(Red) Alla luce di quelli che sono gli atteggiamenti politico-sindacali che il rappresentante della Cisl dell’area stabiese-torrese assume rispetto alle molteplici, nonché complesse, tematiche sul territorio, ritengo, dopo aver militato per circa un trentennio in questa organizzazione sindacale, di dover rassegnare le dimissioni non solo dagli incarichi ricoperti su preciso mandato dei lavoratori ma, anche, soprattutto dalla stessa organizzazione sindacale. “La Confederazione italiana sindacati lavoratori si richiama e si ispira,nella sua azione, ad una concezione che, mentre vede la personalità umana naturalmente svolgersi attraverso l’appartenenza ad una serie organica di comunità sociali, afferma che al rispetto delle esigenze della persona debbano ordinarsi società e Stato”. Questi i valori fondamentali di questa sigla sindacale che ha visto, negli anni, l’impegno di tanti uomini di buona volontà, e di alto spessore umano e sindacale, adoperarsi per la tutela dei diritti dei lavoratori rischiando spesso, per il passato, di subire rappresaglie in prima persona pur di garantire il rispetto ed il diritto al lavoro. “Il sindacato è un organizzazione che nasce per libera volontà dei lavoratori, è composto da questi lavoratori, può rappresentare di fatto anche gli altri, ma questi non hanno diritto a determinare la vita e gli orientamenti del sindacato. Questo vuol dire che la Cisl non è né istituzione statale, né indistinto movimento; che il sindacato non sta fuori dai luoghi di lavoro ma dentro; che la democrazia sindacale ha dei referenti, delle regole, è delegata, si basa sul mandato dai rappresentanti ai rappresentati”. Ecco quello che significa fare sindacato e rappresentare realmente le maestranze, mentre al contrario, nella nostra città, la gloriosa Cisl è rappresentata da un “Responsabile U.S.Z.” che, funzionario dell’organizzazione, sicuramente non ha cognizione reale della situazione “dei lavoratori” stabiesi ed in particolare della situazione dei lavoratori di Terme di Stabia licenziati, dal curatore fallimentare Sequino, il 22 luglio 2015. I fatti? Eccoli, infatti mentre la Sint si accinge a varare il bando di privatizzazione per Terme di Stabia, nessun intervento è stato messo in campo dalla Cisl di zona per chiedere l’inserimento della “Clausola sociale” all’interno dello stesso. Nel merito si registrano ben due interventi della Cgil che, rimanendo isolata sul tema dalle consorelle Cisl e Uil, ha dovuto lasciare cadere nel dimenticatoio l’azione sindacale messa in campo, Un atteggiamento quantomeno bizzarro, quello della Cisl, visto che la partecipata è in House ed a partecipazione 100% comunale. Invero, i lavoratori di Terme di Stabia, circa 70, dopo il danno determinato dalle false, e fasulle, promesse del sindaco Pannullo che si era impegnato ad inserire la clausola nel bando, hanno dovuto subire anche la beffa da chi, legittimato dal proprio ruolo avrebbe dovuto difenderli, come il sindacato che, nella fattispecie, ha preso le distanze dalla questione. Eppure, alla luce di quanto accaduto pochi giorni orsono, di fronte al fallimento di una società proprietaria di un noto albergo in città non hanno disdegnato, questi stessi soggetti, di far sentire la propria voce in difesa di quei lavoratori. Ma il paradosso è che, scandalizzandosi per il fallimento di un privato, questi pseudo-sindacalisti hanno tentato di far calare nell’oblio la vicenda di Terme di Stabia, proprietà pubblica, e dei suoi lavoratori figli della nostra terra. Ho creduto per un trentennio ai principi di cui in epigrafe, ma davanti al greve ed insulso atteggiamento di Matteo Vitagliano ho deciso di gettare “Spugna e Tessera” della Cisl che, per i valori e la sua alta credibilità, mi ha aiutato a crescere nel corso di tutta la mia militanza. La Cisl non può continuare ad essere rappresentata né da questi uomini né da quanti, in particolare nella Fisascat di Salerno, Napoli e Caserta, hanno solamente portato discredito alla sigla e tanti, tantissimi danni per i lavoratori.







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