(Red) – E’ davvero paradossale che trascorsi venti mesi, in una città dove l’amministrazione comunale è stata sciolta per presunte infiltrazioni camorristiche confermata i primo grado dalla motivazione del Tar “E’ più probabile che non”, nonostante non sia emerso un solo atto amministrativo volto ad agevolare e/o favorire l’infiltrazione delle diverse consorterie criminali locali nei gangli della Pubblica Amministrazione stabiese. A dire il vero, e tanto è verificabile attraverso un accurato controllo degli atti amministrativi, la Commissione Straordinaria nominata dal Ministero dell’Interno ha continuato a governare, per la stragrande maggioranza delle decisioni assunte, sulla scorta degli atti amministrativi e dei progetti elaborati e prodotti dall’Amministrazione disciolta il 27 di gennaio del 2022. La premessa “continuità amministrativa” è stata, nei fatti, ancora di più supportata dalla stessa squadra di Dirigenti e funzionari che sotto la direzione della stessa Segretaria Generale, particolare questo di non poco conto, sono stati addirittura premiati dalla triade Commissariale attraverso il riconoscimento del premio di produttività, ossia con l’erogazione di una importante gratificazione economica elargita a seguito del conseguimento degli obiettivi prefissati. Vicenda questa ben nota ai nostri lettori appassionati della verità. Inoltre, ancora più stravagante appare l’atteggiamento di “una certa giustizia” che, a differenza dei comuni di Torre Annunziata e Caivano dove si sono registrati arresti di ex-amministratori cd ex-dirigenti nonché di alcuni dipendenti comunali, in assenza non solo di atti amministrativi “irregolari” e di qualsivoglia avviso di garanzia e/o iscrizione nel registro degli indagati presso la Procura Oplontina (per non parlare poi di improbabili arresti) ha comunque deciso e confermato di sciogliere il Consiglio Comunale stabiese quando, in un recente passato, attraverso le dichiarazioni di un pentito ritenuto affidabile e credibile, nonostante il fiume di dichiarazioni rilasciate (a partire da ottobre dell’anno 2011) sulle indicazioni di voto ricevute dal proprio capo e senza tener in alcun conto dell’arresto di alcuni funzionari comunali accusati di aver intascato cospicue tangenti da ditte e cittadini, nessuna azione parrebbe essere stata messa in campo per arginare e combattere questo insidioso quanto pericolosissimo fenomeno, neppure alla luce degli efferati omicidi di Gino Tommasino e del giovane parcheggiatore alla Palombara in via Acton. Tanto per non parlare poi dell’inquietante silenzio calato intorno alla compravendita dei voti (fatto risalente alle comunali del 2016) e della torbida vicenda accaduta nella sezione 44 (durante le consultazioni comunali del 2018) , insomma due avvenimenti che, oltre ad essere rimasti fuori dalla relazione redatta dalla Commissione di Accesso, sembrano essere sprofondati nelle infide ed argillose sabbie mobili della malagiustizia. Nell’attesa di una coraggiosa sentenza del Consiglio di Stato e di quella del Tribunale Civile oplontino sull’incandidabilità, bisogna sottolineare che al contrario, in questi ultimi tempi, cioè da quando il numero dei collaboratori di giustizia stabiesi (ex-camorristi) sembrerebbe essere cresciuto in maniera esponenziale, emerge la sensazione che alcuni filoni d’inchiesta stiano riaffiorando all’attenzione della Magistratura e che, anche alla luce di inconfutabili segnali “romani” e non stornelli, si potrebbe fare finalmente luce in via definitiva, sui reali rapporti e/o collusioni casomai intrattenuti da alcuni politici con il malaffare stabiese, rapporti evidentemente consolidati che, chiaramente, sono da ricercare nella storia di ben altre formazioni politiche che hanno amministrato, in ogni caso, la città di Castellammare nell’ultimo trentennio. Nel frattempo, e sempre in attesa del giusto tempo, i cittadini stabiesi attendono, sempre fiduciosi, l’esito della valutazione dei fascicoli lavorati dai Tribunali attraverso un lento ma laborioso esame degli atti, auspicando che questo percorso si possa concludere con la vittoria finale della verità Manzoniana su quella poetica. E chest’è!
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