(Red) – Correva l’anno 2009 quando, a seguito della scadenza del mandato, Luigi Vingiani lasciava la presidenza del Cda di Terme di Stabia per essere sostituito, attraverso la nomina dell’allora sindaco Salvatore Vozza, con la figura di un Amministratore unico individuato nella persona di Salvatore Iovieno. La nomina fu perfezionata il 31 agosto del 2009 e fu così che, appena pochi mesi dopo, il novello “Profumo” figlio prediletto della “finanza creativa stabiese” riuscì ad abbattere, con un colpo di vera magia, le copiose perdite registrate, con continuità, per ciascun anno al termine di ogni esercizio finanziario. E’ difficile capire e comprendere, per tutti noi comuni cittadini, la dinamica di un bilancio; in particolare poi per un bilancio molto complesso come quello di Terme di Stabia, un rendiconto che improbabilmente qualcuno tra noi, al netto degli addetti ai lavori naturalmente, abbia mai avuto modo di poter leggere e magari tentare di approfondirlo per comprenderne contenuti e prospetti. Due dati però emergevano in maniera inconfutabilmente chiara agli occhi dell’osservatore, finanche agli occhi di quello più sprovveduto, ed erano sicuramente rappresentati dalle cifre del fatturato aziendale in rapporto a quelle relative al costo del personale. Ma di questo ne abbiamo ampiamente parlato nel corso di un decennio circa, mentre la nuova situazione relativa alla chiusura delle indagini sulla “bancarotta”, terminate dopo circa sei anni, ci impone di dover valutare il provvedimento relativo al procedimento N° 9368/16 iscritto al R.G. delle notizie di reato ai sensi del 415 bis del c.p.p..
Al primo posto del lungo elenco di avvisi di garanzia compare il nome di Iovieno Salvatore, ed a ben guardare il provvedimento risulta pure l’unico esponente del Csx stabiese a ricevere l’avviso, mentre gli altri 10 nomi, iscritti nell’apposito registro, sarebbero stati nominati, secondo alcuni esperti “professionisti della politica locale”, dal Cdx stabiese. Un elenco di nomi che, secondo le modalità adottate dal p.m. Nuzzo, sembrerebbe monco nella parte che attiene la gestione della partecipata fallita, almeno per quanto concerne le responsabilità dirette che avrebbero determinato il “crac” della società del solaro che, solo per ricordarlo, ha pienamente deciso il licenziamento di circa 100 lavoratori a tempo indeterminato e la perdita di lavoro per circa 130 stagionali. Appare quantomeno singolare che il sindaco predecessore di Bobbio, pur essendo titolare del potere di direzione e coordinamento di Terme di Stabia S.p.A. –ex art. 2447 c.c. e socio di minoranza per l’1,98% del capitale sociale di Terme di Stabia – nonché titolare del 100% quale socio unico di Sint (a sua volta titolare del 98,1% del capitale sociale della società Terme di Stabia), sembrerebbe non essere stato nemmeno sentito sulla grave crisi delle due società, e possibilmente insieme alla ex Amministratrice Unica di Sint dell’epoca, tanto al solo fine di tentare di comprendere se questa grave situazione finanziaria avesse origini ancora più lontane nel tempo. O no? E la posizione di “SuperMario Marasca” che, principe della finanza creativa stabiese e titolare indiscusso nella gestione della vita economica dell’Ente comune comprese tutte le partecipate, ha svolto tutti i ruoli apicali possibili per circa un ventennio? Poniamo questi interrogativi, a nostro avviso fondamentali, al solo fine di contribuire a fare chiarezza su di una vicenda che in questi ultimi tempi sembra usata, da alcuni “politici”, in maniera strumentale per poter godere di vantaggi per la propria parte che, non bisogna mai dimenticare, governa ininterrottamente questa città dal dicembre del 1992, al netto della breve parentesi di Bobbio (circa 30 mesi) e del risultato elettorale del 24 giugno 2018. Ma è possibile che Bobbio, in appena 30 mesi, potesse determinare un fallimento per una cifra che oggi si aggira sui 13milioni di euro circa? Staremo a vedere!
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