(Carlo Carrillo) – “La colpa e la responsabilità, di tutto quello che accade stamani, è di quei giornalisti prezzolati che, per accontentare gli editori proprietari delle testate, scrivono cose inattendibili in grado di creare intolleranza e maldicenze sulla figura del sindaco oltre che dell’intera amministrazione, tanto con il manifesto intento di orientare e/o condizionare politicamente la cittadinanza stabiese ”. Questo è il pensiero dell’infuriatissimo sindaco Cuomo al termine di un lungo ed estenuante consiglio comunale che, nell’arco del suo dibattito, ha determinato una débâcle politica e numerica per un’amministrazione giunta ormai al capolinea dopo circa un anno di navigazione a vista. L’oggetto del contendere? Presto detto, l’intervista ai cittadini lanciata nei giorni scorsi dalla redazione di un quotidiano locale tra le strade stabiesi. Al netto delle considerazioni nel merito delle risultanze di questo lavoro, il sindaco Cuomo ha evidenziato, ancora una volta quello che rappresenta per un politico un immenso limite, la memoria corta, anzi a dir poco inesistente. Provi solo a ricordare che, appena diciotto mesi orsono, fruiva gratuitamente del servizio di quei giornalisti che, “oggi prezzolati”, diventano gli unici responsabili del suo fallimento politico ed amministrativo. Questa è la riconoscenza verso valorosi e capaci giovani professionisti stabiesi, iscritti ad un albo professionale e che, pur di dare il loro contributo alla causa, hanno lavorato senza percepire alcuna gratificazione economica per ben otto lunghi mesi. In disparte, bisogna ricordare la questione fondamentale al centro dei lavori dell’assise comunale; infatti la discussione verteva sulla realizzazione delle linee programmatiche dell’amministrazione Cuomo, linee che, secondo il forzista Cimmino, “fossero state realizzate almeno in minima parte avrebbero potuto garantire, al sindaco ed all’amministrazione, il governo della città per almeno un altro ventennio”. Quello che si è riversato sul sindaco, durante i lavori del consiglio, è stato un vero e proprio “fuoco di fila”, difatti, durante il dibattito, sono emerse inconfutabilmente le posizioni critiche del trio Zingone, Migliardi e Melisse che, mettendo alla corda il primo cittadino, lo hanno messo davanti alle proprie responsabilità nel merito di una gestione che vede la città sprofondare nell’oblio dell’inefficienza e del decadimento, tanto da manifestare “la vergogna di passeggiare per strada”. A sostegno del sindaco sono intervenuti soltanto Iovino, capogruppo P.D., Raimo di Bene Comune e Sergio di Stabia in Progress, ma, e tanto ci si sa, nessun intervento a sostegno è arrivato dai Corradiani presenti in aula e stretti in un religioso silenzio. Un segnale? Vedremo, ma quello che non lascia presagire nulla di buono va fatto risalire all’assenza in aula del consigliere Somma, moglie dell’ex presidente delle Terme destinatario dell’azione di responsabilità promossa da Cuomo in questi ultimi giorni. Una sorta di “fuoco amico” che, incurante delle conseguenze politiche, sta mantenendo acceso e vivo il fuoco sotto la brace che sta rosolando dolcemente il sindaco e la sua amministrazione, quasi una riproposizione, con il suo predecessore, di quanto già visto nel settembre di appena due anni orsono, comportamento che ne decretò la indecorosa fine negli ultimi giorni di novembre dello stesso anno. Nel frattempo? Cuomo rifiuta di trarne le conclusioni politiche e continua, da solo al comando, a percorrere una strada senza uscite.
Castellammare di Stabia lì 21 ottobre 2014
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