(Red) – Alcuni ex-consiglieri comunali di opposizione, appena alcuni giorni fa, scrissero una lettera-documento indirizzata ai Commissari Prefettizi, che da marzo governano la città, sulla questione Sint in coda alla sentenza della Cassazione pubblicata nei primi giorni del mese di agosto. Una sentenza che ha visto soccombere la Sint accogliendo in toto le ragioni degli ex-termali indebitamente licenziati il 22 luglio 2015. A differenza degli altri documenti sottoscritti, nell’arco dell’intera consiliatura appena trascorsa, non è sfuggito ai più attenti osservatori che il numero delle firme, in calce al predetto documento, risulta essere notevolmente diminuito rispetto a quelle apposte a margine dei numerosi documenti inviati in precedenza. Infatti, sono rimasti solo in quattro a sottoscrivere un documento impreciso e lacunoso nella dinamica del narrato che evidenzia, senza alcun ombra di dubbio, la superficialità di uno “pseudo-gruppo di ex consiglieri” poco incline alla lettura degli atti e l’assenza di una memoria storica a supporto di una narrazione che, in maniera strumentale, travisa fatti ed avvenimenti. Inoltre, per quanto riguarda la mancata sottoscrizione del documento inviato ai Commissari Prefettizi, non vorremmo pensare che questa carenza, da parte di Iovino (PD) e Nastelli (Uniti per Stabia), sia da addebitare ad una precisa scelta “discriminatoria”, operata dai firmatari, avverso questi due ex-consiglieri, anche loro convocati in Tribunale e proposti per l’incandidabilità, preso atto che almeno uno dei firmatari risulterebbe avere rapporti di “parentele e/o frequentazioni scomode” che solo grazie ad una “fortuita dimenticanza”(nella trascrizione della Relazione redatta dalla Commissione di Accesso) non sarebbe entrato nel novero dei 14 consiglieri che compariranno l’11 di ottobre davanti alla Prima Sezione del Tribunale di Torre Annunziata. Ma, tornando ai fatti, alla luce di quel “fantasioso documento” inviato ai Commissari, il Coordinamento cittadino di Forza Italia attraverso una dura nota ha replicato: “Prima puntano il dito. E poi nascondono la mano. Ci è toccato leggere, nostro malgrado, un documento prodotto da quattro consiglieri uscenti, degno dei migliori film di fantascienza. Loro che hanno depredato il patrimonio delle Terme di Stabia con vent’anni di malgoverno, oggi provano a dare lezioni e a raccontare una storia fatta di ombre e fantasmi, occultando gli scheletri ancora ben riposti e conservati nei loro capienti armadi. E’ opportuno pertanto rinfrescare la memoria ai nostri quattro prodi, ricordando come sono andati i fatti. La decisione di alienare una parte del patrimonio immobiliare, per far pronte all’enorme mole debitoria che gravava su Sint, risale al 2014 quando una delibera della giunta di centrosinistra di Nicola Cuomo autorizzava alla vendita dei beni ritenuti “non strategici”, dando il via alle prime vendite che si sono concretizzate negli anni a seguire, ancora con un’amministrazione di centrosinistra. E l’allora vicesindaco Andrea Di Martino, dopo il flop del suo project financing, proprio su Terme dichiarò di aver sancito la rottura con i vertici del Pd locale, dimettendosi e sostenendo di essere un sostenitore ardito dell’applicazione della riforma Madia per la partecipata comunale Sint, per la quale a suo avviso era necessaria la messa in liquidazione. Una valutazione che, di fatto, contrastava con la visione sia del sindaco dell’epoca sia del suo “collega” Tonino Scala, come quest’ultimo asseriva in campagna elettorale. E’ opportuno ricordare altresì, che in occasione del fallimento di Terme di Stabia spa era stato l’allora amministratore unico di Sint, nominato da Cuomo, a trasferire a Sint soltanto gli immobili e non l’intera azienda (lavoratori inclusi) che il Tribunale ha ritenuto invece parte integrante di quel “compendio aziendale”. Ma veniamo a noi. La liquidazione di Sint non è stata una scelta univoca dell’amministrazione Cimmino, bensì un’eredità raccolta dal commissario prefettizio a maggio 2018, con annesso l’elenco dei professionisti che avevano partecipato alla manifestazione di interesse indetta durante la gestione commissariale. La nomina di un commissario liquidatore è stata dunque una diretta conseguenza delle valutazioni effettuate da un Prefetto, a fronte dei pareri tecnici recepiti, dopodiché si è giunti alla vicenda odierna. I lavoratori hanno deciso di presentare ricorso, respinto in primo grado con l’applicazione del rito Fornero. E poi il liquidatore Sica optò per cambiare legale, dal momento che lui stesso asseriva, documenti alla mano, che il suo preventivo di 90mila euro per il processo di primo grado non fosse ulteriormente sostenibile per le casse di Sint per le ulteriori sessioni di cause a seguire. Una valutazione di cui l’amministrazione di Cdx si è limitata a prendere atto, lavorando piuttosto sul fronte della riapertura delle Terme: in primis attraverso la stesura di un protocollo d’intesa con Mise e Regione Campania che il ministero ha accolto con favore ed entusiasmo, non altrettanto la Regione che da febbraio 2021 in poi ha rinviato la discussione alle “calende greche”, nonostante numerosi solleciti. E non vorremmo mai pensare che questo “tentennamento” sia avvenuto sotto pressione dei riferimenti locali del centrosinistra. In secondo luogo, l’amministrazione è riuscita ad intercettare 12 milioni di euro per la riqualificazione delle Antiche Terme, consentendo di renderle più appetibili per gli investimenti dei privati. E in quest’ottica era già stato programmato un bando aperto ai privati, con l’introduzione di una premialità per chi avesse assunto i lavoratori termali che erano stati esclusi dal ciclo produttivo. Una risoluzione pacifica della vertenza, che avrebbe valorizzato le Terme e salvaguardato i lavoratori. Fatti, non chiacchiere. I quali sono il frutto di un lavoro intenso per rimediare a decenni di inerzia e di scelte errate e per sopperire anche ai tentativi di minare un percorso virtuoso che evidentemente il centrosinistra non gradiva, abituato com’è al consueto assistenzialismo ad oltranza senza mai garantire prospettive occupazionali al nostro territorio. Un lavoro che resta intatto e che siamo certi troverà riscontro, per salvare il salvabile e offrire una speranza di rinascita alle Terme e a decine di famiglie infangate, stuprate e martoriate nella dignità”. Una replica che non fa una grinza, che evidenzia l’approssimazione di una classe politica “inesistente”, considerata la mancata conoscenza dei fatti e la “pigrizia intellettuale” di leggere atti e documenti di una ordinaria storia amministrativa raccontata da 4 personaggi in cerca di autore!
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