(di Francesco Fusco) – PIMONTE. La comunità pimontese ritrova la chiesa di San Sebastiano, tra i più antichi edifici sacri del paese. Il complesso parrocchiale della frazione Franche, fondato nel XVI secolo, è stato riaperto al culto dopo 12 mesi di lavori finanziati e svolti dagli stessi fedeli. La riapertura della chiesa è coincisa con una solenne liturgia, presieduta da monsignor Francesco Alfano, vescovo dell’Arcidiocesi Castellammare – Sorrento, e da don Vincenzo Donnarumma. Numerosi i fedeli che hanno assistito alla celebrazione eucaristica: presenti anche le autorità istituzionali e militari del territorio. “Per la nostra comunità si tratta di un evento da non dimenticare – ha affermato don Vincenzo -. La riapertura di una chiesa significa raccogliere un’eredità storica che riempie di commozione e – ha aggiunto – sono felice di condividere questo momento di gioia con la comunità”. Il vescovo Alfano ha ringraziato invece i tanti fedeli che, contribuendo alla causa della chiesa con i lavori di consolidamento statico e di restyling generale, hanno consentito a tutta Pimonte di ottenere un risultato straordinario. “La diocesi – ha affermato – si arricchisce di un nuovo gioiello ed un grazie particolare va a tutte le persone che hanno consentito, in tempi brevi, di realizzare questo sogno”. Subito dopo la messa, in un’atmosfera gioiosa e di grande partecipazione popolare, si è svolta la processione che ha interessato tutte le strade della piccola frazione collinare. In serata, poi, lo spettacolo pirotecnico che ha concluso la manifestazione. Ma per un edificio religioso che riapre ce n’è un altro che, invece, resta desolatamente chiuso ormai da 34 anni. Sempre da Pimonte infatti don Gennaro Giordano ha rivolto un nuovo appello alle istituzioni per riaprire la chiesa madre di San Michele, chiusa nel 1980 a seguito delle ferite causate dal terremoto. Oggi è stata recuperata soltanto un’ala dell’edificio, destinata esclusivamente alla celebrazione di alcuni matrimoni. Ma la chiesa vera e propria resta ancora inagibile. “E’ un triste record per la nostra comunità – afferma il giovane sacerdote -. Non voglio più essere un parroco da container, visto che dal 1980 quasi tutte le funzioni religiose continuano a svolgersi in un fabbricato di via Oratorio adibito a chiesa”.
comments (0)