«La lettera del ministro Fedeli al Mattino sbertuccia ancora in volta i disastri di De Magistris. Il sindaco accusa sempre gli altri, e non si prende mai una sola responsabilità. Ma almeno stavolta dovrebbe chiedere scusa, perché espone Napoli e la Campania intera all’ennesima figuraccia suoi buoni libro: i fondi per aiutare gli studenti disagiati sono nelle casse della Regione da agosto, ma a sei mesi dall’avvio dell’anno scolastico, il Comune ancora non ha fatto avere un solo euro alle famiglie che soffrono. È una vergogna, già l’anno scorso nessun ragazzo ha avuto i soldi che gli spettavano per andare a scuola (se non a luglio inoltrato), e quest’anno Giggino rischia di concedere il bis: se tutto va bene, i buoni arriveranno alle famiglie a maggio, è l’ennesima beffa di un’amministrazione incapace di aiutare i suoi cittadini».
È quanto dichiara Rivellini, candidato del centrodestra al Senato nel collegio uninominale di Torre del Greco-Castellammare. «Solo a Napoli – prosegue l’ex parlamentare – sono 12mila le famiglie povere che contano su meno di 900 euro al mese per crescere i loro figli. Hanno diritto al buono libro, la graduatoria è pronta da mesi, ci sono due milioni di euro già stanziati dallo Stato, ma nessuno al Comune si premura ancora di consegnarli ai beneficiari. E nella stessa condizione versano migliaia di famiglie torresi e stabiesi, abbandonate dalle istituzioni». «È vergognoso – prosegue il candidato del centrodestra – fare retorica sulla guerra alle baby gang e annunciare grandi piani contro la dispersione scolastica, se poi i giovani più disagiati e a rischio non riescono ad avere neppure i libri per studiare. De Magistris dovrebbe avere almeno la decenza di tacere». «Data l’incapacità di comuni come quelli gestiti da De Magistris, o di amministratori del Pd irresponsabili – conclude Rivellini – quando sarò in Parlamento mi batterò per una legge netta e semplice, che faccia arrivare i libri ai bambini napoletani, torresi e stabiesi all’inizio dell’anno, e non alla fine quando non servono più a niente. I voucher per il diritto allo studio vanno caricati direttamente sulle tessere sanitarie come in Lombardia, dove si bypassano i Comuni e si tagliano così tempi burocratici inaccettabili. Servono forza e coraggio. La forza di combattere per le proprie idee, e il coraggio di non arrendersi mai. Prima i nostri figli: il 4 marzo liberiamo l’Italia»
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