Parte seconda (Red) – “Dov’era il PD, che oggi si batte forte il petto, sulle iniziative e sulle battaglie fatte dal sottoscritto sugli affidamenti diretti? La verità è che venivo quasi deriso, come a voler dire fai sempre le stesse cose ormai questa cosa è passata, e invece ho avuto ragione sin dal primo momento e quanto leggo che qualche paladino della legalità, oggi a gran voce, dichiara e menziona come suoi gli interventi sugli affidi mi viene solo da sorridere perché molto spesso, su questa vicenda, sono stato lasciato solo. Dov’era il PD cittadino quando sono stato querelato da ben due esponenti dell’ex amministrazione Cimmino? Per questo sono sereno e tranquillo, mi sottoporrò al giudizio della commissione refionale di garanzia con il massimo della serenità e della trasparenza che da sempre ha contraddistinto la mia azione politica”. Iovino ha affrontato, a seguire, il tema dello scioglimento dell’amministrazione Cuomo ed ha spiegato che, per quella amministrazione, la scelta maturò alla luce della volontà di Cuomo di porre in liquidazione la Sint e, di conseguenza, vendere il patrimonio immobiliare, ricordando che tale decisione fu avallata da un’assemblea del PD, non disdegnando di sottolineare le denunce sulla vicenda Terme e la brutta storia di una “famosa delibera fantasma sulla liquidazione della Sint”. Poi la vicenda dello scioglimento dell’Amministrazione Pannullo che, nonostante fatti di rilevante importanza emersi in quel particolare periodo, ha inspiegabilmente così commentato: “Le cause dello scioglimento Pannullo poggiano su due importanti temi: il primo è quello della liquidazione Sint ed il secondo è stato quello relativo all’Housing Sociale e – senza entrare nello specifico ha continuato – non sicuramente marginale la posizione del Sindaco contro la camorra che condivisi senza alcun dubbio, dove tali denunce furono circostanziate e promosse alla commissione antimafia, alla prefettura e alla DDA. Ricordo a me stesso che Castellammare era oggetto di potenziali opportunità di sviluppo che si traducevano per interventi pari a circa 200milioni di euro, vedasi Grande Progetto Pompei, Terme, Eav, Porto e Chalet”. E subito a ruota l’ex capogruppo Democrat affronta il delicato tema “Olimpo” e a tal proposito dichiara: “Ho conosciuto il figlio di Greco in Consiglio Comunale. Non ho mai avuto rapporti di natura economica e a dirla tutta non ho mai avuto conoscenze di ditte elettriche come invece si è evinto dalla vicenda Olimpo. Io e mio padre eravamo punto di riferimento locale di Casillo, era stato chiesto un incontro da parte di Greco con Casillo, così come si evince nella documentazione delle intercettazioni dell’operazione denominata Olimpo, dove né io né mio padre abbiamo mai assistito ad incontri ulteriori ma, di quelli successivi, ne siamo venuti a conoscenza solamente dopo la pubblicazione delle intercettazioni. E anche su questo procedimento la posizione di mio padre è stata stralciata. Sono stato consigliere comunale anche nell’amministrazione Bobbio, ovviamente all’opposizione, e quando si iniziò a parlare del piano casa sono stato uno dei più strenui oppositori dell’applicazione del medesimo. Perdonatemi ma sono stanco e stufo, adesso credo sia giunta l’ora di parlare di mio padre che tengo a precisare, in relazione ai reati di cui fu accusato all’epoca risultavano riconducibili esclusivamente a vicende della P.A., che nulla avevano a che fare con vicende di stampo camorristico, inoltre tali reati in quel tempo vedevano coinvolti attori non solo della politica locale ma anche nazionale. Mio padre ha già pagato il suo conto con la giustizia e, parliamo di una vicenda risalente a ben 30 anni orsono, oggi gode di tutti i diritti civili di ogni cittadino Italiano, ma allo stesso tempo voglio ricordare che quella vicenda non coinvolse solo mio padre ma diverse che oggi sono presenti nel tessuto sociale, economico e politico della città ma che, ahimè, hanno un appeal mediatico diverso dal mio! Sin da piccolo ho dovuto fare i conti con quella storia che mi ha formato e pertanto, rispetto a tanti altri, ho tenuto alla larga ogni possibile o potenziale occasione riconducibile al malaffare e ancora di più alla camorra. Penso e ritengo che quella storia, risalente a trent’anni fa, sia ormai chiusa ed archiviata; e anche su questo penso proprio che possa bastare a circa 30 anni dal suo accadimento” ha concluso l’ex capogruppo del PD.
Un lungo ed articolato intervento, durato circa 12 minuti, attraverso il quale Francesco Iovino ha tentato di dare delle risposte esaustive ai molteplici e velenosi interrogativi che erano emersi proprio nei giorni scorsi, ed in particolare a ridosso delle consultazioni elettorali per il rinnovo delle rappresentanze sindacali dei lavoratori nelle RSU aziendali, ed ha affrontato con un ragionamento a tutto tondo, anche se in maniera sintetica, il suo lungo percorso politico di Consigliere Comunale iniziato ad aprile 2010 e terminato, almeno per il momento, il 24 febbraio 2022 a seguito dello scioglimento deciso dal CdM su proposta della Prefettura di Napoli. Una puntigliosa panoramica attraverso la quale non ha sicuramente lesinato nel lanciare stoccate a qualche ex-consigliere, “compagno” nei banchi delle opposizioni, e all’indirizzo di molti “compagni” di viaggio militanti tra i Dem responsabili, a suo avviso, di non aver adeguatamente sostenuto, politicamente, la sua attività di opposizione svolta nell’esercizio della propria funzione istituzionale tra i banchi di Palazzo Farnese. Tra questi ha citato l’on Mario Casillo, capogruppo consiliare del PD all’assemblea regionale della Campania, parlando di un incontro che, secondo l’inchiesta Olimpo, sarebbe avvenuto con un noto imprenditore stabiese e che sarebbe stato l’unico incontro al quale avrebbe partecipato insieme al proprio genitore, con Greco e Casillo, considerato che dei successivi incontri avvenuti, tra i due attori in epigrafe, ne sarebbe venuto a conoscenza solo attraverso la lettura delle intercettazioni disposte dall’autorità giudiziaria a pubblicazione avvenuta. Della metodologia del “doppiopesismo”, usato da sempre dalla dirigenza di questo partito, solo oggi Iovino ammette di averne preso consapevolezza, esclusivamente alla luce di una vicenda che, purtroppo, lo ha visto protagonista e della quale dovrà darne conto alla commissione regionale di garanzia del suo partito. Intanto, non è apparsa per niente convincente la tesi, secondo la quale, l’amministrazione Pannullo sarebbe stata sfiduciata sulle questioni afferenti la liquidazione di Sint e sull’Housing Sociale. Infatti, è arcinoto a tutti che “l’operazione sfiducia” prese il via da un post su Facebook pubblicato dall’assessore dell’epoca Casimiro Donnarumma che, in prossimità della tornata elettorale delle politiche del 2018, scrisse che avrebbe votato per il Cdx, e precisamente per Nello Di Nardo di Forza Italia. Questa fu la miccia che innescò una serie di fibrillazioni all’interno dell’allora coalizione di maggioranza, fibrillazioni che trasformatisi successivamente in malumori, diedero luogo a discussioni molto accese tra lo stesso Pannullo, sostenitore del PD e del candidato Manniello, ed un cospicuo numero di consiglieri comunali “centristi” i quali, pur facendo parte della coalizione cittadina di Csx, avevano evidentemente manifestato la loro difficoltà e disagio a votare per il partito Democratico alle elezioni politiche nazionali. Per mera completezza dell’informazione, va sottolineato che i consiglieri comunali che diedero origine a quella fronda furono, nel caso di specie, Giordano e Duilio che, a fronte di un superfluo quanto inutile chiarimento avuto con Pannullo sulla questione politica, appresero solo il giorno dopo, dalla stampa cittadina, che lo stesso Sindaco aveva provveduto al ritiro della delega dalla disponibilità di Donnarumma. E fu solo a questo punto che scattò “l’operazione sfiducia”, preso atto che anche i consiglieri Alfano e Tina Donnarumma si convinsero che la misura era piena e, in sinergia con la Eutalia Esposito, chiesero ad Andrea Di Martino di convincere il giovane ed inesperto neo-entrato Starace a sottoscrivere il “Pannulliano” atto di sfiducia dal Notaio in quel di Gragnano. Di Martino, che nel frattempo aveva maturato rancore per la sua estromissione dalla giunta decisa appena pochi mesi prima, fu ben felice di partecipare attivamente alla “caduta” di quell’amministrazione, anche perché poteva, in quel contesto, dar luogo alla bramosia di diventare il candidato sindaco degli aventiniani che avevano ordito la cacciata dell’ormai “despota” Pannullo.
Di tanto poi, il Di Martino pensò pure bene di vantarsene al comizio di chiusura, celebrato al Gambero a giugno 2018, sottolineando in maniera teatrale che; “E mentre tu lavori per la città, mentre cerchi di risolvere i problemi vedi che loro cercano di fare “gli affari loro”, e mi fermo qua. Perché sono una gran brava persona e non voglio andare oltre, e mi limito a dire “gli affari loro”. Questa fu la versione del “Paladino della Legalità” in quella indimenticabile serata, mentre noi ci siamo solo limitati a raccontare i fatti!
comments (0)