ConCom_23_3_2017(Carlo Carrillo) – Una giornata campale quella del sindaco Pannullo, e della coalizione che lo sostiene, ventiquattrore che saranno ricordate negli anni come le ore più tristi e buie della politica stabiese. L’assise convocata per le 9,30, di questa mattina, è iniziata in perfetto orario ed esauriti gli obblighi previsti dal regolamento, appello ed insediamento della consigliera Tina Somma, è stata presentata una richiesta delle opposizioni, ai sensi dell’art.75 del regolamento degli organi, attraverso la quale hanno avanzato la richiesta di sospensione per l’esame della proposta di delibera del 16 dicembre 2016 avente ad oggetto: Complesso immobiliare denominato “Antiche Terme” Atto d’indirizzo ai sensi dell’art.42 lett.e Tuel affinché il Consiglio Comunale possa essere messo nelle condizioni di valutare il progetto complessivo di rilancio dei due complessi termali. La motivazione, secondo le opposizioni, era stata individuata “nella mancanza di un progetto, di una proposta per il rilancio che, sta producendo una discussione confusa, alimentando contrapposizioni e tensioni sociali che si sarebbero potute evitare se solo si fosse scelta almeno la strada indicata nel  DUP approvato dalla maggioranza il 5 dicembre scorso, che sull’argomento si esprimeva come segue: ”I. Società Immobiliare Nuove Terme, S.l.N.T. s.p.a.

Società a totale partecipazione comunale, deputata principalmente alla gestione del patrimonio immobiliare termale del territorio, in gran parte in titolarità della Società e coincidente con lo stabilimento termale “nuovo” cosiddetto del “Solaro”;

l’ulteriore parte del patrimonio termale, stabilimento “Antiche Terme” è in titolarità del Comune;

La società, in prima fase, potrebbe apparire soggetto meramente strumentale e non esercente servizio pubblico, sia se destinato, come da oggetto sociale, alla sola gestione del patrimonio termale, sia delle fonti terme-minerali. Queste ultime sono state dichiarate dalla giurisprudenza nazionale e comunitaria, formatasi sulla direttiva Bolkestein, beni e non più servizi.

Il Consiglio Comunale ha adottato deliberazione di indirizzo (n.ro 56/2014) per l’alienazione di cespite destinato ad albergo (Hotel delle Terme), in titolarità Sint s.p.a., nonché la presupposizione di ammissione della Terme di Stabia s.p.a. a concordato fallimentare, non occorsa e seguita da declaratoria di fallimento.

L’alienazione dell’albergo risulta (dalla citata deliberazione di indirizzo consiliare) destinata sia al piano di rilancio, sia alla copertura dei debiti Sint s.p.a.

Sebbene si sia riscontrata una temporanea incapacità di far fronte ai propri debiti, la società possiede un ingente patrimonio immobiliare che consente la predisposizione di un piano di risanamento e di rilancio.

  • PARTECIPATE. La Sint è ormai l’unica partecipata in seno al Comune di Castellammare di Stabia. Il fallimento di Terme di Stabia e della ex Multiservizi hanno costituito un segno del tempo della politica che ha smesso di programmare è si è ritrovata due aziende decotte.

Ma dobbiamo ripartire per restituire alla città Terme di Stabia in una nuova veste competitiva sul mercato e pronte alle nuove sfide del termalismo. L’avvio di un nuovo processo di riqualificazione e sviluppo sia su Terme Nuove che su Antiche Terme costituirà la vera sfida del domani immediato ed a medio termine.

La salvaguardia di tutti i livelli occupazionali sarà per questa amministrazione il baluardo per assicurare lavoro e futuro a uomini e donne che in quella azienda hanno puntato per il destino delle proprie famiglie.”

Il documento continua: ”Ci appelliamo a quanto previsto dall’art.75 del R. degli O. non solo in base alle argomentazioni già esposte in Commissione Finanze e ribadite negli atti depositati per la convocazione del Consiglio Comunale, e anche a prescindere dalla nostra interpretazione delle norme sul partenariato pubblico-privato secondo la quale il Project può essere avviato solo in due casi: interventi previsti dal piano triennale delle Opere Pubbliche (1) o quando il soggetto privato in autonomia lo proponga (2).

Secondo noi la delibera propone una procedura diversa per sfuggire al compito di indicare obiettivi, investimenti e garanzie occupazionali che sarebbe necessario richiedere al soggetto privato. In tale ottica, l’inserimento del Project Financing nel Piano triennale delle OO.PP. avrebbe comportato almeno uno studio di fattibilità e, quindi, un ragionamento organico e complessivo su SINT, Nuove e Antiche Terme.

Insistiamo sulla sospensione della discussione sul provvedimento perché, come diremo in seguito, lo spostamento dal 23 marzo al 30 settembre 2017 del termine per l’approvazione dei piani di razionalizzazione delle partecipate pubbliche ci consentirebbe, in tempi brevi, di provare a costruire soluzioni diverse da quelle previste per SINT e Antiche Terme, mettendo un freno agli annunci e alle voci (è di queste ore una nuova ipotesi che vedrebbe il coinvolgimento della SCABEC). Le notizie riportate dalla stampa circa l’esito degli incontri avuti dall’Amministrazione con Invitalia e la Regione allontanano ancora di più la possibilità di avere un piano industriale per le Nuove Terme in tempi brevi (sono già trascorsi inutilmente 9 mesi).

Le stesse vicende della concessione delle sorgenti e degli accreditamenti, del mancato coinvolgimento delle parti sociali, sono indicative del fatto che si stanno operando delle forzature non necessarie per la città e per il rilancio di questo settore.

La delibera in discussione, nonostante alcune precisazioni apportate con gli emendamenti presentati in commissione finanze, sembra non fare i conti con i tempi lunghi necessari (non meno di 3-4 anni) per attuare le procedure che sono indicate, rischiando in questo modo di rendere permanente la “gestione temporanea”.

Gestione temporanea per la quale non sono indicati obiettivi in quanto non vincolata alle attività termali, ma solo a una generica gestione del parco idropinico.

Per fare cosa? Non si comprende, ma sembra essere diventato una sorta di modello da seguire se è vero che la stessa SINT si appresterebbe a fare la stessa cosa per il Parco delle Nuove Terme.

Se è ormai è evidente a tutti che le Antiche Terme non riapriranno, a meno di non utilizzare le stesse modalità dello scorso anno, chiedersi per quali ragioni si sta forzando e perché non si prova a definire un progetto condiviso che abbia un diverso respiro non è un modo per creare ostacoli e contrapposizioni.

Noi pensiamo che il Consiglio possa fare questa sceltarinviare oggi l’esame del provvedimento, riaprire un confronto con la città, con gli altri livelli Istituzionali e le parti sociali e riconvocarsi per discutere di una nuova proposta entro fine aprile.

Un rinvio vieppiù necessario alla luce delle modalità approssimative con le quali l’Amministrazione sta affrontando la problematica della debitoria SINT.

Al 31/12/2015 i debiti di SINT erano pari ad euro 4.458.910, come si rileva dal bilancio 2015 (allegato) approvato il 20 maggio 2016.

Non è nota la situazione aggiornata al 31/12/2016 in quanto il bilancio non è stato ancora approvato, ma essendo la società non operativa la debitoria non dovrebbe aver subìto variazioni rilevanti”. E via così, un analisi molto approfondita e precisa sulla situazione della partecipata Sint, fino a ricordare, agli stessi consiglieri di maggioranza, che nel bilancio di previsione del 2017, risulta postata anche la cifra per il pagamento del mutuo di Sint. Ed alla fine, il lungo e corposo documento delle opposizioni, si chiude con appello accorato alla responsabilità: “In conclusione, giova rammentare che la SINT detiene un patrimonio immobiliare di particolare importanza non solo storica ma anche strategica per la città, tant’è che, nel 2010, il Consiglio comunale, su proposta della G.M., deliberò il mantenimento delle partecipazioni del Comune in SINT S.p.A. (ed in Terme di Stabia S.p.A.) qualificando quella termale come attività strettamente legata ai fini istituzionali dell’ente nonché facente parte della storia della città “che non a caso è denominata Città delle Acque”.

Ma su tale patrimonio sono state iscritte ipoteche sia da MPS (a garanzia del mutuo di 2 milioni di euro) sia da BNL (a garanzia del finanziamento di 350mila euro), e ciò nonostante è dal 2012 che non vengono pagate le rate di mutuo e dal 2013 nemmeno quelle del finanziamento: come si giustifica l’assoluta noncuranza, il disprezzo per un patrimonio di tale importanza da parte delle amministrazioni che hanno colpevolmente trascurato il problema per cinque lunghi anni?

Cinque anni durante i quali i debiti verso banche e fornitori hanno prodotto interessi di mora e spese legali, debiti tributari e previdenziali hanno prodotto sanzioni ed interessi etc.

Se non vi fossero stati ritardi, si sarebbe potuto limitare al minimo lo smobilizzo di parte del patrimonio compromettendone il valore in misura molto limitata.

E ci sarebbe stato tempo e modo di esplorare possibilità diverse, inclusa quella di intervento diretto da parte dell’Ente in virtù dell’importanza che il legislatore ha ritenuto di attribuire all’attività di valorizzazione del patrimonio delle amministrazioni pubbliche (cfr. da ultimo l’art. 4, c. 3, D.lgs. n. 175 del 2016).

Quest’amministrazione, che già si è resa colpevole di inaccettabili ritardi, se non desse oggi dei segnali di discontinuità rispetto al passato finirebbe per creare i presupposti per ulteriori accelerazioni della già grave crisi societaria. Correre ai ripari con un piano di dismissioni improvvisato e dagli esiti incerti che, per certi aspetti, potrebbe sembrare pre-indirizzato al soddisfacimento di precisi e precostituiti interessi, servirebbe solo a dimostrare a sè stessi che qualcosa è stato messo in campo, nonostante sia già evidente, per chi vuole vedere e misurarsi con questa sfida impegnativa, che non servirà certo a risolvere i problemi della SINT e del rilancio del termalismo.

Per questi motivi, in virtù della precipua funzione di controllo attribuita ai consiglieri comunali, denunceremo l’operato dell’amministrazione agli organi competenti perché valutino eventuali ipotesi di danno erariale e non solo”. A questo punto, l’amministrazione chiede una sospensione tecnica per un incontro di capigruppo, e dopo aver fatto questo inutile, ed immancabile, passaggio ecco che al ritorno in aula, sulla pregiudiziale presentata si è passato al voto, dopo che solo un intervento, a sostegno, è stato fatto dal consigliere Vozza e senza uno straccio di intervento, per chi era contrario, a motivarne le ragioni. Un voto bulgaro, quello della maggioranza, un diniego al confronto democratico su ragionevoli argomentazioni, che andavano quantomeno discusse nel consesso preposto per antonomasia. Ed è stato a questo punto, che è scoppiata la bagarre, urla ed improperi lanciati all’indirizzo dei consiglieri seduti sugli scranni della maggioranza, ma a stento è ritornata la calma ed il presidente Melisse ha dato la parola al vicesindaco che ha iniziato a relazionare sul provvedimento. Un intervento che, mentre lo sciorinava con espressione beffarda, accompagnato da faccine di scherno poco gradevoli a vedersi sul viso del relatore, seppur contestato, che ha, per un intera settimana, lanciato una campagna mediatica di basso e infimo profilo, dove in qualche passaggio aveva addirittura definito “parassiti” questi lavoratori, che nel tentativo di salvare la loro azienda hanno maturato addirittura ben diciotto mensilità di credito, salvo poi apprendere dalla stampa che ad un avvocato che , nominato dal P.D., aveva redatto la proposta di concordato, gli è stata addirittura riconosciuto un onorario di 20.000,00 euro in pre-deduzione, quando lo stesso partito del sindaco propagandava che sarebbe stata un lavoro a costo zero. Una rabbia maturata in anni di illusioni e promesse fatte dal partito del sindaco Pannullo, ed oggi, con un provvedimento salva-finanziamento per altri progetti, senza vergogna votare un provvedimento, a loro parere, mirante ad  ammazzare il termalismo in via definitiva. Poi la discutibile decisione, forse si è consumata la rivincita di Melisse dietro questa decisione del sindaco, ma sarebbe appena il caso di ricordare che da moltissimi anni non accadeva un fatto di tale gravità, nemmeno durante gli infuocati consigli comunali del “Sindaco Sceriffo” è stata mai sgomberata l’aula, e con i lavoratori sono stati espulsi anche i giornalisti presenti. Solo quando hanno capito di aver fatto una “supercazzola” di quelle interplanetarie, ecco che l’agenzia che cura la comunicazione del sindaco ha cercato di recuperare personalmente, ed anche attraverso il telefono, con gli operatori dell’informazione. Una pagina nera, nella storia della politica stabiese, scritta da una maggioranza senza dignità e cultura politica che ha lasciato il sindaco, di origini, cultura e formazione democratica, solo ad apporre la propria firma sotto una decisione discutibile e prevaricatrice  in ragione della platea di onesti lavoratori perbene. Una inutile “Sceriffata” made in P.D.!!!

Castellammare di Stabia li 23/03/2017

 

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