(di Carcar) – Un antico proverbio le cui origini si perdono nella notte dei tempi ma che, grazie evidentemente alla lungimiranza ed alla saggezza del suo autore, oggi risulta tanto più autorevole e molto attuale che, sotto questo aspetto, sembra che poco o nulla sia cambiato da allora, tempo in disparte. Infatti, appena ieri pomeriggio mi è capitato di parlare a telefono con un degno rappresentante dell’ultima categoria, quella di cui al proverbio. Lo avevo chiamato per avere dei chiarimenti afferenti un periodo in cui aveva ricoperto un importante ruolo amministrativo nella città di Castellammare di Stabia, nel tentativo di comprendere la vera ragione per cui si erano verificati alcuni interventi di gestione effettuati all’epoca sul territorio stabiese. Orbene, dopo aver parlato ampiamente della vicenda e mentre mi accingevo a salutarlo, ringraziandolo della disponibilità mostrata, tira in ballo una vicenda che, per niente attinente al tema affrontato, mirava ad entrare in una questione di tipo professionale afferente al giornale, e precisamente nel merito di alcuni articoli pubblicati dalla testata Stabiapolis. A dire il vero, e solo per non sembrare scortese, anche se a malincuore accettai di parlare del contenuto dei due servizi pubblicati e, pur persistendo notevoli divergenze rispetto al tema trattato con educazione e rispetto, atteggiamento che contraddistingue il mio modo di interloquire, tentai di fargli comprendere la differenza che passa nella visione, elaborazione e racconto di un fatto, ossia tra chi osserva la vicenda emotivamente e personalmente coinvolto rispetto a chi la osserva in maniera asettica interessato solo a raccontarla. Una differenza di non poco conto, e nel tentativo di spiegargli che nulla di grave sarebbe accaduto nella diversa visione dei fatti in discussione, questo pseudo signore, in maniera improvvisa ed inaspettata, dà luogo ad una serie di veloci e sconnesse farneticazioni di infimo livello e, d’improvviso, chiude immediatamente la comunicazione. Resto basito, cerco di capire i motivi che avrebbero giustificato, eventualmente, questo comportamento, ma non ne intravedo e provo a richiamarlo più volte ma non risponde più a telefono. Nel frattempo mi ritorna alla mente una scena, eppure un fatto simile era accaduto esattamente 20 mesi fa, già, il ricordo diventa tutto ad un tratto nitido e chiaro, mi aveva telefonato sempre per lamentarsi di un pezzo pubblicato sulla testata e, all’epoca, addirittura mi minacciò per telefono promettendomi che mi avrebbe sparato in testa e chiuse la telefonata. Ho cercato nel telefono quella registrazione e, grazie a Dio, l’ho trovata, e riascoltandola mi sono veramente convinto che quest’uomo, pur ricoprendo importanti incarichi sul territorio e spacciandosi per uomo rispettoso delle istituzioni, è solo uno “Quaquaraquà” e neppure di alto profilo. E chest’è!!!
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