(Red) – Abbiamo avuto modo di apprezzare lo sforzo analitico di un esperto politico di lungo corso che, avendo iniziato sin da giovanissimo il suo percorso di crescita politica all’interno dell’ex-Pci nel corso della quale ha ricoperto importanti ruoli sia a livello politico che amministrativo, Corrado nel suo libro di recente pubblicazione “Non sceglierò Barabba”, sulla vicenda amministrativa della Linea di Costa stabiese racconta:
“Ed è proprio lungo l’antica strada operaia dei Cantieri Metallurgici che si consuma l’altra tragica scelta, una scelta che ha una data precisa: la notte del 5 febbraio del 2010. Quella notte il Consiglio Comunale bocciò il piano presentato dal professore Moccia che in sostanza prospettava un progetto portatore di una visione audace: liberare l’intera linea di costa, dalla foce del Sarno fino all’Hotel Miramare, da tutti i volumi industriali dismessi. In sostanza, e senza entrare in complicati tecnicismi, si proponeva di utilizzare i principi dell’urbanistica perequata per arretrare “il costruito industriale” collocato sulla linea di costa alle spalle della linea ferroviaria che da Piazza Ferrovia corre fino ai Mulini D’Ambrosio. Il “sogno” del nuovo sviluppo ci consegnava una strada “bagnata” dal mare, con decine di nuove piazze e spazi di aggregazione, con l’obiettivo strategico di collegare senza interruzioni il “centro” a quella “periferia” nella ri-definizione di un rinnovato tessuto urbano. Questa impostazione poteva avere limiti da correggere e sicuramente li aveva, il punto è che fu bocciata senza l’indicazione di un’alternativa e da allora non c’è stato più un lavoro vero di “ripensamento” della linea di costa, con il tentativo, fortunatamente fallito, da parte di forze politiche ed imprenditoriali, di realizzare centri commerciali e migliaia di nuovi alloggi grazie al Piano Casa”.
Eppure, a ben rammentare quanto accadde in quel preciso periodo tra il 2005 – 2010, nutriamo qualche giustificato dubbio che le cose siano andate nella direzione indicata dalla narrazione dell’autore che, in epigrafe, abbiamo ritenuto riportare integralmente. Infatti, a ben rileggere le carte e gli atti di quel tempo, emerge che i centri commerciali li voleva realizzare la cordata imprenditoriale di Marina di Stabia che secondo il progetto, supportato dall’amministrazione di quel tempo, aveva intenzione di realizzare circa 120 negozi, e ben tre medie strutture di cui, 4.000mq per la vendita di alimentari, 4.000mq per il Brico e 4.000mq per l’elettronica. Ma gli stabiesi non hanno dimenticato che in quel preciso periodo si consumò il primo grande strappo tra l’amministrazione comunale, che sosteneva questa “speculazione”, e il resto della città, ed in particolar modo con l’associazione dei commercianti stabiesi che, nel corso di diversi incontri, si attivò per far notare il grande calo demografico delle nascite ed il calo dei consumi, motivo per cui questa operazione appariva in netta controtendenza con le reali necessità di una comunità in grave difficoltà. Quella strada, bagnata dal mare, lo era non solo a livello del bagnasciuga, ma anche sotto l’aspetto della sicurezza in quanto, considerato che i 5 milioni di euro destinati ad essere utilizzati per le scogliere, per mettere in sicurezza quel tratto costiero, furono stralciati in parte e dirottati per coprire gli esorbitanti costi, nel frattempo lievitati, delle Antiche Terme. Meraviglia molto che l’esperto Corrado abbia dimenticato il suo voto contrario al progetto del nuovo porto turistico di Marina di Stabia, proprio in virtù di una relazione idrogeologica in suo possesso che prevedeva come conseguenza “una lenta e graduale erosione della costa”, dovuta alla dirompente azione del mare con le sue libecciate, proprio sul quel tratto costiero. Trascurando inoltre di sottolineare che, proprio nel “progetto condiviso” dall’amministrazione comunale con gli imprenditori, con le spese a carico di questi ultimi, si prevedevano numerose piazze con decompressione volumetriche e aperture verso il mare, mentre velocemente l’amministrazione, in quell’indimenticabile 5 febbraio 2010, anziché proporre quel progetto, al quale pure avevano lavorato in sinergia con gli imprenditori per diversi anni, si presentò con un progetto totalmente diverso e addobbato di pineta e megalberghi tradendo così, di fatto, gli enormi sforzi che i privati avevano convintamente sostenuto sul piano finanziario.
E fu nel corso di quella stagione politica che emersero le contraddizioni all’interno di quella coesa e forte coalizione politica, affiorarono i primi contrasti dapprima con la Margherita e il Psi, per scoppiare poi, ferocemente, all’interno dei DS stabiesi con la potente componente dei “Riformisti progressisti” di D’Alema. Invero, nessuno dimentica che ben tre assessori, in seno a quell’amministrazione, Cimmino, Cuomo e Mormone, si dimisero in opposizione alla delibera sul “centro commerciale di Marina di Stabia”, propedeutico al provvedimento di adeguamento del prg al put secondo la legge 35/87, assumendo in quel modo una posizione politica pienamente condivisa dalla componente Iraciana che completò, successivamente, il lavoro con la convinta opposizione di Nino Longobardi nella discussione in Consiglio Comunale. D’altronde nessuno ha dimenticato che, in quel preciso momento storico, al confine con Castellammare si consumava il “famoso contrasto tra alcune imprese e le cooperative della sx” che acquisita “a sorpresa” l’ex cartiera, ed ottenute a vista le necessarie autorizzazioni (sottraendo in tal modo i volumi commerciali ad un altro progetto in cantiere da molti anni tra cui Pompei-moll dei fratelli Negri), innescò di fatto un’annosa vicenda giudiziaria che, concludendosi con la vittoria in tribunale degli imprenditori, permise loro di ottenere la possibilità di aprire un altro centro commerciale in zona, e fu solo in conseguenza di ciò che si convinsero che ben tre grandi Centri Commerciali, in quel perimetro, sarebbero stati troppi. D’altronde, le critiche rivolte all’amministrazione Vozza nacquero in ragione del dato che, nel corso della conferenza dei servizi, riunita al fine di agevolare le cooperative nella rapida realizzazione della Cartiera, furono convocate le amministrazioni del comprensorio per esprimere il parere, e l’amministrazione stabiese a guida Vozza garantì immediatamente la propria adesione per rilasciare il favorevole parere mentre, al contrario, l’amministrazione Aliberti di Scafati, ascoltate con attenzione le forze sociali della città, espresse nella forma e nella sostanza una netta opposizione alla palese “speculazione”.
Ma l’aspetto che desta tanta curiosità, mista a clamore, è rappresentato dal famigerato progetto Moccia, di cui solo oggi fa ammenda Nicola Corrado che, diversamente da allora, ebbe modo di constatare che quel progetto puntava a realizzare sul lato di via Napoli, ovvero nell’area Nuova Daunia, area Petrella e nell’ex Cirio (con possibilità di coinvolgere l’area ex-Avis) un numero di vani residenziali nettamente superiori a quelli previsti dal piano casa, approvato peraltro dalla giunta del Governatore Bassolino alla fine del 2009. Ma l’aspetto più sbalorditivo di questa complessa vicenda fu che, sfogliando le destinazioni di quel progetto, si scopriva che al posto delle attività produttive di via de Gasperi, gli imprenditori non avrebbero potuto ricevere in cambio la possibilità di ricostruire l’azienda con le stesse cubature bensì solo la possibilità di ottenere il 30% della superficie aziendale proprio in appartamenti (laddove fosse andata in porto l’operazione), mentre in luogo delle aziende esistenti e demolite sarebbe dovuta nascere la famosa immaginifica pineta, dalla quale affiorava la realizzazione di due immense strutture alberghiere, nascoste tra gli alberi, da gestire sul modello Gran Plaza. In pratica, sarebbe accaduto ciò che oggi è ancora possibile ammirare in un bellissimo contesto urbano realizzato negli anni ’80, in un’altra città campana, che rievoca anch’essa l’immagine del castello con immensi palazzoni alle spalle e Megalberghi sul fronte mare, mare che a tutt’oggi risulta ancora inquinato e non fruibile, per cui quello che scrive l’autore si rilevava essere solo un “audace” tentativo di consumare una vera e propria “speculazione edilizia” che avrebbe dato vita ad una replica di “Pinetamare2” in salsa stabiese. Pertanto, alla luce di quanto sopra emarginato, bisogna sottolineare che l’opposizione di Nicola Corrado a questo progetto, secondo i nostri nitidi ricordi, nacque in una fase immediatamente successiva tant’è che Corrado si candidò sindaco, nell’anno di grazia 2010 e con il sostegno di “Officina Democratica”, proprio contro Vozza per avversarne, indubbiamente, i progetti. Oggi invece, al netto del peso della dignità politica rivendicata all’epoca, sta tentando in ogni modo di ricucire per provare, attraverso questo nuovo abbraccio, a recuperare qualche migliaia di voti a sx avendo il Pd della Schlein perso, in questi ultimi tempi, la maggioranza dei consensi moderati (ex dc –ex psi e liberali) e tralasciando di pensare che il prezzo di questo pseudo-recupero elettorale potrebbe costare molto caro, in quanto la scelta di questa strada significa sacrificare ancora la propria dignità politica, e tanto al solo scopo di veicolare qualche “piccola bugia” da raccontare all’esasperato elettorato stabiese che, avendo vissuto sulla propria pelle queste battaglie, difficilmente si lascerà abbindolare. A questo punto la domanda d’obbligo è: “Caro Nicola, ma il gioco vale la candela?” Ah, saperlo!
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