Roma, 22 ottobre – “La ministra Dadone sbaglia. Le mancate assunzioni e le risorse insufficienti per rinnovare i contratti limitano l’operatività e la funzionalità di servizi pubblici che sono fondamentali per le persone e la tutela della salute, della sicurezza e della legalità (anche fiscale e previdenziale) del nostro paese ”.
Questa la replica di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa all’intervista rilasciata dalla titolare del dicastero della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, aggiungendo che: “forse la ministra sottovaluta che quando parliamo di contratti, stiamo parlando anche di quei medici, infermieri, educatrici, agenti di polizia locale, assistenti sociali, amministrativi, dipendenti degli enti previdenziali, delle agenzie, degli amministrativi, dei tecnici e di tutte quelle professionalità che in questi mesi non hanno mai fatto venir meno il loro contributo al buon funzionamento e alla gestione dell’emergenza. Ci saremmo aspettati più attenzione nei confronti di chi in queste ore sta lottando per salvare il paese ”.
Per le categorie di Cgil, Cisl e Uil, “abnorme casomai è la distanza tra i proclami di questi mesi e le misure che poi il governo ha messo in campo nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Non ci sono risorse per l’innovazione, per il potenziamento dei servizi, non c’è garanzia di stabilizzazione per i precari, non ci sono le condizioni per sbloccare la contrattazione decentrata. Quando la ministra afferma che nel suo Decreto ministeriale non ha interferito con la contrattazione, ma anzi ha addirittura previsto che le amministrazioni possano confrontarsi con i sindacati, commette un atto di rilegificazione di materie che oggi sono titolarità della contrattazione.
Intanto con il DM è stato superato unilateralmente il contratto individuale di smart working che era previsto dalla legge 81/17, in più si dà il potere al dirigente di decidere su materie che sono oggetto della contrattazione collettiva, come la flessibilità degli orari o il lavoro agile. Ci domandiamo, a tal proposito, con quale autorità un dirigente possa decidere quali siano i lavoratori fragili da tutelare”.
Quanto alle risorse economiche per il rinnovo dei contratti, proseguono i sindacati dei servizi pubblici, “qui siamo veramente alla farsa: la ministra dichiara che sono stati garantiti più soldi che in passato. L’errore sta nel fatto che le cifre vengono lette in valore assoluto, mentre bisogna guardare l’impatto che hanno sulle retribuzioni.
La ministra, o meglio i suoi collaboratori, dovrebbero fare meglio i conti. A oggi i lavoratori pubblici percepiscono già un elemento perequativo, che è un elemento distinto della retribuzione, e l’indennità di vacanza contrattuale. Queste somme, circa 37 euro, devono essere considerate nello stanziamento e quindi non costituiscono risorse aggiuntive per il rinnovo dei contratti che, a differenza della tornata contrattuale 2016 -2018, dovranno utilizzare gran parte di quanto stanziato anche per riscrivere il sistema di classificazione e inquadramento professionale e per rifinanziare i fondi per garantire il pagamento delle indennità a chi lavora . In pratica, la media di incrementi contrattuali si aggira intorno agli 83 euro lordi, che sono al di sotto di quanto previsto dal contratto 2016-2018, ma anche molto lontani dall’aspettativa dei lavoratori. Lo dica la ministra agli infermieri e al personale sanitario che l’indennità per la terapia intensiva rimarrà di 4,16 euro al giorno e non potrà essere incrementata né rivalutata perché lei ha deciso che le risorse che ha stanziato il governo sono congrue e sufficienti. Non saremo certo noi a dirlo ai lavoratori”.
Per queste ragioni, osservano Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, “chiediamo rispetto per le lavoratrici e i lavoratori pubblici, e soprattutto chiediamo sicurezza nei luoghi di lavoro .
Questi i motivi che ci portano a proclamare lo stato di agitazione. In questi mesi, al netto di qualche intervista o dichiarazione fatta, non abbiamo ravvisato quegli elementi di innovazione che dovrebbero caratterizzare questa grande stagione di emergenza ma anche di riorganizzazione della Pubblica amministrazione. Per questo, non solo confermiamo le ragioni che ci hanno portato allo stato di agitazione, ma continueremo a discutere con i lavoratori sui contratti, sulle assunzioni e sulle nuove procedure di reclutamento, che consentano al personale di arrivare in tempi celerissimi nelle amministrazioni per potenziare e migliorare i servizi ai cittadini, sui temi della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, a difesa non solo dei lavoratori stessi ma anche degli utenti che accedono ai servizi. Probabilmente la ministra Dadone dovrebbe ragionare sull’esigenza di rompere definitivamente con oltre vent’anni di delegittimazione del lavoro pubblico e soprattutto di relegazione ad un ruolo marginale della contrattazione, e pensare che le riforme e i processi di riorganizzazione, così come i contratti, si fanno con i lavoratori e con i sindacati, non contro chi rappresenta il lavoro”, concludono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa.
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