Al Ministro della salute – Per sapere – premesso che:
Il 16 marzo una cittadina residente a Scafati si è recata all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia per partorire;
la signora è giunta nell’ospedale con evidenti sintomi influenzali, fatto che ha indotto il personale medico ad effettuare un tampone il giorno successivo il ricovero, facendone emergere con ritardo la positività al Covid – 19;
le autorità locali, interpretando il bisogno di sicurezza proveniente dai cittadini, che sono naturalmente spaventati, hanno chiesto informazioni alle autorità sanitarie competenti: la Direzione sanitaria dell’ospedale, quella dell’Asl Na 3 Sud e quella amministrativa e generale della stessa Azienda;
anche il personale sanitario ha mostrato preoccupazione per la vicenda poiché la donna è transitata in più parti della struttura: pronto soccorso, reparto di ginecologia, blocco operatorio per effettuare un parto cesareo assistita da medici e infermieri in servizio il 15 e 16 marzo;
la popolazione ha iniziato a scambiarsi opinioni preoccupate a causa di presunte gravi anomalie registratesi nelle procedure seguite all’interno dell’ospedale che avrebbero favorito la diffusione del Covid-19. In particolare si è lamentata la mancata l’osservanza dei protocolli di sicurezza previsti in questi casi proprio al fine di limitare la diffusione del contagio;
il sindaco di Castellammare di Stabia si è quindi fatto ulteriormente interprete del disagio collettivo, manifestato in modo spontaneo, facendolo proprio e dandogli forma istituzionale. Ha inviato ulteriori richieste di chiarimenti alle autorità sanitarie responsabili della sicurezza sanitaria. In particolare ha inviando una pec ai vertici dell’Asl per sapere se tutte le persone con cui la donna era venuta a contatto all’interno dell’ospedale fossero state sottoposte a tampone, purtroppo non ottenendo risposte ufficiali, quindi non riuscendo a tranquillizzare in modo efficace i cittadini;
per questo motivo ha ampliato il novero dei soggetti istituzionali competenti a cui inviare ulteriori richieste formali di spiegazione. Ha scritto al direttore sanitario dell’ospedale per chiedere quale fosse stato l’esito di tutti i tamponi effettuati al personale ospedaliero a seguito dell’episodio, senza successo;
il 20 marzo ha esposto le medesime richieste e preoccupazioni direttamente al Presidente della Regione, sottolineando l’importanza di garantire comportamenti istituzionali sinergici per assicurare, anche durante la fase pandemica, tutti i servizi sanitari in modo sicuro e efficace, adottando ogni precauzione prevista nei protocolli di sicurezza per non vanificare il sacrificio collettivo sino ad ora sostenuto;
il primo aprile, grazie ad una lettera firmata da lavoratori sindacalisti dell’ospedale, si è scoperto un ulteriore pericolo. Hanno lanciato un allarme rivelando che numerosi medici e infermieri sarebbero stati sottoposti a tampone perché alcuni, tuttora in servizio, sono risultati positivi al Covid-19 e diversi operatori sanitari si sono posti in autoisolamento. Nella lettera si è denunciata anche la scarsità di dispositivi di protezione necessari in questi casi, strumenti fondamentali per svolgere in sicurezza il lavoro degli operatori garantendo al meglio non solo la loro incolumità, ma anche la vita dei ricoverati ma non malati non di Covid-19 e dell’intera cittadinanza: mascherine, guanti, calzari non sono stati forniti agli operatori sanitari, persone che ogni giorno si battono in prima linea per tutelare la nostra salute;
finalmente, il 5 aprile, in risposta alle tante richieste, è giunta una relazione del Direttore Sanitario, ad avviso dell’interrogante ambigua e soprattutto tardiva, in cui si è affermato il rispettato di tutti i protocolli di sicurezza previsti per l’isolamento della partoriente positiva al coronavirus al fine di limitare il contagio, ma confermando la notizia di sette casi di positività al Covid-19 tra gli operatori sanitari dell’ospedale.
Infine, è stato da poco pubblicata su organi di stampa, la notizia che un anestesista avrebbe proseguito l’attività lavorativa per un lungo periodo all’interno dell’ospedale, pur avendo mostrato sintomi di contagio da Covid-19, ipotesi divenuta certezza a seguito del risultato positivo del tampone, generando il fondato timore che possa aver contagiato involontariamente colleghi, pazienti, cittadini.
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e se, nell’ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere eventuali iniziative, anche sotto forma di attività ispettiva, per accertare quanto accaduto e le cause degli eventi verificatosi in piena emergenza Coronavirus;
se, e in base a quali protocolli, sia avvenuta la sanificazione dell’ospedale e quali misure siano state prese a tutela del personale sanitario con sintomatologia verosimilmente riconducibile al COVID-19, nonché se si intenda verificare la corretta applicazione, da parte della direzione sanitaria, delle misure previste e obbligate, a tutela della salute pubblica, in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.
On Antonio Pentangelo
comments (0)