(di Frank Tracchia) “Pochi minuti fa ho appreso che si era consumato il secondo episodio del calvario giudiziario che si sta svolgendo, ormai da sei lunghi anni, negli uffici giudiziari di Torre Annunziata”, apre così su Facebook, stile martirio, il giudice del tribunale civile di Nocera Inferiore, Luigi Bobbio, condannato nella serata di ieri ad anni 1 (uno) e mesi 4 (quattro) di reclusione (pena sospesa) più interdizione (la seconda nel giro di un anno) dai pubblici uffici. Un giudice di sede civile che, purtroppo, continua ad imbarazzare il presidente del tribunale di Nocera Inferiore, Catello Marano; che avrà letto dalla rassegna stampa oggi, dell’ennesima condanna – precisamente la terza e non la seconda come sostiene Bobbio nel post su Facebook – che continua così: “Una sentenza ingiusta e immotivabile, in insanabile conflitto e contrasto con i fatti e con le prove”, parole gravissime quelle del giudice della sezione fallimenti immobiliari del presidente Marano,

che viene meno ai più elementari principi di etica e morale, che dovrebbe quantomeno osservare ogni giudice degno della toga che indossa, specialmente quando si tratta di giudizi sommari pubblicati sui social network, su colleghi di sezioni penali, che innescano liti temerarie. E le parole del giudice civile condannato per corruzione ad 1 anno e 4 mesi; quindi pluricondannato a 3 anni e 6 mesi  per diffamazione e abuso d’ufficio in primo grado, scorrendo scorrendo, si fanno sempre più pesanti nei confronti dei colleghi del tribunale di Torre Annunziata verso i quali, pensate un po’, Bobbio cerca di compiere anche una lectio magistralis: “Provo per questa sentenza, da giudice e da giurista, dispiacere per chi l’ha pronunciata. Ai lettori più tecnici non sfuggirà che una condanna a un anno e quattro mesi, a fronte di una richiesta del PM di tre anni e sei mesi, senza generiche, è la classica mezza misura di coloro che ti “devono” condannare ma senza crederci.”
Un martire? Ah, saperlo! Quello che noi sappiamo è che, tuttavia, ci sembra solo l’ennesimo delirio di onnipotenza di un ex politico, caduto da cavallo per mano di parte della sua stessa maggioranza e dell’opposizione perché la sua “cricca” di compari e comparielli – come ci hanno raccontato altri togati dei quali Bobbio sostiene nello stesso post di non avere alcuna stima – spolparono una partecipata del Comune di Castellammare. Un giudice al quale viene ancora data la possibilità di giudicare, quando dovrebbe solo redimersi per gli errori commessi dal 2010 al 2012 e lo stocco mangiato con i soldi pubblici dei cittadini stabiesi ai quali, pensate un po’, fece pagare anche un debito personale verso Equitalia, fornendo una consulenza a chi avrebbe provveduto poi ad estinguergli il debito. Un vero romanzo criminale, come sostengono i togati di Torre Annunziata.

1. Continua

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