(Red) – Era il 17 di ottobre del 2017 e il prof. Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei, dichiarava a Repubblica: “Stabiae e il suo territorio meritano un museo e una scuola di specializzazione di alto livello e la direzione del Parco archeologico, con il pieno sostegno del ministero dei beni e delle attività culturali, si è mossa da tempo in questa direzione per definire un accordo con il Comune di Castellammare di Stabia, individuando nella Reggia del Quisisana una location di prestigio per i tanti reperti stabiani, oltre che logisticamente opportuna. Devo, tuttavia, constatare con delusione che a oggi aggiunge Osanna – nonostante i nostri continui solleciti, non si è ancora giunti alla firma della convenzione da tempo programmata “. Un articolo molto importante che sottolineava, senza fronzoli così come nella natura dell’illustre Direttore, la notizia con questo titolo, Osanna: “Addio museo a Quisisana, il Comune di Castellammare non ci dà i locali”. Era di scena l’amministrazione Pannullo, la più breve amministrazione comunale della storia stabiese, l’amministrazione rissaiola per antonomasia che nel giro di appena 17 mesi riuscì addirittura a realizzare ben tre rimpasti. In quel tempo, discutendo della questione Museo, nacquero problemi sfusi e a pacchetti nella rissosa maggioranza di centrosinistra tanto che, alcune componenti della coalizione, posero sul tavolo della discussione anche altre esigenze “politiche”, quale momento di riflessione, al fine di pronunciarsi positivamente per la definizione di una convenzione che, programmata già dal 2016, veniva artatamente e puntualmente rinviata pur di ottenere spazi, e strutture, per associazioni “amiche” e strumentalmente funzionali su locali insistenti nella stessa Reggia e che spaziavano da Villa Gabola all’ex Colonia dei Ferrovieri. Uno sfogo puntuale e deciso, quello di Osanna, che nonostante tutto neanche riuscì a smuovere alcunché nella lenta e paludosa coalizione “pannulliana” tanto che, lo stesso Osanna denunciava: “La nostra volontà nel voler restituire dignità al ricco patrimonio archeologico di Stabiae, per quanto forte, incontra dei limiti che vanno oltre la nostra gestione. E purtroppo senza una sinergia consapevole tra le forze del territorio, che in altre situazioni hanno risposto in maniera proficua, non si può raggiungere alcun obiettivo concreto di rilancio”. Poi la sfiducia del 5 febbraio 2018, Pannullo a casa con i resti dell’elefantiaca ex-maggioranza che, non riuscendo a garantire l’equilibrio “politico” uscito stravolto, aveva dovuto abdicare davanti ad un fallimento così pacchiano. Le elezioni che cambiano le carte in tavola, vince Cimmino ed al primo Consiglio Comunale, 3 agosto 2018, la delibera viene approvata dall’assise appena insediatasi. Qualche piccolo aggiustamento tecnico alla convenzione, richiesto dalla direzione del Parco Archeologico, ed il 24 prende forma una speranza durata ben 24 anni circa. Un Museo chiuso da un quarto di secolo, sindaco Polito, che riesce a riaprire solo grazie all’impegno profuso da un governo di CDX guidato da Cimmino che, nel frattempo, è riuscito anche nell’impresa di proporre la candidatura di Castellammare a Capitale della Cultura Italiana per il 2022 che, manco a dirlo, risulta fortemente avversata da chi, per tanti anni, ha tenuto chiuso un luogo di cultura che secondo Giulio Carlo Argan, ex sindaco di Roma, risulterebbe essere “la più bella collezione di pittura romana esistente, dopo quella del Museo archeologico nazionale di Napoli”. Oggi, nell’infantile tentativo di nascondere la verità, provano a propinarci inesistenti e fantasiose ipotesi che si sconfessano da sole, del resto sono solo gli atti amministrativi che testimonieranno ai posteri la reale attendibilità dei fatti!
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