La questione Terme? Un boccone troppo amaro per la curatela fallimentare e per il Dott. Sequino che nel periodo ante licenziamento prospettava, immedesimandosi nella tragedia sociale ed umana dei lavoratori, un ipotesi di affidamento trentennale ad imprenditori privati volenterosi, oppure in alternativa fitti temporanei di rami d’azienda.
Il tutto prima di quell’indimenticabile 15 luglio 2015, poi una improvvisa folgorazione, da chi o cosa non è dato sapere, salvo decidere improvvisamente, con il silenzio omertoso dei sindacati e della politica, al licenziamento in blocco di tutti i lavoratori, tanto senza colpo ferire.
Prima che avvenisse tutto ciò un intenso scambio di pec, missive e messaggi, sono intervenuti nella vicenda, ma intanto il tutto è stato quasi interamente segretato. Il motivo? Semplice, per evitare che si scoprisse la verità, quella reale, nascosta interamente nei documenti.
Oggi, tutti i lavoratori, auspicano che il Dott. Sequino sia presente in aula il 22 novembre, senza addurre giustificazioni di comodo, anche perché la stampa, gli avvocati ed il Tribunale, lo hanno ampiamente informato sulla necessità di presenziare al processo e di rendere testimonianza. Una testimonianza fondamentale, secondo i lavoratori, in quanto il curatore dovrebbe spiegare, motivandole, le ragioni e le circostanze di un licenziamento che a tanti è sembrato anomalo, in quanto la verità documentale, quella che i lavoratori sono riusciti a ricostruire attraverso dei documenti, dimostra a tutto tondo che si è trattato di un “licenziamento collettivo” del tutto inconsueto.
E l’appello finale dei lavoratori, in occasione della convocazione del 22 novembre p.v., recita testualmente:” Suvvia dott. Sequino, venga in Tribunale, i lavoratori vogliono udire cosa avrà da dire, rispetto alla verità degli atti e delle testimonianze sin qui audite. Almeno, in questo caso, avrà un solo portone da varcare quello del Tribunale”!
Castellammare di Stabia lì 18 novembre 2017 I lavoratori Termali
E Forza Italia bacchetta Sequino
In questi ultimi giorni è arrivata l’auspicata ed attesa chiamata di Sequino, ai lavoratori ex termali, per fissare un appuntamento finalizzato ad ottemperare i previsti termini della richiesta di accesso agli atti del 25 ottobre presentata dalle maestranze licenziate. Immaginavo di essere stato molto cattivo nel pensare male di quest’uomo che, ad appena 60 giorni dalla prima richiesta reiterata il 25 ottobre scorso per una cavillosa interpretazione della prima istanza, si è fatto vivo offrendo la propria disponibilità a vedersi con una delegazione di lavoratori per stabilire, attenzione non per consegnare gli atti richiesti, e per verificare quali sono gli atti che potrebbero loro interessare. E provate ad indovinare un po’ per quanto ha dato la sua disponibilità a parlarne? Non occorre essere uno scienziato, o aver conseguito più lauree per poter rispondere, basta solo ricordare il giorno fissato per l’udienza che lo vede chiamato dal giudice Rocco a sedere al banco testimoniale, nel processo intentato dai lavoratori ex Terme di Stabia alla partecipata comunale Sint, ossia il 22 novembre prossimo venturo alle ore 11,30. Infatti, proprio per essere generoso, il curatore Sequino, ha fissato l’appuntamento con i lavoratori alle ore11,00 di quella stessa giornata. Una mossa che era nell’aria, si respirava sin da allora la sensazione che, dalla prima istanza presentata appena dopo il 20 settembre, si sarebbe arrivati alla data dell’udienza per poter avere, non i documenti di cui alla richiesta, ma solo un incontro per stabilire quanti e quali documenti Sequino fosse disponibile a dare in visione agli sfortunati lavoratori termali. Una melina durata “ben due mesi”, un ostracismo che, al confronto quello messo in campo dalla Svezia è roba da dilettanti, ha superato di gran lunga anche i termini dei trenta giorni previsti dalla normativa. Quindi un vero professionista della provocazione si è mostrato quest’uomo che appare dotato di una impenetrabilità di gran lunga superiore ad un muro di polistirolo di 30 cm di spessore. Alla fine, Sequino, è riuscito ad arrivare all’obiettivo che si era prefissato, cioè quello di sedere davanti al giudice evitando forse domande molto scomode che, sicuramente, sarebbero venute fuori dall’analisi della documentazione secretata e che, egli stesso, conserva gelosamente nei propri faldoni. Ma la carne al fuoco è tanta e, non è da escludere il colpo di scena, che sta sempre dietro l’angolo, infatti con un avvocato come il prof. Abignente nulla a questo punto è dato per scontato. Attenzione caro Sequino che spesso sono solo dei piccoli indizi che possono consentire alla magistratura di stabilire la verità, e nella fattispecie di questo licenziamento collettivo di “indizi” ce ne sono veramente a “Beverunn”! Buona fortuna. Carlo Carrillo Forza Italia
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