(Red) – Sono trascorse appena 24 ore ed è arrivato il commento alla sentenza del Consiglio di Stato dall’ex Senatore Nello di Nardo, commissario cittadino stabiese degli azzurri, che ha così chiosato: “Il dispositivo del Consiglio di Stato conferma le sensazioni che abbiamo avuto sin dalla prima lettura della sentenza del Tar. Le perplessità e i dubbi su quella sentenza sono state suffragate dai giudici di Palazzo Spada, secondo i quali la “estrema genericità delle motivazioni” non consente “in alcun modo di comprendere il percorso logico-giuridico su cui il Tar ha fondato le proprie conclusioni”.
E sottolineando il grave disagio che ha dovuto affrontare la città a seguito dello scioglimento ha continuato: “Sono trascorsi quasi due anni dallo scioglimento del Consiglio comunale di Castellammare di Stabia e attendiamo ancora di comprenderne le reali motivazioni: non c’è nulla di concreto, infatti, che possa anche solo minimamente giustificare l’azzeramento della democrazia a Castellammare. Il Consiglio di Stato ha smantellato anche la teoria del “più probabile che non” su cui il collegio in primo grado aveva costruito la sua tesi per bocciare il ricorso: un dispositivo che farà giurisprudenza e che conferma una volta di più la fondatezza delle nostre rimostranze e dell’ingiustizia perpetrata nei confronti dell’intera Città. Sarebbe stato molto più semplice, infatti, confermare la bocciatura del ricorso, ma ai giudici è apparsa evidente l’assenza di motivazioni per giustificare questo scioglimento”.
Inoltre, alla luce delle evidenti provocazioni lanciate da qualche “collaborativo” membro delle opposizioni, che ha contribuito a costruire l’empirica verità di una Commissione di Accesso “partigiana” ha cosi concluso: “E intanto c’è qualche “tifoso” dello scioglimento che ora si chiede perché siamo arrivati a questo, dopo quasi due anni, addossando responsabilità persino alla magistratura: sarebbe opportuno piuttosto riflettere su quanto quel “tifo” fosse basato sul nulla e sul danno che quell’atteggiamento ha arrecato alla Città, macchiata da un’onta che non meritava. L’esigenza di chiarezza, alla base della democrazia, dovrebbe accomunare tutti e non può rappresentare un diritto da esercitare ad orologeria, come una certa parte politica è solita fare, adottando le consuete pratiche “demolitorie”, dopo aver dimostrato a più riprese di non essere in grado di costruire nulla di buono per rendere giustizia alla Città”.
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