(Red) – Crolla la versione messa in campo da chi, nel tentativo di coprire un probabile atteggiamento esageratamente superficiale, sostiene che nel reparto di ginecologia esisterebbero due percorsi, quello fisiologico e quello per i casi sospetti, ma di questi due percorsi quale sarebbe stato il percorso fatto dalla signora per accedere al blocco operatorio? Questo non è dato sapere, ma di certo che il buco nelle maglie del protocollo c’è stato. Infatti, se la signora non fosse stata accompagnata direttamente al reparto ginecologico da qualcuno, che ben conosceva la strada, come avrebbe fatto, in preda alle doglie, a “bucare” i controlli ed a ritrovarsi direttamente in reparto? Apprendiamo da “Radio San Leonardo” che, tra le tante Fake messe in giro, ci sarebbe un vero ed inconfutabile documento testimoniale attestante che l’anamnesi della paziente, all’arrivo in sala operatoria, avrebbe evidenziato con certezza che non sarebbe stato effettuato alcun triage in Pronto Soccorso e che la signora, presumibilmente, avrebbe ricevuto l’indicazione, dal proprio medico curante, di praticare il tampone per COVID, tanto proprio in relazione ad un episodio febbrile registrato almeno 4 giorni prima e che, molto probabilmente, non avrebbe potuto fare proprio per l’inizio del travaglio. Sempre secondo quanto ci ha riferito la nostra fonte, il personale coinvolto nella vicenda, solo in quel preciso momento avrebbe indossato le mascherine FFP2. Inoltre, sempre dalla frontiera del San Leonardo, si sussurra che sarebbe stata inoltrata dalla UOS – Terapia Intensiva – una richiesta ai medici ostetrici mirante a conoscere se, putacaso, fossero a conoscenza dell’informazione fornita dalla paziente e, allo stesso tempo, una formale richiesta alla Direzione Sanitaria tendente a far disporre l’effettuazione del tampone per l’accertamento di rito. Una clamorosa smentita a quanto si è tentato di “inoculare”, attraverso comunicazioni social, alla pubblica opinione. E se quanto ci hanno riferito, in relazione al contenuto di questo documento, dovesse risultare a verità è chiaro che esistono precise e gravi responsabilità sia sotto l’aspetto etico-morale che sotto quello giudiziario. E nel frattempo? Continua a rimanere “Muta” la Direzione Sanitaria del presidio, il Sindaco e la città attendono risposte chiare e trasparenti e, roba da non credere, parla solo una dirigente dell’Asl NA3 solo per invitare i volontari ad occuparsi degli animali degli anziani chiusi in casa. E’ chest’è!!!
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