(Marianna Simeone) – E’ bastato che una modesta ed umile neo consigliera comunale presentasse una richiesta di accesso agli atti affinché, nel comune di Castellammare di Stabia, si scatenasse un “verminaio” di quelli inimmaginabili nell’alveo di una pubblica amministrazione. Ma per capire bene la storia bisogna ricostruire attentamente l’antefatto. Dunque, nel mese di settembre 2017, durante l’amministrazione Pannullo, una delegazione di Termali stabiesi, avendo terminato il periodo della Naspi, chiese ed ottenne un incontro con un dirigente delle politiche sociali della Regione Campania. Il motivo scatenante che portò alla richiesta di questo incontro fu la scarsa attenzione, verso le problematiche di questi lavoratori rimasti senza sostegno al reddito, dell’allora assessore alle politiche sociali e lavoro del comune stabiese. Convocati in regione da questo “diligente alto dirigente” che, comprese le ragioni dei lavoratori, gli consigliò di coinvolgere l’amministrazione, e di conseguenza il sindaco in persona, al fine di poter predisporre un progetto ad hoc per ovviare alla carenza di ammortizzatori attraverso il Decreto Dirigenziale n. 6 del 29 maggio 2017, pubblicato sul BURC n. 43 del 29 maggio 2017, avente ad oggetto la presentazione di progetti di pubblica utilità. Infatti, alla luce delle indicazioni ricevute, i Termali tornarono a Castellammare ed, incontrando il sindaco in quella stessa mattinata, riuscirono a convincerlo della bontà della iniziativa. Dopo appena due giorni, i lavoratori, insieme al sindaco Pannullo e ad un funzionario del comune stabiese, tornarono in regione dove, su indicazioni precise ricevute dal dirigente regionale, decisero di avviare due progetti diversi tra loro, di cui uno a cura del Comune stabiese mentre il secondo progetto lo avrebbe dovuto elaborare la partecipata comunale Sint. Ad inizio ottobre i due bandi furono promulgati quasi in contemporanea, prima quello di Sint e con qualche giorno di ritardo subito quello comunale, alimentando in tal modo le speranze di un centinaio di lavoratori senza lavoro e senza sostegno al reddito di poter, sbarcando il lunario con questi lavori socialmente utili, portare qualche centinaio di euro a casa per almeno sei mesi. Poi la “sfiducia notarile” che sancì la caduta di Pannullo in quella piovosa notte gragnanese interruppe contatti e dialogo con un amministrazione che ormai era entrata nella disponibilità esclusiva di un gruppo di dirigenti che, avendo ascoltato raramente le esigenze dei lavoratori, avevano rivolto sguardo ed attenzioni su provvedimenti molto più interessanti del disagio sociale di chi aveva perso lavoro ed ammortizzatori sociali. Poi le elezioni comunali del 10 giugno, mentre nel frattempo(ma guarda un po’) il progetto Apu riprendeva improvvisamente in modo spedito il suo percorso fino a vedere la propria definizione, con una graduatoria di ex lavoratori in via conclusiva, che nel mese di luglio risultava ultimata ed inviata anche presso il competente ufficio regionale. Ed il progetto Apu della Sint che fine ha fatto? Semplice, è rimasto nei cassetti della unica dipendente amministrativa che doveva occuparsene. La ragione? Abbiamo provato a chiederlo all’ex A.U. di Sint, Biagio Vanacore, che in maniera informale ha risposto: ”Visto che molti dipendenti avevano sbagliato a compilare la domanda, di concerto con il sindaco Pannullo abbiamo deciso di non inviare il progetto in regione”. Per nulla soddisfatti, abbiamo provato a chiedere in giro per il comune le motivazioni della mancata presentazione del progetto Apu-Sint fino a quando un eminente dirigente, strano ma vero, non ha confermato la versione dell’ex A.U. Vanacore. A questo punto è stata prodotta una richiesta di accesso agli atti, a cura di una neo consigliera comunale, ed ecco che sono cominciati ad affiorare pezzi di mezze verità miste a bugie sfuse ed a pacchetti. Ma la verità è finalmente venuta alla luce e nonostante un bando pubblico, prodotto da una società pubblica a capitale interamente comunale, mai revocato (forse perché ci stava la consultazione elettorale per lo mezzo) siamo riusciti ad addivenire a capo dell’arcano. Il motivo è molto semplice, la Sint non poteva produrre il “Durc”, non poteva mettere a disposizione né locali né attrezzature per il progetto e, addirittura, non disponeva della possibilità di mettere a disposizione energia elettrica, acqua e……… Una domanda sovviene spontanea: Che cosa è il Durc? Il DURC è il documento unico di regolarità contributiva e serve a certificare che un’impresa sia in regola con il versamento dei contributi INPS, INAIL e Casse Edili. Il certificato unico attesta quindi che l’impresa abbia versato regolarmente tutti i contributi dovuti agli enti di previdenza, di assistenza e di assicurazione. E pertanto se non sussistevano le condizioni per poter regolarmente presentare il progetto, per quale motivo Vanacore e Pannullo hanno deciso illo tempore di prendere per “il culo” i lavoratori che avevano partecipato al bando, di cui tra l’altro avevano anche prolungato di altri dieci giorni la scadenza? Ma si può giocare così sulla pelle di chi ha perso il lavoro e si vede costretto a rimetterci anche la dignità? Noi non sappiamo se esiste la possibilità di veder configurato un reato in questo comportamento, ma di sicuro un atteggiamento così spocchioso ed arrogante non lo avevamo mai registrato in passato!
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