(Red) – Come cambiano le cose nel giro di appena 365 giorni. Da una festa dell’Immacolata sublime, quella celebrata lo scorso anno, a quella di una tentata messa in scena del solito teatrino della politica scatenatosi intorno ad una festa che quest’anno, per molteplici ragioni, è finita nel mirino dei soliti, rapaci, leoni da tastiera del web e nel “gongolamento lento” di opposizioni opportuniste che hanno, con i loro velenosi commenti, stimolato una cascata di critiche ed improperi arrivate dalla folta schiera di “odiatori sociali” che abitualmente frequentano i social. Un dato molto importante, quello che risalta agli occhi quest’anno, ed è costituito dall’unanime e positivo riconoscimento, postumo ed inutile purtroppo, che hanno voluto attribuire al lavoro svolto lo scorso anno dal meraviglioso, ed incomparabile, Lello Radice. Eppure lo scorso anno, Castellammare di Stabia, è balzata agli “albori ed onori” della cronaca nazionale ed internazionale solo per un becero episodio verificatosi durante la celebrazione della cosiddetta “tradizione dei falò” che utilizzata, in modo sistemico da “fattori ambientali” molto radicati in alcuni quartieri, dà luogo ad una serie di attività che variano dal para-legale fino all’illegale che certificano in maniera concreta la loro supremazia dominante su quel preciso territorio. E di quel manichino si è parlato troppo ed a lungo, al punto che gli stessi eventi, processione compresa, passarono inosservati agli attenti occhi dei censori mestieranti della politica, oggi al contrario tutti a “celebrare” il fallimento nell’accensione delle sei capannine predisposte sull’arenile attraverso una determina dirigenziale che, agli occhi dei più, è apparsa una maledetta conferma di quanto la nostra testata va predicando da tempo; ossìa un lavoro oscuro praticato da alcuni dirigenti e funzionari(forse politicizzati e/o infedeli) mirante a screditare l’operato intero dell’amministrazione. Per non parlare poi dello spettacolino messo in campo dal gruppo musicale che doveva allietarci con “La Notte della Tammorra” i cui componenti, sotto una pioggia battente, sono saliti sul palco scoperto e senza accendere il server(a causa pericolosità dovuta all’acquazzone) hanno appena accennato tre pezzi del loro repertorio senza microfoni, girato qualche video di comodo per attestare la loro esibizione, e si sono dileguati mentre il loro personale procedeva a smontare in tutta fretta e furia il palco e gli allestimenti sistemati sull’arenile. Nel frattempo, con molti cittadini e politici presenti, la processione risultava annullata, il motivo? Non sappiamo se questa decisione sia maturata in seguito all’inclemenza del tempo oppure, così come lasciato trapelare da un avventato e velenoso comunicato diramato da un consigliere comunale, perché forse “qualcuno” avesse deciso che sta processione “non s’avesse da fare”. I tanti dubbi sollevati restano, ma se la cosa fosse finita qui, si poteva anche lasciarsi scivolare addosso una becera, ed ormai stantia, polemica pseudopolitica; ma considerato che la situazione ha dovuto registrare altre evoluzioni, non si può certamente sottacere che, nonostante il costante impegno delle forze dell’ordine a presidio del territorio per evitare l’accensione illegale dei falò, e ben due di questi sono stati comunque accesi e, perfino brindato intorno ad uno dei due fuochi alla salute di chi non poteva presenziare, noi riferiamo questo solo per mero diritto di cronaca che questi falò sono stati accesi, rispettivamente, uno nel territorio di Pompei e l’altro nel territorio stabiese. Ma se i falò erano stati vietati, dalla Prefettura e da un ordinanza sindacale, a questo punto sovviene naturale chiedersi: “Ma chi ha autorizzato allora l’accensione del falò acceso sul territorio stabiese? Per quello che attiene il territorio di Pompei, ne siamo certi, l’autorità giudiziaria promuoverà gli accertamenti di rito, ma il punto sul falò acceso in territorio stabiese, dove la cosiddetta “tradizione” lo prevede, resterà un’area grigia e senza spiegazioni che, senza ombra di dubbio, andrebbero pur date ai cittadini degli altri quartieri che hanno dovuto rinunciare a questa sorta di rito molto sacro anche per loro, o no? Eppure, anni addietro, precisamente nel 2010 l’amministrazione di centrodestra provò a dialogare con i comitati di quartiere organizzando addirittura un Palio dei fuochi, ma non ci fu verso, non si presentarono tutti i rioni e, sull’arenile, furono presenti solo tre quartieri su sette. Anche allora, e non erano ancora accaduti i fatti di Torino, si registrarono aggressioni alle forze dell’ordine con molotov, così come è capitato anche quest’anno, e manco a farlo apposta sempre con amministrazioni di centrodestra alla guida della città. Forse, nelle tante altre occasioni, nel corso degli anni gli amministratori di centrosinistra hanno voltato gli occhi altrove? Questo non sta a noi affermarlo, ma la storia non si cancella con un colpo di spugna, quella resta indelebile nella memoria, così come resterà impressa nella mente di tutti gli stabiesi quella vigilia dell’Immacolata che il nostro caro amico assessore fece vivere alla città intera e che, per vederne riconosciuta pubblicamente la qualità della serata, le opposizioni hanno atteso giusto un anno per farlo. Ma adesso è tardi, e sapete perché? Perché, purtroppo per voi agli atti restano quelle miserabili interrogazioni consiliari che furono, in maniera soddisfacente e chiara, spiegate in ogni loro piccola cavità dalle esaustive risposte di quell’attore momentaneamente prestato alla politica.
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