(Red) – Non sembrava vero quello che nei primi giorni di agosto si paventava in città, quando si vociferava che stesse prendendo corpo una grave frattura all’interno di Sinistra e Libertà, e più precisamente tra le componenti, Vozza e Scala, all’interno delle quali si sviscerava un acceso dibattito sulla scelta politica del posizionamento da assumere che, ognuno delle due componenti, avrebbe voluto prevalesse rispetto alle desiderata dell’altra. Da un lato la componente storica, quella Vozziana, che prediligeva l’accordo, e quindi il relativo sostegno, con il governatore uscente Vincenzo De Luca riconoscendone la validità del progetto messo in campo, mentre l’altra componente, quella facente riferimento a Tonino Scala, nel contestare vivacemente l’operato del “governatorato delle clientele”, optava per la ricerca di un accordo politico con i pentastellati, nella migliore delle ipotesi, o con forze civiche da aggregare lungo il percorso di “distanziamento politico” da quel PD ormai ostaggio e prigioniero della casta salernitana deluchiana. Un percorso irto di difficoltà, conflitti e delusioni, quello che alla fine ha realizzato, dal punto di vista scientifico, la più grande scoperta della chimica politica mondiale, ossia la “scomposizione dell’atomo sinistrorso stabiese”. Roba da Nobel per la scienza, quello che Sinistra e Libertà è riuscito a realizzare nella città che, per circa un trentennio, ha rappresentato un importante laboratorio politico di livello nazionale. Infatti, non avendo trovato una comune e condivisa sintesi politica le due componenti, operando in maniera silenziosa e sottotraccia, hanno optato; una per la presentazione di una lista, Democratici e Progressisti, nella coalizione di De Luca presidente, mentre l’altra, quella di Scala, ha optato per la presentazione di un candidato presidente, Luca Saltalamacchia, giovane e rampante politico pescato tra le nuove leve. Nella serata di lunedì 21 settembre, nel corso dello spoglio è emerso che i Democratici e Progressisti avevano conseguito appena 434 voti di lista con una percentuale pari al 1,83% mentre, la lista Terra della componente Scaliana riusciva a strappare ben 507 voti pari al 1,94% dei voti validi espressi dagli stabiesi. A questo punto, e se la matematica non è un opinione, i voti complessivi conseguiti dal “sinistrorso atomo” stabiese ammonterebbero a circa 941 voti in totale, con una percentuale pari al 3,77 dei voti stabiesi. Una scomposizione che, sicuramente pregevole sotto l’aspetto della “chimica politica”, non ha dato grandi risultati nell’immediato se non stabilire, per voto popolare, che la leadership spetti di diritto a quel Tonino Scala proprio in virtù dei 73 consensi in più conseguiti nella megagalattica disputa elettorale delle #Regionali2020. Un vero fallimento è stato quello sperimentato da una sinistra arrogante e litigiosa finanche sui numeri che, testimoniati dai risultati, risultano essere molto piccoli e per nulla determinanti, per cui adesso, agli autorevoli esponenti di questo partito, non resta che raccogliere il negativo risultato di questa ennesima esperienza negativa e creare le basi affinché possano elaborare progetti fattibili e credibili nell’interesse della città e per il bene comune.
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