(di Daniele Di Martino) Se l’immaginava il sindaco Gaetano Cimmino le polemiche. Ma le entrate a gamba tesa anche degli alleati proprio no. Un sindaco che ha tutto il diritto di nominare la propria giunta, facoltà stabilita per legge. Evidentemente poco importa. Si è scatenato un vergognoso vortice di polemiche intorno alla nomina di Gianpaolo Scafarto, frutto di un “garantismo a fasi alterne” che la dice lunga sulla classe dirigente dei partiti tradizionali. Vecchia politica. Mentre il centrodestra stabiese riesce finalmente ad abbandonare il manuale Cencelli, secondo il principio di un assessore “ogni due consiglieri”, il Partito Democratico dà vita a una guerra mediatica senza precedenti. “Al mio segnale scatenate l’inferno” ha sussurrato il capo Matteo Renzi. Così tutti si sono accreditati con il maggiore azionista del Pd. Da Toni Pannullo, ormai ex sindaco rimasto a casa, dai segretari Costa e Tartaglione, per finire a Bassolino. E tanti altri tweet e ritweet. C’è chi ha definito addirittura “depistatore” Gianpaolo Scafarto, un ufficiale dei carabinieri che risulta essere ancora indagato e nemmeno rinviato a giudizio. Parole pronunciate nonostante la decisione della Cassazione che respinge il ricorso della Procura di Roma al Riesame, che aveva invece reintegrato Scafarto (nel frattempo sospeso) motivando così: “Sembra poco credibile che Scafarto abbia voluto falsificare l’informativa per affermare una circostanza che poco avrebbe apportato al suo intento di ‘inchiodare Tiziano Renzi alle sua responsabilità’”. Ecco perché la definizione di “depistatore” sembra davvero fuori luogo. E poi perché utilizzare soltanto stralci degli atti prodotti dalla Procura di Roma e non quelli di Riesame e Cassazione? Eppure fino a ieri erano tutti garantisti, oggi giustizialisti solo per difendere il grande capo Renzi. Meraviglia anche il “giustizialismo” una tantum di Forza Italia. De Siano ha definito la nomina di Scafarto inopportuna. Sentire queste parole da un leader di fede berlusconiana stona non poco. Vuol dire che la battaglia di garantismo che il partito del Cav porta avanti da due decenni e oltre va ad infrangersi sull’opportunità di tenersi buoni Renzi e il Pd. Eppure i forzisti non la pensavano esattamente così quando Berlusconi incassò la condanna in via definitiva per frode fiscale. Ora l’imbarazzo è diventato quello di nominare assessore un ufficiale dell’Arma indagato e non ancora a processo. Come si cambia…
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