(di Carlo Carrillo) – Accadono fatti molto singolari nella ex città delle acque, ma quello peculiare per eccellenza, per la natura della questione, è sicuramente quello afferente la vicenda dei migranti. Castellammare è uno dei 265 comuni che, su 550 comuni campani, ha aderito all’accordo per accogliere circa 223 nuovi arrivi nella propria città. Il prefetto, al termine dell’operazione benvenuto, ha chiosato: “Abbiamo 402 Cas e solo 79 Sprar, va trasformata l’accoglienza straordinaria in accoglienza ordinaria”, una frase che la dice tutta sul progetto “Minniti” che ha stanziato un ulteriore <<Tesoretto(30Milioni di euro)>> a disposizione dei “professionisti dell’accoglienza”, mentre nel frattempo il meglio dell’Intellighenzia sinistrorsa continua nella proposizione della ormai stantia pratica dell’indignazione per i dubbi e le preoccupazioni che tali decisioni possano determinare nell’impatto con le nostre città. “Una ricetta magica per trasformare i Problemi? non c’è, non esiste”. Interviene Marco Minniti. “Un grande paese e una democrazia come l’Italia – ragiona il ministro -, di fronte a un fenomeno strutturale e epocale, non deve subire i processi o inseguire gli eventi ma governare anche le grandi questioni demografiche. E’ quello che abbiamo tentato di fare andando dall’altra parte del mediterraneo e ponendo il tema che le chiavi delle democrazie europee non possono essere lasciate nelle mani dei grandi trafficanti di esseri umani”. Bene, bravo, bis, un intervento senza fronzoli ma che si articola in una maniera che la dice lunga sulla reale conoscenza dei territori, ed in particolare per quello stabiese. La nostra città, e sarò sicuramente l’ultimo a scoprirlo, è una città martoriata da annose problematiche che si articolano, e si riversano da decenni, su di una popolazione di circa 65.000 abitanti che conta una sacca di disoccupati in cerca di prima occupazione altissima, per non parlare poi degli nnumerevoli licenziati andati ad accrescere le fila dei nuovi poveri che, al netto degli effetti del Jobs-Act 2017, in conseguenza delle scelte sbagliate(e non certamente in buona fede) delle organizzazioni sindacali confederali si ritrovano dopo appena due anni di Naspi a doversi rimettere in gioco alla ricerca di una nuova occupazione. Tanto in una città che annovera il tasso più alto di disoccupazione dell’intera area metropolitana di Napoli, dove su duemila esercizi commerciali solo il 60% agisce in regime di regolarità e dove “abbassa le serrande” un imprenditore ogni quattro giorni, una città dove il “Pil” è prodotto, nella stragrande maggioranza, dai lavoratori dello stato e degli enti locali e sanitari, ed in buona parte dai numerosi pensionati che provvedono, e meno male, a dare sostegno alle famiglie dei propri figli in difficoltà. L’attività più remunerativa che contribuisce al “Pil cittadino” è diventata, da molti anni, quella delle truffe alle compagnie di assicurazioni, per sincerarsi di questo basta sostare mezza giornata nel pronto soccorso del presidio ospedaliero cittadino. Basti solo analizzare il dato relativo alle richieste giunte al comune, sino ad oggi, per il reddito di inclusione, circa ottocento pratiche aperte al momento e, le fila presso i Caf per la richiesta dell’Isee, la dicono molto lunga sulla questione. Ed in questo contesto, ne potremmo fare un elenco infinito, con un patrimonio immobiliare che riesce a malapena a soddisfare le esigenze dei locali, ecco che si inserisce la vicenda dei migranti, vicenda nella quale si sono intrufolati anche “imprenditori occasionali”, tra cui anche qualche ente pubblico, per fare in modo di gestire questo ennesimo flusso di denaro trasportando addirittura nel centro della città le location che dovrebbero ospitare questi “sfortunati”. “’Ncopp’ ‘o ccuotto acqua vulluta”, recitava la mia saggia nonna materna, preso atto che questi colti, e troppo spesso indignati buonisti, aprono frontiere e porte facendo entrare chiunque da ovunque, e dopo aver realizzate le operazioni, attraverso associazioni di comodo, li lasciano in giro per la città ad “esercitare accattonaggio” davanti a negozi(panifici, tabaccai, supermercati ed angoli strategici) laddove questi migranti vengono organizzati addirittura in turni di presidio della zona, per non parlare poi delle “postegge” davanti alle parrocchie organizzate, in particolare, nei giorni festivi, luoghi dove si è anche verificata qualche rissa pur di accaparrarsi la migliore posizione. L’accoglienza è una cosa seria, bisogna certamente accogliere coloro che hanno i requisiti, quelli che scappano dalle zone calde dei conflitti, ma chi arriva da clandestino per vivere nella illegalità, infoltendo le fila della nostra delinquenza, pensando di vivere di espedienti, incidendo sui costi delle locali politiche sociali, non può essere bene accetto in una città dalle mille e una problematiche come la nostra. Allo stato, per Castellammare, non sussistono le condizioni per poter aprire ad altri migranti, quelli che abbiamo(legali e clandestini) bastano ed avanzano, e tra l’altro sono anche fuori dal controllo dell’amministrazione che, a tutt’oggi, ancora non ha elaborato un anagrafe seria relative al reale numero di migranti presenti sul nostro territorio. Sarebbe un piacere ricevere una documentata smentita nel merito. Ah saperlo!
Castellammare di Stabia lì 04/01/2018

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