(Red) – E’ trascorso almeno un mese da quando, la nostra redazione, ha iniziato ad assumere informazioni circa l’istituzione di un servizio, strategicamente fondamentale, per contrastare, sul territorio stabiese, il Coronavirus, un’attività che potrebbe garantire, allo stesso tempo, la cura con l’assistenza domiciliare ai pazienti che hanno avuto la sfortuna di incrociare questo insidioso e perfido virus. A tal proposito, infatti, la politica stabiese, quella attenta e sensibile alle tematiche sanitarie, comincia a prendere coscienza delle grandi crepe che, questa pseudoSanità, incapace ed inefficiente mostra nel tradurre in atti concreti le disposizioni Ministeriali nella lotta ed al contrasto del COVID19, ed tal proposito abbiamo chiesto all’ex Consigliere regionale in cosa consiste l’istituzione dell’USCA e quali benefici potrebbe portare sul territorio stabiese. Scala, sempre pronto e disponibile ha istantaneamente risposto: “Il 28 di marzo con protocollo n.50277 la direzione della ASL NA3 firmava un atto per istituire le USCA, Unità Speciali di Continuità Assistenziale nel nostro territorio”.
A questo punto abbiamo chiesto: Ma cosa sono le USCA? E Scala, come un fiume in piena, ha ripreso pazientemente a spiegarci: ”Si tratta di una sorta di team Covid costituito da specialisti di varie discipline per assistenza domiciliare ai contagiati da Covid. Oltre a questo è anche info point.
Tramite l’info point è possibile anche geo-localizzare i positivi, i sospetti e i guariti e gestire meglio i tamponi di guarigione. I medici dei distretti sorvegliano i contatti degli asintomatici e e segnalano l’eventuale comparsa dei sintomi. I medici di famiglia che conoscono la storia clinica del paziente svolgono un ruolo fondamentale.
Insomma cure a casa, individuare sintomi con la valutazione della migliore strategia terapeutica da attuare. Integra le attività del team in quanto così come previsto son dotati di mezzi mobili, tute e mascherine necessari per l’accesso ai domicili; l’info point riceve chiamate o mail e risolve i nodi amministrativi aggiornando anche quotidianamente la piattaforma regionale su cui condividono le cartelle cliniche a cui i medici possono avere più facilmente accesso in questo modo. Nella mia città non sono stati ancora attivati. Perché? Semplice i medici gli operatori han chiesto ai direttori di distretto sicurezza dpi adeguati e come dice la normativa mezzi non propri per andare alle abitazioni”. E visto che ancora non riusciamo a capire bene, insistiamo: Sarebbe a dire? E Scala, tutto d’un fiato: ”Che significa? Mi spiego meglio, se non vengono forniti di attrezzature idonee gli operatori potrebbero essere veicoli di contagio, e se usano propria auto la stessa potrebbe arrecare danno ad altri che la usano e, di conseguenza, essere veicolo di contagio. Trascorso un mese questa vicenda che non è un cavillo ma sostanza blocca tutto. Al nuovo D.S. chiedo di far presto di attivare e garantire ciò che la norma prevede e far partire questo strumento non utile, ma necessario. Siamo in ritardo, in netto ritardo. Bisogna fare presto. Abbiamo perso troppo tempo e ne stiamo, ahimè, perdendo altro”. Questo è il punto di vista di un politico di razza che, molto presente sul territorio e sul pezzo, ha inteso spiegarci come si fa nella nostra città a “NON FARE SERIE ATTIVITA’ SANITARIE DI PREVENZIONE E CONTROLLO EPIDEMIOLOGICO SUL TERRITORIO” mettendo a serio rischio la salute di tutti i cittadini. E chest’è!!!
comments (0)