(Red) – Una meravigliosa giornata di sole ha fatto da sfondo alla convocazione, davanti alla I^ sezione del Tribunale di Torre Annunziata riunito in seduta collegiale e presieduto dalla dottoressa Lopiano, dei 14 ex amministratori stabiesi convocati per essere sottoposti al procedimento per incandidabilità, intentato e promosso dal Ministero dell’Interno rappresentato dall’Avvocatura distrettuale dello Stato, nella semplice qualità di “legittimati passivi della procedura”.
Purtroppo, così come abbiamo avuto modo di raccontare sulla nostra testata, un grave errore è stato commesso nella tentata notifica dell’atto di convocazione ad una parte, coinvolta nel procedimento, che ha dato luogo ad un vero e proprio confronto “in punto di diritto” che ha avuto luogo nell’aula Severino, un cognome fortemente evocativo considerata la natura del procedimento. Ad aprire le danze di questo serrato confronto è stato l’avvocato De Stefano che, ringhiando e piazzando un deciso colpo da gran maestro, ha sollevato una “pregiudiziale di inammissibilità del procedimento alla luce della mancata notifica dell’atto di convocazione all’ex-assessore Esposito. Un doppio fallace tentativo, esperito attraverso l’invio di una raccomandata a mezzo ufficiale postale, recante a monte un errore, tanto pacchiano quanto pregiudizievole per la buona riuscita del tentativo, costituito dalla mancata indicazione del numero civico a completamento dell’indirizzo del destinatario. Un atto di comparizione che è stato elaborato dal Ministero dell’Interno, e inviato dall’Avvocatura dello Stato ad un indirizzo privo del numero civico, lascia quantomeno perplessi al punto da chiedersi: Ma questa via Canapini, in quel di Roccacinquemiglia (Castel di Sangro), quanti chilometri è lunga e quante centinaia di migliaia di abitanti vi abitano lungo quella strada? Abbiamo provato a chiedere a Google che, da vero amico, ci ha fornito le seguenti notizie: Roccacinquemiglia è un borgo a 1100 metri di altitudine e abitato da 200 cittadini, con 16 strade tra cui via Canapini con ben 18 numeri civici. Alla luce di questi dati, e considerato il flusso dei servizi postali tenendo conto della densità abitativa della zona (dovrebbe essere abitata da circa 13 famiglie e/o cittadini) ne deriva che non poteva essere tanto complicato assumere informazioni per un agevole e sicuro recapito di un atto giudiziario da parte anche del più inesperto ufficiale postale.
Ma, tornando a bomba, a ruota dell’avvocato De Stefano sono immediatamente intervenuti con fermezza e determinazione gli avvocati Ylenia Zaira Alfano, l’avvocato Siniscalchi ed il Cassazionista Rocco Travaglino che, senza alcun dubbio o esitazione, hanno reiterato la pregiudiziale di inammissibilità e la relativa estinzione del giudizio per gli stessi motivi addotti dal collega in precedenza. A questo punto, il rappresentante dell’Avvocatura è apparso evidentemente frastornato, davanti alle motivazioni ben rappresentate dalle parti convocate in giudizio, e continuando a ignorare quello che accadeva intorno a lui continuava, imperterrito, a richiedere il giudizio in contumacia e/o in subordine l’esclusione dal procedimento dell’ex-assessore.
Il collegio, a margine dell’udienza, si e’ riservato sull’eccezione pregiudiziale inerente l’inammissibilità ed estinzione del giudizio non avendo l’avvocatura notificato l’atto nei termini concessi in precedenza ad altra parte che oggi non è comparsa né si è costituita in giudizio. E’ stato concesso un termine di trenta giorni per il deposito di note sulla questione detta. Il processo, a questo punto, rischia seriamente di estinguersi per colpa di un’avvocatura “pasticciona” che, non solo non è riuscita a notificare l’atto di comparizione, ma non ha neppure chiesto in che modo eseguire la notifica.
E se questo doveva risultare un “Megaprocedimento” istruito per chiedere l’incandidabilità di 14 ex-amministratori di un comune sciolto per presunte infiltrazioni camorristiche, sarebbe appena il caso di ricordare che “L’infiltrazione ed il condizionamento degli apparati pubblici sono confermati dai provvedimenti di accesso ispettivo disposti dal Ministero dell’Interno e dal conseguente scioglimento di alcune amministrazioni locali in costanza di accertate ingerenze della criminalità organizzata nel funzionamento degli Enti”. E nel caso del comune di Castellammare di Stabia, così come si evince dalla carenza oggettiva di atti amministrativi che avrebbero favorito consorterie criminali oltre all’assenza di un concreto riscontro di “accertate ingerenze della criminalità organizzata nel funzionamento dell’Ente”, risulta ormai chiaro che la matrice dello scioglimento è da addebitare solo ed esclusivamente ad una questione di esigenza di una ben individuata parte politica.
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