(Red) – Castellammare, almeno una volta, era una città dove si parlava di Politica e, soprattutto, si faceva Politica nell’interesse ed a tutela della collettività. Poi arrivò la seconda Repubblica, e con essa una miriade di nuovi partiti e di civiche costruite all’occorrenza, motivo per cui la politica abdicò alle nuove esigenze di una comunità, con il tessuto sociale ormai a brandelli, suddivisa in “bande pseudo-politiche” alla continua ricerca di collocazioni strategiche per poter assurgere alla gestione del potere in città. A questo basterebbe aggiungere che, in questo ultimo trentennio, la città è stata “sgovernata e massacrata” da un Centrosinistra tanto disorganico quanto per nulla omogeneo, in disparte poi la breve parentesi di 30 mesi di Bobbio e degli ultimi 4 anni circa di Gaetano Cimmino. Una città governata, si fa per dire, da ben quattro Commissari Prefettizi subentrati agli ex Sindaci, Salvati, Bobbio, Cuomo e Pannullo, disarcionati a colpi di firme di sfiducia nel corso della loro gestione da gruppi di aventiniani nati nella loro stessa maggioranza, con la sola eccezione di Bobbio che fu sfiduciato in Consiglio Comunale sul bilancio di previsione, unico atto politico compiuto dal 2004 a tutt’oggi. Inoltre, solo per amore della verità, anche nel 2009 fece capolino a Castellammare una Commissione Prefettizia di indagine, a seguito del brutale assassinio del Consigliere Gino Tommasino trucidato con 13 colpi di pistola in quel 4 febbraio 2009, e nonostante il sanguinoso fatto omicidiario arrivarono dalla Prefettura solo una lunga sfilza di prescrizioni che furono ottemperate dall’amministrazione di Bobbio. Una domanda nasce spontanea a questo punto,: “Ma in tutti questi anni i Commissari Prefettizi, arrivati a Palazzo Farnese, come hanno svolto il loro compito istituzionale?
In questi giorni, invece, attraverso un virtuale incontro, svoltosi in una “stalla romana”, una pentademente “Manzotin confidava di una presunta “Figata” ricevuta in quel di Montecitorio, sulla presunta scelta operata dalla Lamorgese, in merito all’avvenuta firma del provvedimento di scioglimento che, il Ministro dell’Interno, avrebbe apposto a margine del decreto di scioglimento per infiltrazioni camorristiche, del comune stabiese, e che nel giro di appena 48 ore sarebbe stato ratificato dal C.d.M.. Infatti, è bastato che la “Manzotin” telefonasse a qualche parente “letterato” che, con l’ausilio di spregiudicati “Manzotin” indigeni nonchè Signori delle Fake locali, cominciasse a prendere corpo questa sciagurata ipotesi arrivando finanche alle porte di Palazzo Farnese a seguito di una telefonata inoltrata, sempre a cura del “letterato”, al coordinatore Azzurro cittadino che putacaso, in quel preciso momento, era proprio in compagnia del primo cittadino stabiese nella piazza adiacente la casa comunale. Una storia che è paradossale, e la dice lunga sulla necessità che questi personaggi nutrono tifando per lo scioglimento, dove anche uno starnuto della Lamorgese diventa un segnale che, a loro avviso, indicherebbe la strada del tanto agognato scioglimento. Ma è possibile che una decisione così seria e delicata per una città, importante e fondamentale come Castellammare, possa essere portata a conoscenza di “personaggetti” che giocano a Risiko e che, per natura, scommettono anche sulla corsa delle formiche? Sarebbe molto preoccupante, per la stabilità e la tenuta democratica dell’intero Paese, se queste notizie dovessero filtrare prima di essere rese note dalle fonti istituzionali deputate per ruolo a diramarle. E questa squallida e triste storia “paesana”, ha rischiato di far passare la Lamorgese, da almeno 30 anni fedele e serio Servitore dello Stato, come una persona capace di rivelare al primo “fighetto di paese” una notizia, così devastante per una comunità intera, al solo fine di consentire al “pentademente” di turno di rivendicare la propria aspirazione, e quella dei residui del proprio partito, a diventare il candidato sindaco della Città di Castellammare. Ma questi sono davvero impazziti? Ah, saperlo!
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