Una testimonianza politica supportata da appena 30 anni di documentata quanto becera gestione del potere esercitato in città. E chest’e’.
(Red) – Una manifestazione annunciata con il sottofondo dell’Aida che, nella città di Castellammare, ha ospitato in qualità di relatori sia l’europarlamentare Franco Roberti che il senatore Sandro Ruotolo. Un incontro dal quale tante aspettative positive, per questa parte politica, sembravano dover scaturire alla luce della presenza del “professionista per antonomasia della lotta alla camorra”, nonché “padre putativo” di tutte le richieste di scioglimento avanzate per circa un centinaio di comuni del belpaese che, manco a farlo apposta, governate dal centrodestra risulterebbero, al suo intellegibile parere, organiche e legate tutte alla mafia, camorra e ndrangheta. Una manifestazione che ha goduto della presenza di ben due ex sindaci della città e di una miriade di uomini ai quali, nel bene e nel male, sono legate le attività amministrative di governo di Castellammare da almeno un trentennio, tranne la breve e scellerata parentesi di “bobbiana” memoria.
Eppure, alla luce del dibattito scaturito, si potrebbe affermare con assoluta certezza che gli unici interventi di qualità siano venuti fuori solo da Roberti e Vozza, interventi che hanno colto l’essenza politica del difficile momento che attraversano i partiti, quei pochi che ancora sopravvivono, in generale e la società civile del nostro paese, con particolare riferimento a Castellammare considerata, un tempo, un eccellente laboratorio politico di valenza nazionale.
La delusione della serata è stata sicuramente quella emersa a seguito dello scarno ed infantile intervento del senatore Ruotolo che, eletto senatore per caso con il voto di appena 145 nuclei familiari di Secondigliano e con un’affluenza pari a circa il 10% degli elettori aventi diritto, ha richiesto a gran voce l’invio della Commissione di Accesso nella ex-città delle acque supportato da partiti e uomini che, ironia della sorte, hanno responsabilità dirette nella gestione amministrativa stabiese avendo rivestito ruoli di primo piano nella vita politica locale. Il motivo di scioglimento, addotto dal “professionista dell’anticamorra”, sarebbe da ricercare addirittura nell’esistenza di “parentele” scomode di alcuni consiglieri della maggioranza, e non solo aggiungiamo noi per amore della verità storica che difficilmente raccontano.
Ma a questo integerrimo e valente giornalista, oggi pensionato, manca qualche dato molto importante, oltre che rilevante, ai fini di una considerazione che si è dimostrata molto limitata per il tipo di ruolo che ricopre. Quale? Quella che in una città come Castellammare, così come in qualche altra città dell’area metropolitana di Napoli, si contano circa 17mila pregiudicati su 67mila abitanti, un dato che contempla le condanne passate in giudicato e che comprendono tanti cittadini che si ritrovano in questa condizione solo per multe non pagate fino a considerare quelli che hanno commesso efferati delitti di sangue; cifre da capogiro e pari ad una percentuale che si aggira intorno al 25% circa della cittadinanza. Cosa significa tutto ciò?
Questo numero esorbitante ci starebbe a raccontando che su circa 24mila nuclei familiari stabiesi esisterebbe, in teoria, un pregiudicato nel 75% delle famiglie. Ed in una città come Castellammare, considerata la forte densità criminale, secondo l’illuministica visione “Ruotoliana”, dovrebbe pertanto risultare inibita a circa 17mila nuclei familiari la possibilità di esercitare la politica attiva? Inoltre, considerate le motivazioni addotte, sulla richiesta di scioglimento avanzata dal senatore concepitosenza peccato originale, riconducibili all’esistenza di legami di parentela(veri o presunti) o frequentazioni con soggetti pregiudicati, quindi controindicati, non risulterebbero costituire ragione sufficiente a giustificare l’ipotesi di uno scioglimento, di un’Amministrazione Comunale, se non accompagnata dalla dimostrazione di “condizionamenti nell’aggiudicazione di appalti e/o forniture affidati dall’Ente ad imprese sospette e non in possesso della certificazione antimafia”; un principio fortemente sottolineato nelle sentenze del Consiglio di Stato proprio in relazione agli annullamenti degli scioglimenti, per presunta infiltrazione mafiosa, relativi ai comuni di Cirò e di San Cipriano d’Aversa.
Per continuare in una narrazione corretta, visto che non è il caso di affidarci alle fake messe in giro da queste perverse opposizioni e tenuto conto che nulla di ciò sarebbe emerso dal lavoro della Commissione, teniamo a sottolineare che, nelle prossime ore, sarà nostra cura procedere alla pubblicazione di un elenco degli atti prodotti, da Cimmino ed i suoi, contro lo strapotere dei clan e che, secondo la dinamica cronologica amministrativa, risulterebbero essere stati elaborati da amministrazioni che nulla hanno di che spartire con quella di Cimmino che, da ben tre anni, sta operando nell’esclusivo interesse della cittadinanza stabiese. La LEGALITA’, non solo si PREDICA MA, SI PRATICA !
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