(Red) – Uno scioglimento per presunta infiltrazione camorristica che, nel corso di due anni e mezzo è stato sconfessato dal Consiglio di Stato e dalla sentenza della Corte di Appello di Napoli dai “presunti fatti” riportati dalla CdA, è arrivato alla fine del suo iter per “partorire” una sentenza al 29 maggio 2024, ossìa ad una settimana circa dal voto per il rinnovo del Consiglio Comunale, ed è chiaro che non può interessare più a nessuno dei ricorrenti che, in questi 30 mesi, hanno disperatamente e inutilmente cercato “GIUSTIZIA”. Una Giustizia calpestata ed usata da apparati di partito che, solo per motivi e interesse di parte, hanno preteso l’infamante scioglimento per infiltrazione. A questo punto, considerata la sopravvenuta carenza, è arrivata la richiesta degli interessati al Tar Lazio di “risparmiarsi” un lavoro inutile e ormai senza alcun senso. Cimmino ci ha tenuto a sottolineare, attraverso un post sul suo profilo social, le ragioni di questa scelta scrivendo:

“Avremmo voluto tutti che si arrivasse alle elezioni con una sentenza chiara e netta riguardo alla vicenda dello scioglimento del consiglio comunale. Avremmo preferito che i dubbi fossero dissolti, anche alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato, per carenza di motivazioni, la conferma dello scioglimento in primo grado da parte del Tar, con un dispositivo che rappresenta una pietra miliare per noi e che esprime con assoluta chiarezza elementi e concetti che hanno fatto giurisprudenza e hanno fatto storia. Avremmo voluto che la città si recasse alle urne senza quella triste macchia che l’ha accompagnata in questi due anni e mezzo di commissariamento.

Visto il dilatarsi dei tempi per giungere ad una decisione definitiva, abbiamo chiesto al Tribunale di “dichiarare la sopravvenuta carenza di interesse al giudizio” in quanto nel frattempo erano state indette le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale ed era venuto meno l’interesse alla decisione del ricorso. Il Tar nelle scorse ore ha accolto la nostra richiesta e ha dichiarato improcedibile il ricorso per sopravvenuta carenza di interesse.

La giustizia ha i suoi tempi, le sentenze si rispettano sempre. Ma oggi, probabilmente, senza quel furioso (i cui motivi restano oscuri, nonostante tutto) accanimento politico e mediatico, staremmo vivendo un’altra storia. Abbiamo lottato in silenzio, senza mai eccedere, con la consapevolezza di essere sempre stati corretti, onesti, puliti e trasparenti in tutto e per tutto. E di aver amministrato questa città con tutto l’amore e la passione possibile e per il solo interesse dei cittadini stabiesi. A parlare chiaro è la sentenza del Consiglio di Stato, così come le recenti decisioni della V sezione della Corte di Appello del Tribunale di Napoli che ha cancellato l’incandidabilità nei confronti dell’assessore Fulvio Calì e del presidente del consiglio comunale Emanuele D’Apice.

Le basi su cui si fondava quello scioglimento, intanto, si sono pian piano sgretolate, mentre i dubbi e l’amarezza restavano intatti al pari del triste marchio che la città non meritava”.


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