(di Carlo Carrillo) – A circa un mese, dall’ultimo incontro tenutosi il 19 dicembre, il Centro Laser convoca il personale a tempo indeterminato delle Terme di Stabia per procedere al completamento di tutti gli adempimenti necessari alla prosecuzione del rapporto di lavoro tra i lavoratori e l’azienda affidataria, alla luce del percorso, e del risultato, conseguente al bando di affidamento temporaneo conclusosi nel mese di ottobre dell’anno appena trascorso. Un atto dovuto, quello attivato dal Centro Laser, in considerazione di una precisa volontà mirante a voler riavviare finalmente le attività dello stabilimento del solaro, ormai ferme da troppo tempo. Nel frattempo si stanno verificando una serie di eventi a dir poco stravaganti, e preso atto che questa azienda è ormai alla ricerca della realizzazione di una privatizzazione da ben dodici anni, ricordiamo che il primo progetto partì dall’amministrazione di centrosinistra del sindaco Salvati con il supporto dei confederali, con ben tre tentativi (e circa due milioni di euro dilapidati) andati a vuoto, oggi bisogna registrare che, in presenza di un imprenditore locale interessato a metter mano, anche se per il momento a tempo definito, alla ripresa delle attività di un’azienda chiusa, dalla bieca cecità di politici pasticcioni ed inetti, parecchi pseudopolitici e sindacalisti smaliziati stanno tentando di ostacolare la realizzazione di quello che potrebbe rappresentare, per i laboratori e per i cittadini, la ripresa di un’attività lavorativa che potrebbe riavviare anche la filiera dell’indotto (ricettività) collegato all’azienda del solaro. Tanto appare attraverso comportamenti, dichiarazioni, ammiccamenti e minacce, di chi, secondo quelli che sono i compiti di istituto, dovrebbero tutelare i lavoratori ed i relativi posti di lavoro. Voler impiantare questioni di “seta setella” attraverso spigolosi atteggiamenti, degni della peggiore e deleteria burocrazia, che richiamerebbero ad una convocazione viziata in quanto non esperita secondo i tempi dettati dal 2112, dopo averne discusso ampiamente per le vie brevi ed addirittura averne condiviso il percorso, ci invita ad approfondire e riflettere bene su quanto sta accadendo. Questi interlocutori (Cgil, Cisl e Uil) sono quegli stessi che, attraverso delegati aziendali di comodo, firmarono l’accordo (non un ipotesi) di esodo con il trasferimento del posto di lavoro dal padre, che uscendo, lasciava il posto al figlio. Questo accadeva nel lontano 1991, l’unica sigla che prese le distanze da questa operazione fu la Cisl, ma in seguito si conformò al modus partecipando al “festino” a piene mani. Sono le stesse organizzazioni che per un trentennio hanno “cogestito”, allo stesso livello le clientele con i politici inetti ed incapaci, procurando, anche e non solo attraverso il mancato rispetto dell’articolo 20 comma C del C.C.N.L, perdite di esercizio superiori ai Trentamilioni di euro dal 1992 al 2010. La premessa è fondamentale per tentare di capire chi dovrebbero essere, ad oggi, gli interlocutori di questa amministrazione senza spina dorsale che ha, con le sue guerre intestine, fallito nei tempi e nella coordinazione la conduzione di un processo gestionale trasparente mirante alla salvezza dell’azienda ed alla tutela del “bene lavoro”. La posizione intrapresa dai sindacati in questa fase, da registrare l’assenza dei tre responsabili aziendali alla chiamata dell’affidataria nella mattinata di ieri, a differenza di quella silente e complice assunta durante la formazione della cooperativa “pentastellata”, potrebbe lasciar pensare che questo privato, non avendo alcuna intenzione di governare l’azienda sul modello di gestione dei politici, possa essere uno scomodo interlocutore per la gestione di clientele che per anni hanno fatto la fortuna di questi “signori del lavoro”. Tanto in dispregio della salvaguardia occupazionale di circa cento posti di lavoro e, probabilmente, di memoria corta rispetto ai gravissimi fatti venuti alla luce nel Salernitano appena un anno fa. Staremo a guardare! (continua)
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