(di Aldo Palazzeschi) – La grande speculazione. Potrebbe essere il titolo di un film, o comunque di un’inchiesta giudiziaria. E la seconda ipotesi non risulta del tutto fantasiosa. Parliamo di Terme di Stabia e degli appetiti delle forze oscure della città di Castellammare. Non solo camorra, ma soprattutto colletti bianchi e faccendieri, imprenditori dal passato poco trasparente.
C’è tutto questo dietro la mancata privatizzazione di Terme di Stabia. In dieci anni e oltre sono falliti tutti i bandi pubblicati dal Comune. E ora va in scena l’ultimo tentativo, forse davvero l’ultimo prima di essere costretti a svendere il patrimonio immobiliare della Sint. E qui che si inserisce la grande speculazione.
Ma andiamo per gradi.

Bisogna partire dalla battaglia che alcuni sindacati fanno per legare il numero complessivo di 150 lavoratori al complesso termale del Solaro. In realtà i numeri sono diversi e di gran lunga inferiori, perché chi avrebbe diritto alla clausola sociale sono soltanto gli ex dipendenti a tempo indeterminato, vale a dire chi è stato licenziato dalla curatela una volta fallita la società Terme di Stabia. E parliamo di circa 70 persone, con una buona parte che ha già guadagnato la pensione. Poi ci sarebbero gli stagionali che solo un sindacato cerca di legare ancora a Terme di Stabia, ma senza chiedere la clausola sociale. Così facendo lievita il numero dei dipendenti che chiedono di essere riassunti in caso di privatizzazione e si arriva a circa 150 persone. Un numero tale che, trapelato sulla stampa a più riprese, farebbe scappare qualsiasi imprenditore intenzionato seriamente ad investire. Con 70 dipendenti (vale a dire quelli ex a tempo indeterminato, di cui molti part-time) invece si può ragionare.
A questo punto è lecito pensare che – attraverso una manovra tutta stabiese – si faccia pressione su alcune frange delle parti sociali per rendere meno appetibile l’affare e scoraggiare gli investitori.
C’è poi un altro fattore da non sottovalutare. Nel bando di privatizzazione ci sono tre complessi, Terme Nuove, Antiche Terme e Caserma Cristallina, oltre all’Hotel delle Terme. Non si parte da una base d’asta, ma un’offerta libera. Qualcosa che potrebbe anche semplificare l’arrivo di imprenditori, ma l’obiettivo potrebbe essere molto diverso. Così facendo non si crea un precedente sul reale valore degli immobili e una volta fallita la privatizzazione qualche forza oscura stabiese avrebbe le mani libere per poter mettere le “grinfie” sui beni degli stabiesi a quattro spiccioli.
In pratica un patrimonio complessivo del valore di 100 milioni di euro lo si punta ad acquistare a circa 10 milioni di euro.
Ecco qui la grande speculazione dei predatori dei fallimenti stabiesi. Da un decennio a questa parte, purtroppo, finisce sempre così.














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