(Red) – Una brutta storia, che ha avuto inizio appena tredici giorni orsono, è quella che è scaturita dall’elezione del nuovo Presidente del Consiglio che la coalizione di maggioranza ha individuato nella persona del consigliere Emanuele D’Apice. Questa indicazione, al netto di quanto è andato emergendo nel corso di queste due ultime settimane, è stata avanzata dal gruppo “Cimmino Sindaco di Stabiae” proprio alla luce del risultato elettorale relativo alle comunali del 2018. Come è noto, D’Apice in quella consultazione elettorale risultò, tra i candidati della coalizione di centrodestra, il più votato e, come da accordi politici sottoscritti nella fase pre-elettorale, è stato chiamato a sedere sullo scranno più alto dell’aula intitolata a Falcone e Borsellino. Nel corso dei primi incontri tra i partiti, nell’immediato post-votazioni, emerse la necessità di lasciar maturare il giovane Emanuele D’Apice in quanto, avendo avuto modo di contare una sola esperienza amministrativa durata appena tre mesi, i partiti della coalizione ritennero, con lo stesso beneplacito del più votato dei consiglieri di maggioranza, di eleggere alla presidenza del Consiglio il più esperto Vincenzo Ungaro. Trascorsi i primi 33 mesi con Ungaro alla Presidenza del Consiglio, ed una giunta tecnica nominata dal Sindaco, i partiti della coalizione ritennero di chiedere l’azzeramento e la verifica politica al fine di poter, una volta giunta al termine la delicata missione dei tecnici con la pianificazione progettuale, dar luogo ad una nuova squadra di governo con uomini espressi direttamente dai partiti della coalizione. E fu così che, proprio nel corso della verifica politica, si stabilì di rimettere in gioco tutti i ruoli scaturiti nel corso nella prima fase, intanto che qualche interprete protagonista decise, giocando di fino, di avviare un perverso tentativo mirato evidentemente ad ingenerare confusione con contraccolpi che, sotto l’aspetto della tempistica, contribuirono purtroppo ad un brusco rallentamento del processo di verifica determinando, di conseguenza, un leggero ritardo relativamente all’ insediamento della nuova squadra di governo della città. Superato questo piccolo fastidioso inconveniente, l’Amministrazione Cimmino riuscì a varare la nuova giunta, a metà marzo di quest’anno, con il preciso intento di coinvolgere tutta la squadra per condividere il lavoro intorno al documento economico da approvare entro la fine del mese di aprile scorso. E fu proprio in occasione del voto sul bilancio che le sinistre opposizioni, approfittando di taluni “maldipancia” maturati nel corso della verifica da qualche lista civica oltre che di qualche strascico pandemico che aveva coinvolto alcuni consiglieri di maggioranza, tentarono di spedire a casa la coalizione di cdx nella convinzione che, per l’approvazione del bilancio, l’alleanza di governo non avrebbe potuto disporre dei numeri necessari per poterlo approvare. Ma, sorpresa delle sorprese, avevano fatto i conti senza il “tavernaro”. Infatti, a differenza dell’approvazione del bilancio di previsione 2020 dove la maggioranza aveva conseguito solo 16 voti, quello del 2021 risultò approvato da ben 17 consiglieri. Un risultato che ridusse in “polpette” gli italiavivioti con l’allegra compagnia, al punto da costringere, qualche autorevole membro delle opposizioni, a riporre nell’armadio il rispolverato vestitino d’occasione (compreso camicia e cravatta) in attesa di un’occasione più propizia. Intanto, questa circostanza consentì alla coalizione di Cimmino di uscire molto più compatta e granitica a fronte di tutte le vicissitudini susseguitesi nel corso di questa consiliatura che, per riflesso o direttamente dal giugno 2018, sembravano dover pesare per ricaduta sull’azione amministrativa. Invero, l’amministrazione Cimmino ha dimostrato al contrario, e nonostante tutto questo, di aver operato con una trasparenza difficilmente riscontrabile nel passato e di conseguenza difficilmente scalfibile dai beceri e strumentali attacchi delle opposizioni. Poi l’elezione del nuovo Presidente del Consiglio, nell’assise del 17 maggio, con l’elezione di Emanuele D’Apice, ossia il candidato più votato nell’alveo della coalizione di maggioranza nonché consigliere anziano, che nel corso del suo intervento avendo inteso ringraziare il proprio genitore per gli insegnamenti positivi ricevuti, anche alla luce della negativa esperienza di vita maturata da quest’ultimo che malauguratamente si era ritrovato ad incassare una condanna a 4 anni per concorso esterno in associazione camorristica, in relazione al rispetto per la legalità e per le istituzioni. A seguito di ciò, la prima notizia lasciata trapelare, attraverso una breve nota pubblicata dal Fatto, è stata quella che laconicamente annunciava: “Figlio del Boss eletto Presidente del Consiglio”. Smontata subito questa grave, quanto infamante, affermazione dal vissuto cristallino (prima e dopo la condanna) dell’ormai defunto Luigi D’Apice; avendo acclarato che si trattava di un solo precedente a carico, espiato tra l’altro regolarmente, è cambiato in un baleno il “capo di imputazione” per il neo Presidente, per cui è stato successivamente accusato di aver intessuto le lodi all’operato del proprio genitore indicando, e questo elemento non poteva certamente mancare, di far riferimento a quanto di negativo gli avrebbe insegnato. Ma chiarezza è stata fatta, vivaddio, anche su quest’altra colossale menzogna, visto i risultati conseguiti nel corso della loro vita dai tre figli che, attraverso gli insegnamenti positivi ricevuti, oggi risultano essere tre stimati professionisti nell’ambito delle proprie attività lavorative oltre che a non essere mai stati sfiorati, neanche lontanamente, da nessun tipo di inchieste giudiziarie. Ai novelli “commissari”, di manzoniana memoria, non restava altro che mettere in campo il turpe e risolutivo tentativo di infangare un’intera maggioranza, il modo? Semplice, facendo riferimento ad un presunto applauso che sarebbe scattato esattamente nel momento in cui, Emanuele D’Apice, aveva fatto riferimento al proprio genitore. E qui, se si fosse trattato di una partita di calcio, sarebbe sicuramente scattato “Il Var”, ossia quel supporto tecnologico che nei momenti difficili si consulta per soccorrere il direttore di gara, di una partita di calcio, a risolvere l’enigma se il “fallo sia da rigore o meno”. Così, come potrebbe constatare anche il più inesperto dei cittadini, in tecnologia applicata, , è radicata e forte la convinzione che sarebbe bastato solo osservare meglio la dinamica del video per capire che quell’applauso, scattato in quel preciso momento, era solo da ascrivere al bisogno dei consiglieri di maggioranza di sciogliere quella tensione dovuta alla commozione che in quel preciso istante pervadeva il Presidente. Nessuna apologia della “Camorra” quindi, nè dello stile di vita di questa organizzazione è stata fatta, era solo un applauso di incoraggiamento indirizzato alla commozione che aveva provocato quella breve interruzione, del discorso di ringraziamento, di un giovane sano, cresciuto e maturato nell’ambito dell’impegno politico, sociale e umano, a sostegno delle problematiche del proprio quartiere, quello si che risulta degradato per davvero. Adesso basta, si ricorra al Var, e sicuramente ogni dubbio potrà essere finalmente sopito!
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