(di Carlo Carrillo) – Dopo il manifesto politico, comparso nei giorni precedenti sui muri della città, lunedi sera sulla sede del P.D. stabiese c’era molta agitazione, oltre a numerosi soci e simpatizzanti renziani. Gli effetti derivanti dal “contenuto politico” del manifesto si sono rivelati, a dir poco, disastrosi per il P.D. senza tenere conto del naturale riverbero per ricaduta che pesa tanto sul piano amministrativo. Il tutto in prossimità di una consultazione regionale che si annuncia spigolosa e difficile. Ma andiamo con ordine. Il manifesto politico, elaborato dal gruppo riformista stabiese, nasce alla fine di una seria ed attenta analisi politica della situazione interna al P.D. che, secondo i frondisti, risulterebbe “gestito in maniera asfittica e inconcludente dal ‘segretario’ e dai gruppi di potere che lo sostengono, senza confronto, bloccato da veti incrociati, personalismi, e vetuste logiche di parte, che denotano l’incapacità di esercitare il ruolo di partito di governo e raccogliere la sfida impegnativa di cambiamento della nostra città. Ad un Partito inesistente non può che corrispondere un’Amministrazione allo sbando”. Procedendo, in modo spedito e deciso, nell’attenta analisi dei problemi riscontrati in questo anno e mezzo di amministrazione: dalla vivibilità in città alla controversia rifiuti, dal fallimento di Terme e Multiservizi agli affidamenti diretti tanto vituperati e contestati quando il PD era all’opposizione e oggi utilizzati addirittura per la cura del verde e per la scerbatura della città, dalle concessioni sull’arenile all’esternalizzazione della riscossione dei tributi, avversata anch’essa quando il principale partito del centrosinistra era all’opposizione. Le vertenze lavoro, i conflitti con i tecnici, il bilancio riequilibrato ancora in discussione e la sicurezza ai minimi storici sono gli altri pesanti problemi rilevati ed elencati nel manifesto che continua assentendo che “questo modus operandi è in antitesi con il programma elettorale con cui il PD e il centrosinistra si sono presentati agli elettori al centro del quale c’era una comunità, un’idea di cittadinanza e di convivenza basata sull’appartenenza e sulla cura del bene comune”. Mazzate sfuse ed a pacchetti che l’altro P.D. sferra in un momento molto delicato per i precari equilibri interni al partito, ma ancora più gravi ragionando sulla chiamata per associazioni, gruppi ed uomini di buona volontà avente quale obiettivo inderogabile di elaborare almeno tre proposte credibili ed attuabili per la città. Quale immagine di partito esce fuori alla luce di “apprezzamenti” che – in chiusura – attestano: “a Castellammare, in un territorio in ginocchio, stenta a delinearsi un progetto di governo per lo sviluppo locale ed il PD non è in campo” il tutto condito dalla insistente richiesta di dimissioni di Cambri, dell’azzeramento della Giunta e dall’auspicio di un precipuo ritorno alla coalizione di centrosinistra finalizzata a quel #cambiopasso che ormai non è più procrastinabile. Un partito a pezzi, dilaniato, un tentativo – quello dei riformisti – di riaprire i termini di un confronto sereno e democratico, forse siamo all’ultima chiamata ed anche all’ultima spiaggia. E mentre i riformisti chiamano? Pigromen……..nicchia!
Castellammare di Stabia 15/10/2014
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