(Red) – Il termine “camorra” buttato lì, ad ogni piè sospinto ed in ogni contesto, quasi come se ogni gesto, ogni azione, ogni evento, sia riconducibile alle trame balorde della criminalità organizzata. Una camorra che, e questo è vero, offende e mortifica il nostro territorio, una piaga abnorme ancora ben lungi dall’essere scardinata. Ma occorre saper distinguere, per evitare di mescolare vicende che non hanno nulla a che vedere con i tentacoli criminali della camorra.
È il caso della vicenda che vede protagonista l’ex consigliere comunale Andrea Di Martino, che appena l’altro giorno ha denunciato il taglio dell’ombrellone all’esterno del locale che gestisce in via Mafalda, parlando di “intimidazioni da camorristi”. Un gesto che indubbiamente va condannato in tutte le sue forme, e in tal senso ci associamo alla solidarietà nei confronti del Di Martino. Ma occorre contestualizzare il tutto per evitare che l’abuso della parola “camorra” possa confondere il cittadino.
A fornire un chiarimento, in tal senso, è il commento dell’utente Facebook Giacomo Ottone, che racconta di “schiamazzi notturni, risse, discoteca a cielo aperto, parcheggio selvaggio e consumo di stupefacenti” che imperversano nel “triangolo delle bermuda di Castellammare di Stabia, ovvero via Kolbe, via Mafalda, via Novembre”. Una vicenda raccontata in ogni singolo dettaglio dall’utente in questione, che prosegue: “La sua coop come si può leggere sul web è dedicata alla protezione delle persone vulnerabili quali donne, anziano, violenze di genere, persone portatrici di disabilità e persone svantaggiate. Bene, pensi che in quel posto ci sono più di 40 famiglie ‘svantaggiate’ di lavoratori onesti che ogni sera sono costretti a chiamare le forze dell’ordine e come se non bastasse a prendersi insulti e cori di sbeffeggio provenienti dalla sua clientela quando si chiede gentilmente un minimo di rispetto per chi riposa la notte”.
Il signor Ottone descrive una situazione a tratti insostenibile, parlando di tante famiglie in difficoltà “perché dopo anni e anni di quieto vivere in affitto sono costrette a dover pensare di cambiare casa e tra queste ci sono proprio i ‘vulnerabili’ che sono letteralmente presi in ostaggio visita l’impossibilità economica di pensare a un cambiamento di zona”. Una ricerca di solidarietà definita “fuori luogo”, accompagnato dal consiglio spassionato di “un giro di ispezione al locale nei fine settimana a qualsiasi ora della notte”.
“Venendo alle conclusioni – termina l’utente nel suo commento social – io credo che il gesto che lei ha tanto pubblicizzato e fatto pubblicizzare per quanto sia da condannare non ha niente a che vedere con la camorra ma sia solo riconducibile alla disperazione delle persone che lei stesso difende nei suoi post per una Castellammare migliore. Una Castellammare che certamente non ha bisogno di altra ipocrisia”. E chest’è!
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