(di Carcar) – Castellammare di Stabia è stata, da sempre, considerata la culla della politica del golfo di Napoli, è riuscita nel corso degli anni ad esprimere parlamentari di alto profilo, ministri, sottosegretari, assessori regionali e presidenti della vecchia, ma efficace, istituzione provincia di Napoli nonché dirigenti di partito di qualità e spessore politico, personaggi insomma che hanno tenuto alto il livello del dibattito e del confronto amministrativo e politico stabiese. Questa risultava la naturale conseguenza dell’esistenza di partiti strutturati e ben radicati sul territorio, un organizzazione capillare che era in grado di intercettare i reali bisogni della cittadinanza in un periodo dove Fincantieri funzionava a pieno regime, garantendo lavoro a circa tremila lavoratori tra dipendenti diretti ed indotto, con le Terme di Stabia che in grande spolvero garantivano fatturati miliardari con notevoli ricadute anche sull’economia cittadina. Oggi è cambiato tutto, una città deindustrializzata e mai diventata città turistica con un tasso di disoccupazione altissimo, un Pil che si è assottigliato e che poggia le sue basi sul reddito dei pubblici dipendenti, su quello dei pensionati e degli ammortizzatori sociali, con sostegno al reddito, ridotti al lumicino, e la “politica” stabiese, che  sembra aver “bucato” nell’esercizio della funzione, si è ritrovata ad organizzarsi in “bande” al netto dei pochissimi partiti tradizionale che, a quanto pare, annaspano alla disperata ricerca di un ruolo e di una precisa identità. In questo scenario si sta innescando, in questo periodo particolare, la voglia di alcuni “politici” che per le comunali si “travestono da civici”, al fine di poter allearsi con chiunque gli possa garantire di vincere, di trovare una “casa partitica” dello schieramento considerato vincente e che accogliendoli nel proprio seno gli possa garantire una candidatura. Considerata la caduta verticale del P.D. e le scarse possibilità di vittoria di questo schieramento, preso atto che dai “grillini” devono stare giocoforza lontani per le note regole che disciplinano la scelta dei candidati in questa formazione, ai “nostri eroi” professionisti della “Transumanza politica” non resta altro che tentare la scalata in una formazione politica di centrodestra, ancora in via di assestamento dalle nostre zone, per non perdere il giro sulla giostra della competizione elettorale della prossima primavera che, secondo le nostre fonti, potrebbero interessare ben tre fronti, dalle europee alle regionali con, sorpresa inclusa, quelle provinciali per eleggere i rappresentanti della Città Metropolitana. Una disperata corsa alla candidatura, per non rimanere fuori dai giochi, continuando a marcare il territorio nella consapevolezza che la qualità politica non è indispensabile per governare, basta avere una “banda” efficiente e capace di far confluire voti sui candidati designati. Il colore politico conta poco, basta avere in tasca il gran pavese ed all’occorrenza sbandierarlo nella giusta coalizione. Ah, saperlo!!!

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