(Redazionale) – Un giovane sindacalista, esponente di un sindacato altrettanto giovane fondato appena otto anni fa, si erge a paladino di un gruppo di ex lavoratori espulsi dal ciclo produttivo del lavoro e, con arroganza ed aggressività, pretende di impartire lezioni, informazioni e finanche consigli relativamente ad una presunta, nonché irrealizzabile, soluzione mirante alla stabilizzazione di personale che, risultando strumentale e pretestuosa, non sembra tener conto del chiarimento dell’assessore al lavoro della regione Campania Sonia Palmeri che rispondendo, a settembre del 2018, ad un question-time in regione ebbe modo di spiegare testualmente: “Ho provato a far capire in maniera chiara e contro ogni becero tentativo di strumentalizzazione della misura, che:

– la misura APU ha la duplice finalità di aiutare chi non ha più alcun reddito, nonché gli enti locali , per l’attuazione di attività straordinarie e temporali;

– i limiti normativi a cui le regioni sono soggette possono essere superati esclusivamente dall’Amministrazione centrale;

– se TUTTI concordiamo sull’efficacia della misura, la stessa misura può essere FATTA PROPRIA dal Governo ( e riconosciuta come buona prassi ). Ora, a questo punto formulo io un quesito: come mai su questo ultimo punto non arrivano risposte?????”

Alla luce di quanto emerge dalla secca e chiarissima risposta dell’assessore al ramo, si evince in maniera lapalissiana che, costituendo l’APU solo uno strumento di sostegno al reddito istituito con Decreto Dirigenziale n. 6 del 29/05/2017 che è stato approvato e diramato attraverso l’“Avviso Pubblico per il finanziamento di misure di politica attiva – Percorsi lavorativi presso Pubbliche Amministrazioni di cui al D.Lgs 165/01, rivolto agli ex percettori di ammortizzatori sociali ed agli ex percettori di sostegno al reddito privi di sostegno al reddito, per favorire la permanenza nel modo del lavoro in attività di pubblica utilità come da D.Lgs 150/15”, questo provvedimento aveva l’esclusiva funzione di sostituire quei famosi e fumosi “Corsi di formazione”, talvolta fittizi, al fine di continuare ad impegnare gli ex lavoratori espulsi dal ciclo produttivo, nell’attesa che si realizzassero le condizioni di poter pianificare un auspicabile ritorno nel mondo del lavoro. Pertanto, considerato quanto in premessa, non risulta tanto difficile capire che questo atteggiamento assunto dal consigliere Nastelli prima, e supportato dal giovane sindacalista napoletano poi in veste di “professorino” della domenica, non può in alcun modo realizzare la strumentale richiesta di stabilizzazione indebitamente avanzata, preso atto che, con l’esternalizzazione dei servizi realizzati dagli enti locali, le assunzioni di queste figure professionali non rientrano, ormai da lustri, nelle esigenze delle piante organiche degli stessi comuni, almeno per quelli dalla consistenza assimilabile alla nostra città.  

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