(Carlo Carrillo)-In data 18 settembre u.s., i reduci della giunta Pannullo, appena in cinque, votarono le linee guida attinenti la “Revisione straordinaria delle partecipazioni ex art. 24, D. Lgs.175/2016, così come modificato dal D. Lgs. 100/2017”. Una delibera che attiene la vicenda della Sint ed Andrea Di Martino, assente nella seduta di cui in epigrafe, vicesindaco silurato dalla nomenklatura del P.D. stabiese, ha da sempre sostenuto, in coerenza con la sua formazione politica, che questa società dovesse essere posta in liquidazione in virtù della situazione economica e debitoria nella quale è stata ridotta nel corso di questi ultimi dodici anni. Un indicazione che, a dire il vero, ritrovava la convergenza di molti consiglieri della maggioranza che erano convinti fosse l’unico modo per poter salvare il patrimonio immobiliare e, determinati a percorrere la scelta della messa in liquidazione, affinché il comune potesse rientrare in pieno possesso delle proprietà. Tanto, fino ad una ventina di giorni orsono. Poi è scoppiata la crisi, una moltitudine di documenti ed incontri nel tentativo di ricucire le posizioni. Successivamente, in una riunione di giunta del 18 settembre, arriva una netta virata a 180° con la delibera 122/2017 che ribalta completamente la frittata. Un miracolo, ed intanto si riscopre, in un battibaleno, la necessità di ottimizzare e valorizzare l’utilizzo di beni immobili facenti parte del proprio patrimonio, “in società aventi per oggetto sociale esclusivo la valorizzazione del patrimonio ( …. ), tramite il conferimento di beni immobili allo scopo di realizzare un investimento secondo criteri propri di un qualsiasi operatore di mercato”.

In questo caso, la Sint, dovrebbe avere un programma serio e credibile per gestire il patrimonio termale, ma se, viceversa, il piano è quello di vendere gli immobili(vedasi bandi in itinere) bisogna collocare, per legge, la partecipata in liquidazione. Invero, se la delibera destinata ad essere votata in consiglio non dovesse essere perfezionata e votata nel corso della prima convocazione utile, nonostante la delibera di giunta sulle linee guida da adottare, secondo quanto disposto dalla Madia, la Sint andrebbe verso un inevitabile scioglimento. Una strada molto pericolosa, sarebbe quest’ultima, in quanto, non disponendo il comune di risorse per azzerare l’intera massa debitoria di Sint, il rischio di un’aggressione al patrimonio diventerebbe difficilmente scongiurabile. Questo con somma soddisfazione di chi potrebbe, finalmente, mettere le mani sugli immobili ormai deprezzati, anche in virtù della pesante svalutazione conseguente ai “saccheggi ed alle distruzioni” avvenute per incuria e mancata sorveglianza preventiva, attività che dovevano essere organizzate, e disposte esclusivamente, dall’amministratore unico della partecipata in questione. Quali sono i motivi che hanno portato a questa repentina inversione di rotta? Un dato è certo ed inconfutabile, i rapporti tra l’ex vicesindaco, assessore alle partecipate, e l’amministratore unico di Sint apparivano molto brillanti. Così come pure i rapporti, di quest’ultimo, si disperdevano nella scia della “galassia a spirale che contiene il sole”, motivo per cui, ed alla luce della proprietà transitoria, ne consegue di dedurre che, considerata la comune passione per la culinaria, il “trait d’union” tra i due personaggi potrebbe passare, inequivocabilmente, attraverso un bucatino gourmet con “Salsa e Panna” accompagnato dall’immancabile merengue. Appena l’anno scorso, nel momento della preparazione della lista P.D., il sottosegretario preposto a predisporre la squadra, che si avviava al cimento elettorale, incontrò per un confronto de visu, ogni singolo candidato consigliere chiedendo, ad ognuno di loro, che tipo di rapporto avesse con la colazione mattutina. Peccato che, con il passare del tempo, abbia omesso di chiedere loro, sindaco compreso, che rapporti avessero con le “cene gourmet” consumate a lume di candela. Eppure, a nostro modestissimo avviso, questa poteva essere la Migliore domanda che da formulare, sin d’allora, e le risposte lo avrebbero aiutato a capire dove sarebbe andata ad “accostare” questa amministrazione tutta “panna e ravioli di ossobuco”. Ah saperlo!!!

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