(Red) – A distanza di 23 anni circa, dall’approvazione del progetto del nuovo Porto Turistico di Marina di Stabia, sembrerebbe finalmente arrivata in dirittura d’arrivo la grande e mastodontica, nonché incompiuta a tutt’oggi, opera partita negli anni in cui il maggiore partito della città risultava il PDS ed il Sindaco Polito. Una imponente opera passata attraverso la Tess ed il relativo contratto d’area che vide l’inaugurazione della darsena nel mese di giugno del 2007 quando l’allora sindaco Salvatore Vozza, alla presenza del governatore Bassolino e dell’assessore alle attività industriali della regione Cozzolino, ebbe a dire: “Questo progetto è riuscito soprattutto grazie alla fiducia dei lavoratori e degli imprenditori di Castellammare”. Quello fu il momento in cui doveva iniziare la seconda fase dell’ambizioso progetto, ma l’inaugurazione della nuova darsena stabiese rappresentava, in quel tempo, soltanto la conclusione della prima parte dei lavori di riqualificazione(effettuata con fondi pubblici) dell’ex area industriale insediata sulla fascia costiera durante il boom degli anni ‘70. Sarebbe appena il caso di ricordare che, proprio per evitare ulteriori speculazioni immobiliari sugli edifici e opifici dell’area, alla fine degli anni ’90 il consiglio comunale guidato dall’ex sindaco Catello Polito stabilì che i lavori a terra sarebbero potuti decollare soltanto a conclusione delle opere a mare. Questa scelta rappresentò, senza alcuna ombra di dubbio, un notevole aiuto alla Società di gestione del Porto Turistico, in quanto gli avrebbe consentito di tirare il fiato e di rinviare, temporaneamente, l’impegno di risorse aziendali nella realizzazione delle costosissime opere a terra da realizzare come da contratto. Le aspettative occupazionali, che nel frattempo i neo-trasformati in DS propagandavano, non furono mai soddisfatte, considerato che, a fronte dei circa 350 nuovi posti di lavoro per gli stabiesi annunciati dai DS con il sottofondo dell’Aida, furono realizzati appena 45 posti di lavoro e, tra l’altro, solo pochissimi “fortunati stabiesi” riuscirono a vestire quella prestigiosa casacca mentre numerose maestranze furono assunte direttamente dall’ufficio di collocamento di Portici. In quel tempo violente polemiche si scatenarono all’interno della compagine amministrativa guidata da Salvatore Vozza, al punto che una violenta rottura ebbe a consumarsi tra la Commissione Urbanistica e lo stesso Sindaco e che l’oggetto dell’accesa contesa pare fosse da far risalire ad una “diversa utilizzazione di un finanziamento di circa 18 milioni di euro, afferente la costruzione di un’area parcheggio interrata con sopra una serie di infrastrutture: un cinema multisala, ed un’area di verde attrezzato, messa a disposizione dei cittadini stabiesi; questo almeno il progetto per il quale questo finanziamento risultava essere stato elargito dalla comunità europea. Marina di Stabia, a quanto pare, scelse di non costruire i suddetti parcheggi, in quanto aveva già realizzato lo spazio per i posti auto sulla superficie che doveva essere disponibile per la città e per i quali gli era stata, tra l’altro, notificata una contestazione da un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza che in sinergia con la Capitaneria di Porto, capitanati rispettivamente dal tenente Zito e dal capitano di fregata Mario Valente: avevano rilevato nel novembre 2007 l’assenza di autorizzazioni per un’area di circa 5.000 mq su 18.000mq, ma i sigilli furono presto rimossi, e quindi rimase l’immenso getto di cemento a fronte del progetto dell’ormai sfumato parcheggio seminterrato che avrebbe anche consentito la realizzazione di uno spazio fruibile in altro modo. Questa premessa, solo con lo scopo di rinfrescare l’offuscata memoria dei tanti professoroni in materia, serve per meglio spiegare ai cittadini stabiesi uno dei fondamentali passaggi che ha caratterizzato il percorso e la storia di questo ambizioso progetto. Non è normale che, solo nella nostra città, le cose debbano andare al rallentatore solo perché qualche lobby, politica ed economica, violando i sani e sbandierati principi del “Fair play” politico-imprenditoriale operano costantemente in contrasto, con le attività imprenditoriali, alla continua ricerca del celeberrimo “pelo nell’uovo”. La proposta di variante(della variante al quadrato), presentata in data 22 novembre 2019 da Marina di Stabia, contempla un taglio di circa 70.000 metri cubi di cubatura cementizia che, con il passare del tempo insieme alla notevole trasformazione delle esigenze pubbliche ed imprenditoriali, sembra pertanto assumere un ruolo fondamentale il parere Ministeriale, in questo caso di specie, rispetto ad eventuali deroghe sulla destinazione d’uso residenziale di alcune aree ed al fine dell’auspicata definizione di una storia durata circa un quarto di secolo. Del resto, per averne la dovuta contezza, basta andare a guardare come sono stati strutturati gli altri Porti turistici nel nostro Belpaese, persino in quelle regioni e/città governate dal “Don Beppone” di turno ed, a quanto pare, sono state concesse autorizzazioni al fine di poter costruire infrastrutture ad uso edilizia residenziale. Basta poco, che ncè vò!
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