(di Genny Manzo) Una richiesta di chiarimenti sulle modalità per officiare una Santa Messa, un’opera caritatevole, formulata telefonicamente da una cittadina di Napoli al fine di richiedere la celebrazione in suffragio (in vita) dei “nonnini” di Casa Borrelli, i degenti della tristemente famosa residenza per anziani di via Lepanto sgomberata dal questore del commissariato di Pompei con l’ausilio di ben due blindati e decine di uomini del reparto antisommossa all’alba di qualche giorno fa. Un dialogo tra due donne, che diventa fin da subito surreale dove, l’operatrice del call center del santuario di Pompei, chiede senza mezzi termini il versamento di denaro in anticipo per poter ricordare (ripetiamo in vita) degli anziani, prima cacciati dalla propria casa famiglia, e poi trasferiti in un’altra residenza al centro di Pompei e ora, visto che la cifra stabilita dalle politiche sociali del comune di Pompei non basta per coprire neanche un mese di soggiorno e di cure di cittadini malati, indigenti e in moltissimi casi soli, rischiano seriamente di passare i mesi più freddi dell’anno addirittura per strada. Alla faccia del “trionfo della carità” tanto pubblicizzata dai referenti comunicatori del vescovo sulle brochure, ma non vorremmo mai scoprire che per officiare una messa possa esistere addirittura un prezzario prestabilito, sarebbe la fine. E come faranno, il Sindaco sfuggente Amitrano e la sua giunta fantasma, a spiegarlo ai propri cittadini mentre il vescovo di Pompei, al quale presto chiederemo udienza per questi fatti e molti altri, si adopera affinché il nostro paese diventi la culla dell’accoglienza? Ah, saperlo!
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