(Red) – Una fase politica molto delicata quella che, in questo tempo di pandemia, sta vivendo la città di Castellammare con un gruppo di composite opposizioni che pur dilaniate, al loro interno, stanno tentando in ogni modo possibile ed inimmaginabile di contrastare l’amministrazione Cimmino al fine, e nella vana speranza, di riuscire a determinarne la caduta. Una fase politica particolare nel corso della quale, ed alla luce dei modificati bisogni della città e dei suoi cittadini, le opposizioni stabiesi avrebbero potuto mettere in campo un maggiore senso di responsabilità, attraverso un rinnovato e propositivo impegno di servizio, che avrebbe sicuramente testimoniato una raggiunta maturità politica supportata da un vero atto d’amore nei confronti della città.
Al contrario, invece, hanno sicuramente sprecato l’ennesima occasione per documentare il loro amore nei confronti della città nel reiterato tentativo di invelenire il clima politico, al punto di lanciare “fulmini e saette”, pianificando una serie di “gite turistiche” organizzate che risultavano avere tutte lo stessa destinazione, ossia il Palazzo della Foresteria con sede in quel di Piazza Plebiscito a Napoli. Purtroppo è proprio vero che il “Potere logora chi non ce l’ha”, tanto secondo un vecchio adagio coniato dal compianto ed incommensurabile Sor Giulio, e questo sistematico logoramento delle opposizioni stabiesi assume, ogni giorno di più, una connotazione che sembra unicamente somigliare ad un’ossessiva e compulsiva necessità di “esercitare quel potere” che, per fortuna dei cittadini, non riescono ad esercitare in città dal 24 giugno 2018 proprio a seguito del risultato emerso di quelle ultime consultazioni comunali. E dopo i reiterati, quanto inutili, tentativi di scaricare sul Cdx precise responsabilità di gestione amministrativa, per non parlare dell’esecrabile comportamento, “Antidemocratico” per eccellenza, assunto in occasione del Consiglio Comunale che doveva deliberare la surroga di ben due consiglieri decaduti e ci fermiamo qui; ecco che , attraverso una lettera indirizzata al Prefetto con toni saccenti, arrogante, spigolosa e strumentale, oggi si ergono a paladini della “democrazia compiuta” rivendicando la segretezza del voto espresso dal consigliere comunale nell’esercizio della propria funzione. Motivazioni speciose e fuori da ogni logica che attiene buoni rapporti di correttezza personale, politica ed istituzionale, considerato che al netto della “zona” gialla bisogna partire da un presupposto fondamentale che è rappresentato dall’esigenza di garantire la partecipazione, in sicurezza, dei consiglieri comunali ai lavori dell’assise. Inoltre, avendo piena consapevolezza della garanzia alla segretezza del voto offerta dall’applicazione che sarà utilizzata hanno partecipato ad una riunione istituzionale di capigruppo convocata ad horas, richiesta dalla maggioranza per chiarire i termini della questione, dove qualche consigliere di opposizione ha dato il meglio di sé quando, nel corso del suo intervento, si è lasciato andare ad apprezzamenti poco lusinghieri ed edificanti nei riguardi dei consiglieri di maggioranza accusandoli, in maniera scorretta e triviale, di essere dei burattini nelle mani del Sindaco Cimmino. Ed è stato a questo punto che c’è stata una levata di scudi di tutti i capigruppo di maggioranza che, a cominciare dal Sindaco, si sono scagliati contro le offensive dichiarazioni di Di Martino il quale, non avendo ragioni sufficientemente congrue per controbattere, ha ragionevolmente ritenuto di dover battere in ritirata strategica abbandonando la riunione. Insomma, non trovano pace queste opposizioni e ancora non riescono a digerire quel risultato elettorale che, nella primavera di tre anni orsono, ha relegato al ruolo di minoranza le corazzate sinistrorse locali dopo circa trent’anni di ininterrotto malgoverno della città. Questa, purtroppo per loro, è la regola della democrazia, quella dell’alternanza al governo della città, tanto al netto delle lotte intestine che imperversando da sempre nel ventre del maggior partito della sinistra stabiese hanno per una vita intera condizionato, negativamente, la gestione della cosa pubblica al servizio del cittadino.
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