
Oggi, abbiamo una governance che non distaccandosi molto da quella antecedente, persegue la strada della dissoluzione del termalismo, annunciando l’apertura di un cancello del piazzale delle Terme Antiche (Settembre 2016) come l’apertura delle Terme.
Qualcuno le ha definite buffonate, per noi invece sono un’offesa all’intelligenza dei cittadini stabiesi.
La vicenda Terme, deve per forza di cose essere riannodata, tenendo conto dei fatti, ma sopratutto degli atti che consentano a chiunque di comprendere come, dove e perché, le Terme, sono a giusto titolo un servizio pubblico/sociale essenziale.
La storia del termalismo stabiese nell’era moderna, inizia con l’Ente Autonomo di Gestione delle Aziende Termali (EAGAT), il quale gestiva lo sviluppo delle aziende del gruppo e già dagli inizi del 1960, rivolse la sua attenzione al problema del termalismo sociale.
L’Ente in questione, aveva tra le sue aziende la Società Immobiliare Nuove Terme di Castellammare di Stabia (SINT) già dal 1958, con una partecipazione al 100% da parte dello Stato Italiano.
Il termalismo in Città, era quindi gestito nel complesso delle Antiche Terme, dove già erano impiegate le maestranze locali per l’erogazione delle cure termali.
11 Giugno del 1964 nascono le Terme Stabiane S.p.A. con sede in Castellammare di Stabia, avente per scopo sociale l’esercizio e l’uso dei complessi patrimoniali siti in Castellammare di Stabia, costituiti dalle Terme comunali e dalle Nuove Terme di proprietà della SINT.
Le Terme del Solaro, entrarono in esercizio il 01 Agosto 1964.
Questi dati, sono desumibili dalla Relazione della Corte dei Conti al Parlamento del 01 Dicembre 1964.
Nel 1972 la Sint, Comune di Castellammare di Stabia, le Terme Stabiane, sottoscrivono una convenzione per l’affittanza dei compendi termali, che sostituiva di fatto altre convenzione sottoscritte in precedenza ossia quelle del :
21 Dicembre 1954 n° 302;
30 Dicembre 1957 n° 758;
11 Gennaio 1958.
La convenzione del 1972, prevede che gli stabilimenti delle Antiche e Nuove Terme, sono da intendersi allo stato di fatto e di diritto e nella loro entità unitaria ed organica, come risulta dai verbali redatti.
Questi sono i punti fondamentali, sui quali la Governance cittadina, dimostra ancora una volta d’ignorare la verità documentale o peggio ancora di non conoscerla nei particolari.
L’esternazioni fatte tramite gli organi di stampa, da parte del Vice Sindaco Di Martino, sono alquanto lacunose nella forma e nella sostanza, giacché se solo volesse considerare gli aspetti suindicati nel merito, non potrebbe argomentare : “Tale presupposto manca evidentemente con riferimento al caso in specie, in cui le maestranze da tutelare corrispondono a quelle della fallita Terme di Stabia spa, che si occupava di altro appalto in diverso stabilimento (Solaro, Nuove Terme di Stabia) ed in presenza di attività in gran parte diverse da quelle afferenti alla procedura in oggetto».
Terme Stabiane, oggi Terme di Stabia, ha sempre gestito i due stabilimenti, prova evidente sono gli atti citati, cui aggiungiamo la presenza ininterrotta fino al fallimento indotto, di personale in pianta stabile all’interno dello stabilimento delle Antiche Terme (come dimostrabile ampiamente dalle buste paghe emesse dalla società Terme, documenti aziendali vari).
Tale personale aveva inoltre locali per svolgere attività aziendali, marcatempo aziendale tramite cartella, svolgeva mansioni di tutela al patrimonio sorgentizio, manutenzione, custodia, ecc.
Quindi parlare di attività differenti, rispetto a quelle attuabili all’interno delle Antiche Terme, significa dire un ‘idiozia, giacché l’unica cosa che può differire rispetto a prima è solo se, si attuano attività che nulla hanno a che vedere con il termalismo, ossia attività culinarie, take away, caffetteria, ristorazione e similari.
In merito alla clausola sociale, pur avendo avuto conferme dagli esponenti della minoranza consiliare, circa l’applicabilità e la valenza giuridica/sociale, dobbiamo ricordare al Vice Sindaco Di Martino quanto segue:
In data 28 Ottobre 2016 protocollo 46362, i lavoratori termali hanno presentato formale istanza inerente la clausola sociale.
Decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, all’art. 50 prevede che:
(Clausole sociali del bando di gara e degli avvisi)
1.Per gli affidamenti dei contratti di concessione e di appalto di lavori e servizi diversi da quelli aventi natura intellettuale, con particolare riguardo a quelli relativi a contratti ad alta intensità di manodopera, i bandi di gara, gli avvisi e gli inviti possono inserire, nel rispetto dei principi dell’Unione europea,specifiche clausole sociali volte a promuovere la stabilita’ occupazionale del personale impiegato, prevedendo l’applicazione da parte dell’aggiudicatario, dei contratti collettivi di settore di cui all’articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81.
TAR Puglia, sez. II, con sentenza del 1° dicembre 2014, n. 2986, promuove l’impiego della clausola di salvaguardia del personale.
In tale sentenza, osserva il Tribunale – la delibera “si limita a conservare lo status quo ante e non valica i limiti della clausola sociale”,nel senso che “non crea nuovi diritti, ma conserva quelli esistenti” nel pieno rispetto dei principi generali in materia.
Il Consiglio di Stato, ha asserito che “la c.d. clausola sociale va interpretata nel senso che l’appaltatore subentrante deve prioritariamente assumere gli stessi addetti che operavano alle dipendenze dell’appaltatore uscente, a condizione che il loro numero e la loro qualifica siano armonizzabili con l’organizzazione d’impresa prescelta dall’imprenditore subentrante” (Cons. Stato, sez.V, sentenza n. 3900/2009).
L’A.N.A.C. si è espressa con due pareri n° AG 19/13 e AG 20/13 del 13 marzo 2013, si è pronunciata successivamente anche di recente sul punto, con il parere n. 30/2014 del 6 giugno 2014, ove è posta in luce l’inderogabile necessità che, la clausola sociale non abbia incidenza sulla fase di gara.
In conseguenza di ciò, la clausola sociale è legittima se opera sul piano di un’indicazione preferenziale, di modo che essa può spingersi fino a prevedere un obbligo di priorità nella riassunzione di personale da parte del nuovo gestore,purché non imponga automatismi tali da inficiare la libertà dell’imprenditore nell’organizzare la propria attività d’impresa.
Gli orientamenti citati dall’Avvocatura Comunale, non hanno nella fattispecie alcuna valenza nella vicenda, giacché pur senza voler mancare di rispetto alla professionalità dei componenti della struttura, la vicenda non può essere artatamente costruita a tavolino dato il palese conflitto d’interessi che, ha l’Avvocatura nella vicenda, in quanto non è l’organismo deputato ad emanare pareri nella fattispecie.
Per meglio chiarire la vicenda, ci appelliamo al Regolamento di Organizzazione Avvocatura Municipale, che prevede all’art. 5 la formulazione di pareri agli organi istituzionali dell’Ente.
La vicenda nella fattispecie, non può in alcun modo essere circoscritta agli organi dell’Ente, ma deve essere presentata Istanza di parere, ai sensi dell’art. 69, comma 3, del D.Lgs. n. 163/2006
LA PSEUDO-DIVISIONE DEI DUE STABILIMENTI (NUOVE TERME ED ANTICHE TERME) SAREBBE RICONDUCIBILE AD UNA LETTERA DEL 12 SETTEMBRE 2014, DOCUMENTO ALLEGATO AD UNA DENUNCIA/QUERELA PRESENTATA DAI LAVORATORI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA.
LE AZIONI POSTE IN ESSERE, HANNO DETERMINATO UNA SOLA VERITA’, QUELLA DÌ FARE FUORI I LAVORATORI TERMALI AD OGNI COSTO.
TALE DISEGNO OGGI VIENE PORTATO AVANTI, ANCHE DALLA NUOVA AMMINISTRAZIONE COMUNALE, NON INSERENDO LA CLAUSOLA SOCIALE COME FORMA DI TUTELA DEI LAVORATORI.
Una particolare chiosa si rende necessaria, come mai l’Amministrazione Comunale sta facendo di tutto per non inserire la clausola sociale?????
Anzi si sta preoccupando inutilmente, senza chiedere il dovuto parere all’Anac.
Forse ci sono forti interessi, che si celano nel bando di privatizzazione ??????
Ecco perché non viene richiesto il parere all’Autorità di competenza!!!!!!!!!!!!!
SU TALE NUOVA VICENDA, I LAVORATORI CI TENGONO A PRECISARE, CHE E’ STATA ATTENZIONATA ANCHE LA PROCURA DELLA REPUBBLICA.
La questione clausola sociale, ha anch’essa una genesi recente, giacche è stata invocata o addirittura acclarata da Amministrazioni passate, ivi compresi alcuni Consiglieri Comunali.
Giusto per l’appunto, presso la Prefettura di Napoli, nel verbale del 02 Febbraio 2012, il Sindaco di Castellammare di Stabia dichiarava: “ Premesso che la vertenza Terme di cui ci occupiamo oggi è atipica, in quanto parliamo di dipendenti praticamente pubblici, con il Sindaco della Città che è praticamente al tempo stesso proprietario e parte sociale”.
La Giunta Comunale nella Delibera n° 54 del 22 Maggio 2015, conferma l’unitarietà degli stabilimenti termali, prevedendo la clausola di salvaguardia da inserire nei bandi di privatizzazione.
I consiglieri Comunali, Cimmino Gaetano, Alfano Antonio, Luigi Greco, Ostrifate Rodolfo, Rosanna Esposito, Iovino Francesco, presentarono al protocollo 22465 del 01/06/2015, emendamento alla delibera di cui sopra, confermando l’unitarietà degli stabilimenti, la realizzazione attraverso la Sint in tempi brevi della privatizzazione, vincolare i lavoratori all’area, alla struttura, vincolando il tutto alla clausola sociale prevista per Legge.
Oggi, la maggioranza con il Vice Sindaco Di Martino, vorrebbero dissolvere il termalismo, senza tener minimo conto delle vicende societarie enunciate, senza tener conto della valenza sociale che le Terme hanno avuto sul territorio, senza tener conto delle norme vigenti, ma sopratutto smentendo le loro stesse affermazioni.
I lavoratori termali espulsi dal ciclo produttivo, come definiti dalla bozza di bando, hanno già chiesto che, sia ritirato la bozza medesima al fine di modificarla nella sua interezza.
Il project financing, come ammesso dallo stesso Vice Sindaco, è laborioso, lungo e forse vedrà luce, nel giro di qualche anno, per noi, non è idoneo alla vicenda terme.
Gli Articoli 1 e 6 sono fumosi e generici, unica cosa certa è che di termalismo non vi è traccia, visto che la struttura Antiche Terme è priva delle Concessioni Acque Stabiane, priva delle Convenzioni, ma sopratutto chi subentra non può aver autorizzazioni a svolgere attività termali che erano in capo alla fallita Terme di Stabia.
Quindi ne consegue, che le uniche attività possono essere caffetteria e ristorazione, feste e sagre, che nulla hanno a che vedere con le attività termali.
Cosa ben diversa, sarebbe utilizzare la Sint, per i motivi storici e societari enunciati, al fine di trovare nell’immediato quella soluzione ponte, che porrebbe in essere le migliori condizioni atte a valorizzare nuovamente il termalismo cittadino e reperire con gli strumenti normativi soggetto/i idonei, alla definitiva gestione pluriennale del termalismo cittadino.(PROPOSTA RIMARCATA ANCHE DAL PRESIDENTE DE LUCA E DALLA SUA GIUNTA AL SINDACO PANNULLO NEGLI INCONTRI IN REGIONE).
Ma non possiamo non dimenticare, che la struttura del Solaro non può e non deve essere abbandonata, anzi deve di pari passo seguire le sorti delle Antiche Terme, gestione Sint, visto che il decreto 90 di Settembre 2016 ci aiuta in tal senso.
Inutile ipotizzare bandi per gestione di sagre, feste, ristorazione, illudendo nel contempo i cittadini stabiesi con le giostrine per bambini, perché il parco in oggetto è un PARCO TERMALE.!!!!!!!!
Quindi parte integrante di un compendio immobiliare, definito azienda anche dalla Magistratura del Lavoro, dalla Curatela Fallimentare e Giudice Delegato.
Le Terme possono e devono rivedere luce, tramite la ripresa esclusiva per il momento di quelle che sono attività legate al termalismo, anche in chiave moderna, se fosse possibile, non possiamo destinare queste strutture ad attività speculative, solo per gli enormi spazi disponibili.
Invitiamo pertanto, gl’imprenditori che hanno a cuore le sorti della Città, dei Cittadini, del patrimonio idrogeologico, di farsi avanti ed unitamente a noi lavoratori risollevare le sorti del termalismo stabiese”.
Castellammare di Stabia li, 15 Febbraio 2017 I Lavoratori Termali
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