(Red) – Una città molto speciale è stata Castellammare ai tempi della prima Repubblica, un importante laboratorio politico degno di una profonda attenzione da parte del mondo politico nazionale. Infatti, quando a Castellammare di svolgevano le consultazioni elettorali per le comunali, si mobilitavano i grandi leader nazionali di tutte le forze politiche, e ancor di più guardavano con molto interesse la dinamica delle alleanze politiche che nascevano, e quelle che di disfacevano, e la naturale evoluzione del progetto politico vincente nella città che, per anni, è stata considerata la Stalingrado del sud.

Nel corso di questi anni, sin dagli albori della seconda Repubblica, tanto è cambiato al netto della configurazione politica cittadina con la diversa redistribuzione del consenso elettorale espresso dagli elettori stabiesi. Ma nel corso di questa trasformazione della politica e dei suoi principali attori, parliamo ovviamente dei partiti, è andato scomparendo un valore molto importante, allorché fondamentale, rappresentato proprio da quegli ideali, e dai loro principi formativi, che una volta rappresentavano il passe-partout indispensabile per poter aspirare ad entrare in una sede di partito. Questi inesorabili cambiamenti hanno ingenerato una seria involuzione nel mondo della politica stabiese che, al netto della sopravvivenza solo di pochi partiti organizzati e strutturati, si è ritrovata con tanti gruppi di amici legati da “interessi comuni” i quali, all’occorrenza, e nel tentativo di darsi un tono hanno dato luogo alla nascita di una miriade di liste civiche dove, senza offesa per nessuno, abbonda veramente di tutto. E se, in virtù di questa involuzione, Sparta piange, Atene sicuramente non ride visto che, alla luce delle comunali del 2018, il PD stabiese riuscì a conquistare un solo seggio, dei 24 in ballottaggio a Palazzo Farnese. Un partito che in città aveva addirittura sfiorato il 50% dei consensi, durante la gestione renziana, ridotto all’opposizione con una percentuale risibile che, solo per gli effetti determinati dal ciclone clientelare Deluchiano, è riuscito alle ultime regionali del 2020 a recuperare parte del consenso evaporato superando, appena di qualche punto, il 20%. Questo partito, il PD, che dal giugno 2013 al 5 febbraio 2018 ha governato (solo per usare un eufemismo) Castellammare è riuscito ad “arrostire” ben due sindaci in conseguenza delle violente e sanguinose faide interne, faide determinate esclusivamente dall’assatanata voglia di gestire il potere da parte della miriade di bande correntizie contrapposte al proprio interno. E proprio questo stesso partito, dopo tutti i guai amministrativi nei quali ha lasciato la città, oggi pretenderebbe, in maniera spocchiosa, di impartire lezioni amministrative e, cosa ancor più grave, di giudicare l’operato di una giunta tecnica che, a ben guardare i dati precedenti, è risultata la giunta più longeva degli ultimi trent’anni della storia amministrativa stabiese. E adesso, innalzando il vessillo dello “Ius Soli”, pretendono di aggregare alleati e cittadini intorno ad un progetto che, considerato il momento, li potrà “solo lasciare da soli” a percorrere un sentiero che continuerà a lasciare gli stabiesi senza un progetto credibile ed affidabile per risollevare finalmente la propria città!

N.B. In foto il giorno in cui è avvenuto il passaggio di consegne tra la Giunta Tecnica(uscente) e la Giunta Politica (subentrante). una foto unica nel suo genere, visto che per il passato non esiste alcun documento fotografico che abbia immortalato questo momento. Il motivo? Basta chiederlo ai predecessori di Cimmino!

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